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Carneficina shock in Messico, 7 giovani innocenti uccisi fuori la parrocchia: cartello rivendica la strage con gli striscioni

Carneficina shock in Messico, 7 giovani innocenti uccisi fuori la parrocchia: cartello rivendica la strage con gli striscioni. Carneficina shock in Messico, dove ieri, lunedì 19 maggio, sette giovani, tra cui alcuni minorenni, sono stati brutalmente assassinati. Il grave episodio di violenza ha sconvolto la comunità di San Bartolo de Berrios, nel comune di San Felipe, nello Stato messicano di Guanajuato.

Secondo le ricostruzioni, l’attacco è stato perpetrato da membri del cartello di Santa Rosa de Lima, gruppo criminale attivo nella regione. Poco dopo le due di notte, diversi furgoni con vetri oscurati hanno fatto irruzione nella zona centrale del paese, dove un gruppo di ragazzi si era riunito dopo una festa organizzata dalla parrocchia locale. Senza alcun preavviso, i sicari hanno aperto il fuoco, sparando circa cento colpi con armi di grosso calibro e lunga gittata.

All’arrivo della polizia municipale, la scena era devastante: sette corpi senza vita erano disposti attorno a un furgone, nei pressi del chiosco. Alcune vittime giacevano sul marciapiede, altre a pochi metri di distanza, come se avessero tentato di fuggire. La piazza era disseminata di bossoli e macchie di sangue, immersa in un silenzio spettrale. La Procura generale dello Stato ha avviato le indagini, inviando personale specializzato per il recupero dei corpi, operazione durata fino al mattino.

Gli striscioni

Poche ore dopo il massacro, in diverse aree del comune sono comparsi striscioni firmati presumibilmente dal cartello di Santa Rosa de Lima, contenenti messaggi minacciosi. I testi rivendicavano l’attacco e facevano riferimento al cartello rivale di Jalisco Nueva Generación, segnalando una chiara escalation del conflitto tra i due gruppi per il controllo del territorio, delle estorsioni e delle rotte strategiche. Tra le vittime vi erano i fratelli Tapia, figli del delegato di San Bartolo de Berrios, e Miguel Juárez, appartenente alla comunità LGBTQ+ di San Felipe. Uno dei giovani era residente nella vicina località di Chirimoya.

La comunità ha reagito con dolore e solidarietà. I residenti hanno deposto croci di calce e acceso candele sulla scena del crimine. Il collettivo locale Pride ha espresso cordoglio per la morte di Miguel Juárez e degli altri ragazzi. La Chiesa cattolica e le autorità locali e statali hanno condannato l’accaduto. Il massacro rappresenta il dodicesimo episodio simile registrato nello Stato dall’inizio dell’anno.

Al momento, non sono stati effettuati arresti né individuati pubblicamente i responsabili. Le autorità invitano la cittadinanza a segnalare eventuali movimenti sospetti in forma anonima. San Felipe, finora poco esposto ai conflitti tra cartelli, è ora coinvolto in pieno nella guerra silenziosa tra le organizzazioni criminali (foto: Orgoglio di San Felipe Facebook).

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