Mondiale per Club, spettacolo osceno in nome del vil denaro: perché è l’agonia del calcio. C’è qualcosa di meravigliosamente grottesco nel Mondiale per Club. Un torneo nato con l’intento di proclamare la squadra campione del mondo e diventato, partita dopo partita, una tragicommedia in più atti. Sul palcoscenico, calciatori esausti, squadre svogliate, orari improponibili e una cornice di pubblico che, se non fosse per qualche selfie con i telefonini, potrebbe tranquillamente essere composta da manichini Ikea. Ma tranquilli: l’importante è che scorrano fiumi di denaro.
La FIFA ci presenta questa manifestazione come un grande spettacolo globale, ma a guardarla bene somiglia più a un torneo estivo tra scapoli e ammogliati, con la differenza che almeno quelli si giocano alle sei di sera e non alle tre del mattino per far contenti i mercati asiatici. I calciatori, giunti alla fine di una stagione lunga, intensa e spesso massacrante, sembrano fantasmi vaganti in campo. Non è raro vederli camminare svuotati, come se cercassero un angolo d’ombra e una bottiglietta d’acqua più che la vittoria.
Le squadre avversarie delle big europee, spesso rappresentano campionati esotici di dubbio livello agonistico. Formazioni che, diciamolo senza peli sulla lingua, faticherebbero anche a non prendere gol da un gruppo di ragazzini dell’oratorio con le magliette numerate a pennarello. Eppure vengono vendute come “campioni continentali”, salvo poi essere spazzate via con tre gol nei primi venti minuti.
Parte a orari improponibili
A rendere il tutto ancora più surreale ci pensa il fuso orario: le partite vengono giocate quando in Europa la gente dorme, lavora o, nei casi più disperati, ha di meglio da fare. Ma poco importa se nessuno le guarda: i diritti televisivi sono già stati venduti a peso d’oro. Qualcuno, da qualche parte nel mondo, forse le guarderà. O magari no, ma almeno le televisioni hanno pagato.
E poi c’è il danno collaterale: le squadre che partecipano a questa epopea finanziaria torneranno a casa stremate, con una preparazione estiva ridotta all’osso e con l’obbligo di ripresentarsi fresche, brillanti e vincenti all’inizio della nuova stagione. Come? Non si sa. Probabilmente a colpi di integratori, rotazioni forzate e infortuni a catena.
Insomma, il Mondiale per Club è l’ennesima dimostrazione che nel calcio moderno il business viene prima del buon senso, della salute dei giocatori e persino del pubblico. Uno show messo in piedi non per appassionare, ma per fatturare. Un evento in cui l’unico vero vincitore è il conto in banca degli organizzatori. E lo chiamano spettacolo…
Carmine Gallucci
direttore@brevenews.com
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