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Pino Strabioli: “Rai? Dicono che mi hanno fatto fuori perché gay e di sinistra. Ai dirigenti chiedo solo il mio spazio”

Pino Strabioli: “Rai? Dicono che mi hanno fatto fuori perché gay e di sinistra. Ai dirigenti chiedo solo il mio spazio”. Pino Strabioli sulla Rai, le malelingue social sulla chiusura della sua trasmissione, e non solo, il conduttore e regista teatrale marchigiano, 61 anni, ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

Pino Strabioli si prepara alla serata di premiazione del Premio Strega, ma con una nota di disappunto annuncia: «Quest’anno non ci sarà Geppi Cucciari». Nel corso della sua carriera ha incontrato molte personalità del mondo culturale e artistico, tra cui Aldo Busi, un autore che ha segnato molte formazioni intellettuali. Ricorda quell’incontro in modo vivido: «Sì, e mi trattò malissimo. Disse che il mio cognome gli ricordava un tipo di pasta». Nonostante l’episodio, non si offese: «No, amo le intelligenze feroci».

Tra le menti affilate che ha ammirato, una figura spicca su tutte: «Paolo Poli. Il mio faro, la mia guida nel teatro e nella vita. Poche cose non lo annoiavano e quando perdeva la pazienza sospirava: “Solo Dante mi capisce”». Anche Paolo Villaggio è ricordato per la sua tagliente ironia: «Cattivissimo. Eravamo sul palco dello spettacolo ‘Mi piacerebbe tanto non andare al mio funerale’ e lui a un certo punto, fuori copione, urlò: “Madre Teresa era una persona orrenda”. E poi uscì di scena. Più tardi gli chiesi perché avesse fatto quella sparata e lui, tranquillamente: “Dovevo andare in bagno”». Alla domanda se lui stesso sia una persona cattiva, Strabioli risponde con semplicità: «No, non litigo mai».

Pino Strabioli: “Rai? Dicono che mi hanno fatto fuori perché gay e di sinistra”

La conversazione si sposta poi sul futuro del suo programma, ‘Il Caffè’ di Rai1, che non figura nei palinsesti della prossima stagione. Con rammarico ammette: «Sono amareggiato, ma non amo lo scontro. Lavoro in Rai da 32 anni e mi dispiacerebbe non restare in questa “casa del servizio pubblico”». Ciò che lo amareggia di più è il trattamento riservato alla trasmissione: «Il fatto che una delle pochissime trasmissioni che parlano di libri — peraltro un programma alla sesta edizione, con ottimi ascolti, costi irrisori e senza ospiti a pagamento — non venga presa in considerazione. Ma non c’è soltanto questo».

Infatti, prosegue raccontando di attacchi ricevuti sui social: «Sui social ho ricevuto commenti inqualificabili: scrivono che mi hanno fatto fuori perché, dicono, “sono di sinistra e omosessuale”, come se fossero delle colpe. A fronte di questo piccolo gruppo di odiatori, c’è stato un enorme sostegno in favore della trasmissione, cosa che mi riempie di gioia».

Pino Strabioli: “Sessualità? La vivo in modo tormentato”

Parlando della propria vita personale, affronta con sincerità il tema della sessualità: «In modo tormentato. Avevo vent’anni quando un carissimo amico morì di HIV e da allora è come se avessi tirato il freno alla passione». Le sue relazioni, spiega, sono state poche ma significative: «Due. Ma molto cerebrali, con pochissimo eros. Forse sono sempre stato attratto da personalità magnetiche perché, inconsapevolmente, vivo le grandi passioni per delega. Mio fratello psicanalista ci scriverebbe un trattato». A chi chiede se abbia mai amato una donna, risponde senza esitazioni: «No».

Torna poi ai ricordi familiari, cominciando dalla madre: «Allegra, vitale, trapiantata da Roma a Orvieto e per questo animata da una folle nostalgia di Roma». Una madre molto presente: «Non mi ha mai voluto mandare all’asilo. Mi ha dovuto mandare per forza alle elementari, altrimenti avrebbe rischiato una denuncia». Il padre, invece, aveva un altro carattere: «Poliziotto, donnaiolo, leggero. Forse è stato per farsi perdonare da me che non ha mai esercitato una vera autorità paterna».

Il teatro ha rappresentato un punto fermo nella sua esistenza: «La mia casa. Da bambino parlavo da solo. I miei capirono presto che stavo recitando. Vidi il primo spettacolo al Teatro Mancinelli di Orvieto e pensare che oggi quel teatro lo dirigo io, be’, è una soddisfazione. Volevo fare l’attore sin da piccolo: costringevo la mia povera mamma a comprare tende usate per cucirmi giacche bizzarre». Anche oggi, però, il rapporto con il proprio corpo non è semplice: «Difficile. Faccio fatica anche a spogliarmi, sono un uomo complicato».

Pino Strabioli: “Rai? Chiedo solo il mio spazio”

Parla con ammirazione e affetto di Franca Valeri: «Immensa. Un ricordo nitido di lei. Si avvicinava ai cento anni, stava male. Andai a trovarla, le chiesi “Come stai?”. Mi rispose “Sto aggrappata alla vita”. Commisi l’errore di ribattere “Franca, ma tu sei eterna”. E lei, con un’eleganza senza fine, rispose: “Forse, Pinetto bello, ma io non ci sarò”». Anche il ricordo di Gigi Proietti è legato alla scena: «Se penso a lui mi vengono in mente tavole, tavolacce da palcoscenico, amava sentire lo scricchiolio del legno. Gigi era materico, era carne viva».

Tra gli incontri memorabili, non può mancare quello con Sandra Milo: «Mi ricevette a letto». Spiega meglio l’aneddoto: «Ero giovanissimo, scrivevo per un giornale e mi pagavano pure. Le telefonai, presi appuntamento per un’intervista. Mi fece entrare in un piccolo appartamento, ma lei non c’era, sentivo la sua voce. Capii: era a letto, con una vestaglia meravigliosa, i capelli sciolti e continuava a ripassarsi il rossetto. Fellini puro».

Il dolore più grande della sua vita, esclusa la perdita dei genitori, è legato a un tradimento: «L’aver vissuto un tradimento, che era solo in parte un dolore fisico, quello che bruciava era la perdita della fiducia, della totale fiducia che avevo riposto in quella persona». Infine, alla Rai, Strabioli chiede poco ma essenziale: «Non voglio contrattoni, a me basta quel poco che guadagno, ma voglio uno spazio mio dove poter esprimere quello che sono e in questa intervista affiora che qualcosa, in vita mia, l’ho fatta».

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