Ellen Kessler: “Orsini? Cò che dice non mi tocca più da anni. A Positano succedevano cose incredibili in un ambiente internazionale”. Ellen Kessler su Orsini, e non solo, una delle gemelle soubrette considerate le donne con “le gambe più belle della tv italiana negli Anni 60”, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Ellen ricorda con affetto e amarezza la sua storia con Umberto Orsini. «Era dolce, intelligente, passavamo giornate intere da soli, diceva che avevo portato ordine nella sua vita. Era un rapporto sereno. Mi ha lasciato per una donna più giovane di lui di 26 anni, che ha saputo adularlo. Valentina Sperlì, un’attrice. Mi nascose la loro relazione fino all’ultimo. Ci sono stata male per 4 mesi. Mi sono rassegnata, la vita riprende».
Quando le si fa notare che Orsini ha definito Rossella Falk la donna più importante della sua vita, Ellen non si scompone. «Ciò che dice non mi tocca più da tanti anni. Per me, anzitutto, è l’uomo con cui sono stata più a lungo, è durata vent’anni, anche perché con mia sorella andavo spesso in tour all’estero, fino in Australia. Con lui era una storia a distanza e forse è durata tanto anche per questo motivo». Sul tema della fedeltà, è schietta. «Io assolutamente no, lui sì, più volte. Io lo sospettavo ma non ne ero sicura».
Ellen racconta anche del rapporto stretto con la sorella gemella Alice, e del modo in cui giudicavano gli uomini che frequentavano. «Beh, sì, eravamo severe. Ma se eravamo felici non c’erano problemi. Non è facile innamorarsi di due gemelle. Per esempio, Alice stava anche bene con Enrico Maria Salerno, grande attore, il problema è che era sposato e c’era una discreta folla ad aspettarlo, lui tradì sempre sua moglie».
Ellen Kessler: “Orsini? Cò che dice non mi tocca più da anni”
In merito alle proposte di matrimonio, ne ricorda solo una. «Veramente una sola volta, da Umberto Orsini. Stavamo insieme da tre mesi, mi chiese: vuoi sposarmi? Sì, risposi. Poi non me l’ha più chiesto. Però era generoso, e amava cucinare».
Con nostalgia e orgoglio ripercorre i tempi d’oro del varietà televisivo. «Raffaella Carrà col suo Tuca Tuca è stata protagonista di una rivoluzione sessuale, lei ha innescato il libera tutti; Mina invece se ne stava sulle sue, gentile e distaccata; poi abbiamo lavorato con Frank Sinatra che era irascibile e una volta gettò il telefono con tutta la presa contro la parete; con noi era delizioso ma negli hotel lo odiavano, poteva essere molto aggressivo; Anna Magnani una volta, dopo lo spettacolo ‘Viola, violino e viola d’amore’, ci vide entrare al ristorante, si alzò in piedi, ci applaudì e esclamò: siete meravigliose». Con un sorriso racconta anche dell’infatuazione che Marcello Mastroianni pare avesse per lei. «Una volta disse: ‘sto stronzo di Orsini ha preso una bella ragazza».
Le estati a Positano nella villa di Franco Zeffirelli sono tra i suoi ricordi più vividi. «Succedevano delle cose incredibili in un ambiente internazionale. Franco lo conobbi nel 1963 attraverso Umberto Orsini che recitava a teatro ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ con la regia di Zeffirelli. A Positano Alice ed io facevamo ginnastica tutte le mattine e ogni tanto ci univamo a Carla Fracci; ricordo Gregory Peck carino e gentile e il grande direttore d’orchestra Carlos Kleiber, ogni estate con una ragazza diversa, che non voleva mai parlare di musica».
Fu proprio in quella villa che assistette a una scena indimenticabile. «Sì, ho assistito alla rissa tra Luciano, che con Pippo è uno dei due figli adottivi di Franco, e Rudolf Nureyev, che era di pessimo umore perché era stato lasciato fuori del cancello di notte, dopo un appuntamento d’amore finito male. Mi ritirai nella mia stanza perché avevo paura che un pezzo del vaso di porcellana in frantumi mi cadesse in testa».
Ellen Kessler: “A Positano succedevano cose incredibili in un ambiente internazionale”
Parla poi dell’infanzia vissuta nella Germania dell’Est, senza mai averne discusso molto in pubblico. «Siamo cresciute in due cittadine vicino a Lipsia, ex Germania dell’Est, c’erano spie dappertutto, non bisognava mai parlare di politica. C’era mio padre, era ingegnere alla Bmw, mamma casalinga. Lui era alcolizzato e la picchiava, noi eravamo piccole e non reagivamo».
Il 1955 segnò una svolta con l’arrivo a Parigi. «Il direttore del Lido dopo averci viste in uno spettacolo di cabaret a Düsseldorf (dove ci eravamo trasferite), ci portò a Parigi con le Bluebell. Si lavorava sodo, 7 giorni su 7. Siamo diventate famose per l’altezza, 1 e 76, all’epoca era molto. Venne a trovarci Antonello Falqui, il regista di ‘Studio 1’ e ‘Canzonissima’, e cominciò la nostra fortuna in Italia».
Sul movimento Me Too, Ellen mostra un certo scetticismo, figlio del contesto storico in cui è cresciuta. «Non saprei cosa rispondere, ai miei tempi dare una pacca sul sedere a una soubrette era considerato un complimento. Lo so, era un altro mondo, ma è quello in cui sono cresciuta». Riflette anche sulla scelta di non avere figli. «Meglio così, non avendoli avuti non sappiamo cosa ci manca. Ho sempre voluto essere indipendente e con i figli non sarebbe stato possibile. Abbiamo scelto il lavoro».
Ellen Kessler: “Mia sorella gemella Alice diversa da me”
Pur parlando spesso al plurale, Ellen sottolinea le differenze tra lei e la sorella. «Ma siamo diverse di carattere, eh. Lei più espansiva, ordinata e pigra; io più inquieta, sportiva e attiva. Dicevano che Alice ha gli occhi di un angelo e io di un diavolo». Anche un dettaglio curioso emerge dalla loro carriera. «No, ma nei contratti con la Rai o nei teatri dovevamo firmare la clausola che non potevamo usare le scale, solo l’ascensore. Ci era proibito».
Parlando della televisione di oggi, ha opinioni ben precise. «In Italia fate molti più programmi musicali, in Germania sono pochi e in playback e vedo documentari o programmi di attualità, ogni tanto un film. Mi piacciono i varietà con Massimo Ranieri. Il Festival di Sanremo? No, non lo vedo. Le serie non mi interessano, non resta nessun ricordo, mentre la fontana della ‘Dolce Vita’ è scolpita nella memoria».
Infine, descrive la quotidianità presente con semplicità e un tocco di ironia. «Non vogliamo più viaggiare, alla nostra età, e sono 88, non vogliamo fare niente. Facciamo una vita piuttosto banale, restiamo in casa, abbiamo la piscina, un giorno sì e uno no ci teniamo in allenamento con un po’ di ginnastica…».
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