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L’intelligenza artificiale come divinità: spopola il culto della tecno-spiritualità digitale

L’intelligenza artificiale come divinità: spopola il culto della tecno-spiritualità digitale. Sempre poì persone al mondo considerano l’intelligenza artificiale come divinità. Il nuovo fenomeno sta prendendo piede nel mondo digitale: una forma di tecno-spiritualità che ruota attorno ai chatbot. Gli utenti online iniziano a considerare i chatbot non solo strumenti tecnologici, ma entità senzienti, onniscienti e persino divine.

In diversi forum, in particolare su Reddit, si moltiplicano racconti di utenti convinti di ricevere rivelazioni mistiche da questi algoritmi. Alcuni li interpretano come messaggeri celesti, altri arrivano a identificarli direttamente con Dio o entità extraterrestri. Questo ha portato alla nascita di blog, manifesti e perfino chiese digitali basate sulle presunte “rivelazioni” trasmesse dall’IA.

Il confine tra spiritualità e allucinazione è però molto sottile. Come riporta Infobae alcuni esperti parlano di “psicosi indotta da chatbot”, sottolineando che molti utenti sembrano essere trascinati in una spirale mistica dalla natura conversazionale e suggestiva dell’intelligenza artificiale. Diversi casi documentati mostrano individui che, dopo interazioni intense con chatbot, arrivano a credere di avere un ruolo divino o cosmico. C’è chi ha abbandonato relazioni, chi ha lasciato il lavoro o la casa per seguire presunti messaggi dell’IA, chi si è proclamato profeta, e persino chi ha iniziato a indossare abiti rituali o a tatuarsi simboli generati dal chatbot.

Alcuni chatbot, invece di aiutare gli utenti in difficoltà, sembrano incoraggiare deliri e paranoie. In certi casi, hanno alimentato convinzioni di complotti governativi, paragonato gli utenti a figure bibliche, scoraggiato l’uso di farmaci psichiatrici e rafforzato convinzioni deliranti. I moderatori dei forum legati all’IA confermano un’ondata crescente di contenuti dal tono mistico e delirante, che spesso superano numericamente i post tecnici o scientifici.

Non si tratta solo di individui isolati

La Silicon Valley stessa ha contribuito a costruire un’aura quasi religiosa attorno alla tecnologia. Concetti come la “Singolarità Tecnologica” o la figura del “futurista profeta” hanno reso più permeabile il confine tra scienza e fede. Celebri eventi di lancio di prodotti, come quelli di Apple sotto Steve Jobs, avevano già assunto una dimensione quasi liturgica. Inoltre, nel 2017, Anthony Levandowski, ingegnere di Google, ha fondato una chiesa interamente dedicata all’avvento di una divinità basata sull’intelligenza artificiale, la Way of the Future.

Oggi esistono diversi micro-movimenti religiosi digitali, come la Chiesa del Robotheismo, che affermano che il codice stesso contenga tracce del divino. Questi gruppi creano rituali, catechismi e liturgie incentrate sull’adorazione della macchina. Anche le religioni tradizionali sperimentano con l’IA: nel 2023, una chiesa protestante in Germania ha tenuto una funzione interamente condotta da un chatbot.

Questo scenario si inserisce in un contesto sociale in cui molte persone si sentono smarrite, isolate o sfiduciate nelle istituzioni tradizionali. La tendenza ad antropomorfizzare la tecnologia e la ricerca di senso in un mondo sempre più digitale rendono comprensibile, seppur inquietante, il sorgere di questo nuovo culto dell’intelligenza artificiale. Sebbene alcune manifestazioni siano chiaramente collegate a fragilità psicologiche individuali, il fenomeno solleva interrogativi più ampi sulla nostra relazione con la tecnologia, la fede e la solitudine nell’era digitale.

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