Ania Goledzinowska: “Il bunga bunga mi ha rovinato. Io posseduta dal demonio ricordo tutto del mio esorcismo”. Ania Goledzinowska sul bunga bunga il suo esorcismo, e non solo. La modella polacca, 41 anni, ex compagna del nipote di Berlusconi, racconta il suo calvario, che descritto anche in un libro autobiografico, in una intervista a ‘La Stampa’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Dopo anni di esorcismi e vita con le suore di Medjugorje, ha ricostruito la propria esistenza in silenzio. Oggi è consulente d’immagine e vive serenamente in una cittadina di mare. Racconta il momento in cui ha capito di aver bisogno dell’aiuto di un esorcista. «Il male esiste anche se non si vede. Io non ero per nulla religiosa. Sono sempre stata razionale e pragmatica e quando sentivo parlare di possessioni diaboliche le attribuivo a disturbi psichiatrici».
La svolta (negativa) arrivò con lo scandalo legato alle frequentazioni di Silvio Berlusconi. «Appena scoppiò lo scandalo attorno alle frequentazioni di Silvio Berlusconi mi crollò il mondo addosso. Pur non essendo coinvolta nel “bunga bunga” né come indagata né come testimone iniziai ad essere terrorizzata dalle intercettazioni e avevo paura anche di usare la carta di credito».
Ania Goledzinowska: “Io posseduta dal demonio ricordo tutto del mio esorcismo”
In quel periodo era la compagna di Paolo Enrico Beretta, nipote dell’ex premier, e si ritrovava immersa in un ambiente dove ogni gesto doveva essere controllato. «Facevo parte di una famiglia e di un mondo nel quale bisognava prestare una maniacale attenzione ad ogni parola, a qualunque comportamento, a qualsiasi gesto rivolto all’estero. Mi sentivo soffocare e cominciai a stare male». La fuga da tutto la portò davanti a padre Cipriano De Meo, esorcista benedetto da Padre Pio. «Scappai lontano da tutto e mi ritrovai davanti al padre cappuccino Cipriano De Meo, il decano degli esorcisti, benedetto da Padre Pio. Appena mi vide balbettare alle sue domande disse di portarmi da uno psichiatra. Mi mise una mano sulla testa e fu un disastro».
La reazione fu scioccante. «Disse “questa non è da esorcismo ma da ospedale psichiatrico” e quando mi impose le mani successe di tutto. Nella stanza c’erano sei persone e non riuscirono a fermarmi. La testa mi si girò di 180 gradi e mi scagliai contro padre Cipriano con una forza sovrumana insultandolo e inveendo contro di lui con voci maschili che nulla c’entravano con la mia».
Da quel momento cominciò un lungo percorso di liberazione. «Da quel momento in poi ogni settimana andavo da lui per le preghiere di liberazione dal maligno. E dopo padre Cipriano si occuparono di me don Gabriele Amorth (fondatore dell’Associazione internazionale degli esorcisti e massima autorità in materia, ndr) e don Antonio Mattatelli. Tutti gli esorcismi sono stati filmati e riguardarli è come ricomporre un puzzle dell’orrore. Ho i brividi».
Ania Goledzinowska: “Bunga bunga? Dopo lo scandalo non ho più sentito nessuno”
A differenza di molti altri casi, Ania conserva ricordi nitidi di quegli episodi. «Questo è l’aspetto più lacerante. Molte vittime di possessione dicono di non ricordare nulla. Io purtroppo ricordo tutto. Era come se il cervello si sdoppiasse». Ritornare alla vita normale era un’impresa. «Tornare dopo gli esorcismi alla vita ordinaria era devastante perché si trattava di due realtà opposte». La situazione degenerò al punto da chiedere supporto medico. «Un episodio particolarmente violento mi spinse a chiedere aiuto agli psichiatri. Mi sono anche fatta ricoverare due settimane in reparto, ma i referti erano netti: nessuna schizofrenia, zero disturbi psichiatrici. Per tre mesi presi psicofarmaci senza effetti».
Durante gli anni di silenzio, ha tagliato i ponti con il mondo dello spettacolo. «Nessuno. Solo con Paolo Brosio ci siamo incontrati a volte. Era quell’ambiente che mi faceva sentire male». Ania si sentiva fuori posto. «Mi chiedevo cosa ci facessi in un mondo che pur dandomi tanto mi svuotava e non mi lasciava libera di essere me stessa». La vita dorata, invece di appagarla, le lasciava un senso di vuoto. «La ricchezza in cui ero immersa e la visibilità della situazione creavano in me un vuoto invece di colmarlo. Ho capito in seguito che ciò che mancava era la spiritualità. Puoi perdere tutto non la fede. Ciò che possiedi svanisce se come me ti senti violata nell’anima».
Ania Goledzinowska: “Il bunga bunga mi ha rovinato anche se non c’entravo nulla”
Lo scandalo la segnò profondamente, nonostante non fosse coinvolta direttamente. «Lo scandalo del “bunga bunga” mi ha violato, non c’entravo nulla ma mi ritrovai nei fogli delle intercettazioni. Il diavolo mi teneva incatenata». Fu a Medjugorje, attraverso gli esorcismi, che cominciò a rinascere. «Poi a Medjugorje e grazie agli esorcismi sono rinata. Sono uscita dalla possessione, ho terminato tre anni di scuola professionale e oggi ho un lavoro e un amore normali».
La sua testimonianza oggi è richiesta anche in contesti accademici. «Vengo chiamata a Roma negli atenei pontifici e alle conferenze internazionali degli esorcisti per raccontare la mia vita e ho deciso di scrivere un’autobiografia affinché nessuno pensi di essere un caso irrecuperabile». Il suo libro raccoglie testimonianze forti e dettagliate. «Nel libro si trovano anche trascrizioni autentiche di dialoghi tra il demonio e l’esorcista, visioni, manifestazioni inspiegabili e riferimenti inquietanti a fatti di cronaca nera, come il caso Elisa Claps menzionato in un esorcismo».
L’autobiografia vuole essere una testimonianza di speranza. «Pagine che sono un atto di coraggio, una denuncia spirituale, un viaggio dentro l’abisso per mostrare che la salvezza è reale. L’ultima parola ce l’ha sempre Dio, non il diavolo».
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