Colpita alla testa da un cavallo: fantina muore in un tragico incidente. Una donna di 43 anni molto nota nell’ambiente dell’ippica viene colpita alla testa da un cavallo e muore in un tragico incidente. È successo intorno alle 7:30 (ora locale) della mattinata dello scorso martedì, 1 luglio presso il Cranbourne Training Centre, nel sud-est di Melbourne, in Australia. Peta Tait, ex fantino e apprezzata lavoratrice nel mondo delle corse di cavalli, è morta in seguito a un tragico incidente avvenuto mentre lavorava come stalliera.
La nota groom del galoppo è stata colpita alla testa da un cavallo nella scuderia degli allenatori Trent Busuttin e Natalie Young. Nonostante l’intervento tempestivo dei paramedici, per lei non c’è stato nulla da fare. Il decesso, avvenuto sul posto, non viene considerato sospetto dalle autorità, che hanno informato anche WorkSafe, l’ente per la sicurezza sul lavoro. La polizia ha annunciato che verrà redatto un rapporto per il medico legale.
Il cordoglio
Il team della Busuttin Racing ha espresso profondo dolore per la perdita, definendo Tait una persona incredibile, molto amata dai colleghi e dagli amici, sia dentro che fuori il mondo delle corse. Il fantino Daniel Moor le ha reso omaggio descrivendola come una persona unica, estremamente generosa e dedita al suo lavoro, sempre pronta ad aiutare gli altri. Anche Aaron Morrison, CEO di Racing Victoria, ha voluto ricordarla, sottolineando quanto fosse amata nel settore e quanto il suo impegno quotidiano fosse un esempio dei tanti lavoratori che operano dietro le quinte per il bene dei cavalli da corsa.
Tait aveva costruito una lunga carriera a contatto con i cavalli, dapprima come fantino dilettante nel circuito delle corse da picnic, poi come lavoratrice di scuderia. Tra il 1998 e il 2019 aveva montato 48 cavalli vincitori, prima di dedicarsi completamente alla preparazione e alla cura degli animali, aiutando diversi allenatori nel loro lavoro quotidiano e durante le competizioni.
La sua morte ha colpito duramente l’intera comunità delle corse, che oggi la ricorda non solo per le sue competenze, ma anche per la passione e l’umanità con cui ha sempre vissuto il proprio lavoro. La vicenda rappresenta anche un doloroso richiamo ai rischi che affrontano ogni giorno le persone impiegate nel settore ippico.
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