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Kae Tempest: “Self Titled politico? Sotto c’è qualcosa di più importante. Queer persone bellissime che possono far stare bene gli altri”

Kae Tempest: “Self Titled politico? Sotto c’è qualcosa di più importante. Queer persone bellissime che possono far stare bene gli altri”. Kae Tempest su Self Titled, la community queer, e non solo. Il poeta e rapper londinese, 39 anni, parla del suo quinto album in uscita oggi, venerdì 4 luglio, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

Nei testi dell’artista ricorrono spesso dialoghi con il sé più giovane, con il bambino che è stato. Alla domanda su dove nasca questa riconnessione, risponde con convinzione: «Credo che ogni volta che si mette in moto la creatività, nel nostro subconscio si attinga a quel pozzo di esperienze e sensazioni del passato. Quando vado in studio a registrare, mi trovo lì perché ogni giorno della mia vita, da quando avevo 15 anni e ho iniziato a scrivere testi e poesie, ho lavorato per arrivarci. Quando sono al microfono, sono in relazione con quei me che rappavano quando nessuno voleva ascoltare, che si avvicinavano agli sconosciuti dicendo “ho queste rime, ti va di sentirle?”. Tutte queste sono le mie fondamenta».

Questa dimensione profondamente personale convive, nei suoi testi, con una forte consapevolezza politica. Alcuni versi suonano come veri e propri manifesti, ma l’artista precisa il proprio punto di vista: «La politicizzazione di corpi come il mio ed esperienze come la mia accade, ma per me non è politica, è vita: questa è la mia storia. Per altri è politica, ma per me è solo respirare nel mio corpo». E si interroga: «Con tutti i problemi che ci sono, perché i corpi trans rientrano sempre all’ordine del giorno?».

Kae Tempest: “Self Titled politico? Sotto c’è qualcosa di più importante”

Alla domanda segue una riflessione più ampia, che tocca il modo in cui la società tende a trattare la diversità come un elemento di distrazione o di separazione: «Che forse questo dibattere ci dice qualcosa sulle tattiche di distrazione? E che se marginalizzi un particolare gruppo di persone, trans o altre, stai anche marginalizzando te stesso. Nel non sentirti connesso con gli altri, non lo sei neanche con ciò che accade, in una desensibilizzazione costante. Quando io mi sento disconnesso o isolato, spesso è la musica a riportarmi in me, qualcosa che leggo o una performance che vedo. Quindi non so come mai ci siamo allontanati così tanto dalla nostra umanità e da noi stessi, ma la creatività è un allenamento all’empatia: quando ti immergi nella storia di qualcun altro, che è quel che facciamo quando leggiamo un romanzo o guardiamo un film, stai allenando il muscolo del metterti nei panni dell’altro. A prescindere dalla politica, al di sotto, c’è qualcosa di più profondo e importante».

Pur riconoscendo l’importanza della dimensione interiore e dell’empatia, non sottovaluta il peso delle battaglie collettive. Quando si osserva che alcune conversazioni, anche politiche, sono necessarie perché i diritti civili si ottengono con lentezza, risponde con ottimismo: «Sì, ma le cose si muovono, anche se lentamente. E questo non è bellissimo?».

Kae Tempest: “Queer persone bellissime che possono far stare bene gli altri”

Nel suo ultimo disco, non mancano i riferimenti espliciti alla transizione personale: si parla di testosterone, di peli sul petto, delle discriminazioni legate a chi «sbaglia il gender intenzionalmente». Di fronte alla domanda su come si senta oggi, la risposta è limpida e piena di luce: «Meravigliosamente. Sono vivo e non mi sono mai sentito meglio, finalmente posso abbracciare quel bambino, tornare indietro e portargli conforto, dopo che per tanto tempo non è stato così».

Quando gli si chiede se senta il peso di rappresentare la comunità queer, non parla di obblighi o pressioni, ma di un sentimento più profondo: «Non direi responsabilità, ma amore. Amo la mia community, amo tutti noi. Siamo persone bellissime e abbiamo molta esperienza che può essere utile a far stare bene altre persone. Ci amo per questo».

Infine, il riconoscimento del Leone d’argento rappresenta per lui non solo un premio personale, ma un momento di celebrazione collettiva e artistica: «È un premio incredibile! I miei testi in italiano vivono grazie al lavoro di altre persone, quindi il premio è anche per loro. Amo la creatività: una cosa esce da te, ma può trovare vita nell’esperienza di qualcun altro. Se parliamo di transizioni, questa per me è la più bella di tutte».

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