Margaret Qualley: “Di Blue Moon un aspetto mi ha colpita più di tutto. Libertà? Arriva nel momento in cui puoi dire di no a qualcosa”. Margaret Qualley su Blue Moon, e non solo, l’attrice e modella statunitense, 30 anni, interpreta Elizabeth nel film diretto da Richard Linklater. Ne parla in una intervista a ‘Io Donna’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
Margaret Qualley interpreta Elizabeth, una giovane studentessa che, in una sola notte del 1943, accende il cuore di Lorenz Hart, il celebre paroliere interpretato da Ethan Hawke. La storia si svolge tutta in un bar di New York, e l’atmosfera è quella di un’opera intima e sospesa nel tempo. “A 16 anni guardavo i film di Richard e di Ethan e pensavo: un giorno ne farò parte”.
Parlando del regista Richard Linklater, Margaret spiega quanto alcuni suoi film siano stati importanti per lei. “Se parliamo di Linklater… Alcuni suoi film sono stati fondamentali per me, soprattutto Prima dell’alba e Prima del tramonto. Sono tra i miei preferiti di sempre. E poi Boyhood, che ho trovato incredibilmente personale: l’attore protagonista ha la mia stessa età, quindi guardarlo crescere nei successivi dodici anni – con tutto quello che succedeva intorno a lui, nel mondo, nella sua famiglia – era come riguardare la mia stessa vita. I suoi genitori divorziano quando lui ha quattro anni, proprio come è successo a me. C’è una scena in cui è in macchina con il padre, e parlano della scuola, della vita… Era tutto così simile al mio passato. È stato potente e mi ha aiutata a capire meglio chi sono”.
Margaret Qualley: “Di Blue Moon un aspetto mi ha colpita più di tutto”
Il desiderio di lavorare con Linklater risale a molto tempo prima di questo film. “Sì, ho fatto un provino per lui dieci anni fa. E tornare ora, con questo progetto, è stato davvero speciale. Rick ha un modo unico di dirigere: c’è tanto spazio per esplorare, ma allo stesso tempo c’è rigore. Abbiamo fatto molte prove, molte discussioni a tavolino. Era tutto molto concreto, molto presente. E lavorare con lui e con Ethan è stato un privilegio”.
Riguardo al personaggio di Elizabeth, Margaret ne offre un ritratto delicato e sfaccettato. “Penso a lei come a una ragazza in quel momento di transizione in cui ti senti adulta, ma in realtà non lo sei. Sei fortissima in certi istanti, e totalmente vulnerabile in altri. C’è quella dinamica così specifica tra una giovane donna e un uomo più grande: non è solo un rapporto di potere o attrazione, è qualcosa di molto più sfumato. E poi Larry ha una sessualità ambigua, non definita, il che rende tutto ancora più complesso. Ma credo che tra loro ci sia affetto reale, una dolcezza. Un’amicizia vera. Un amore platonico, ma pieno”.
L’ambientazione unica e la struttura del film, tutto basato su dialoghi in una sola location, hanno dato a Margaret la sensazione di lavorare su una pièce teatrale. “Un po’ sì, anche se non ho mai fatto teatro, quindi non ho un termine di paragone diretto. Ma in effetti c’era questa sensazione di coralità, di concentrazione. Abbiamo provato tanto, abbiamo lavorato sul testo con cura. Però, rispetto al teatro, in un film hai più tempo, meno pressione diretta. È stato un processo molto ricco”.
Margaret Qualley: “Libertà? Arriva nel momento in cui puoi dire di no a qualcosa”
Pur non avendolo considerato inizialmente, l’attrice ammette di aver riconosciuto alcune dinamiche del suo vissuto nel rapporto tra Elizabeth e il mondo che la circonda, dominato da uomini creativi e spesso ingombranti. “Non ci avevo pensato in questi termini. Ma ora che me lo chiede forse sì. Quando vivi accanto a persone molto creative, impari a riconoscere certi slanci, certe ossessioni, anche certe fragilità. Però non direi che ho costruito Elizabeth partendo da lì. È venuta da sé, attraverso il lavoro con la sceneggiatura e le prove”.
A colpirla maggiormente di Blue Moon è stata l’atmosfera che attraversa tutta la pellicola. “La malinconia. È un film pieno di solitudine, ma anche di poesia. Mi ha ricordato un dipinto di Edward Hopper: un’atmosfera sospesa, personaggi famosi che si muovono come fantasmi. C’è qualcosa di onirico, di teatrale e allo stesso tempo molto terreno. Parla della difficoltà di comunicare, del modo in cui ci sfioriamo senza toccarci davvero. Ed è anche un film sull’arte, sulla sua fragilità. Mi ha commossa”.
Infine, riflettendo sulla sua carriera e sul momento che sta vivendo, Margaret parla della libertà nelle scelte artistiche. “Penso che la libertà arrivi nel momento in cui puoi dire di no a qualcosa. E quello è un grande privilegio. A volte ami un film, ci credi, e poi lo vedono in cinque. Va bene lo stesso. Ma è bello quando un film trova il suo pubblico. Credo che il vero traguardo sia poter scegliere cose che rispecchiano davvero il tuo gusto, la tua voce. E questo, oggi, posso farlo un po’ di più”.
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