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Paolo Sorrentino: “Nuovo film rappresenta l’Italia che vorrei. A Gaza è genocidio ma non si risolve con divieto a 2 persone”

Paolo Sorrentino: “Nuovo film rappresenta l’Italia che vorrei. A Gaza è genocidio ma non si risolve con divieto a 2 persone”. Paolo Sorrentino sul nuovo film che ha aperto la Mostra del Cinema di Venezia, e non solo. Il regista napoletano premio Oscar ne parla in una intervista a ‘La Repubblica’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

‘La Grazia’, il nuovo film dei regista napoletano ha inaugurato l’edizione numero 82 della Mostra del Cinema di Venezia. La trama propone la storia che gira intorno al protagonista Mariano De Santis (magistralmente interpretato da Toni Servillo), Presidente della Repubblica vedovo, democristiano, soprannominato “cemento armato”, e della figlia Dorotea, giurista anche lei (interpretata da Anna Ferzetti).

A proposito del ruolo del Presidente della Repubblica, Sorrentino sottolinea: «Che sia l’ultimo baluardo della responsabilità e della maturità è una cosa evidente da molti anni: con Mattarella, Napolitano, Ciampi, Scalfaro. Per fortuna sono sempre state elette persone di grande autorevolezza, intelligenza, capacità e responsabilità. È una delle poche ottime consuetudini di questo paese». Il discorso si sposta poi sul film e sulla rappresentazione di un’Italia diversa, con un generale che suona il violino, alpini che cantano e un governo che propone una legge sull’eutanasia. L’autore spiega: «Sì. L’ho scritto in un momento in cui c’era un’Italia che sembrava potesse andare in quella direzione, quando era presidente del Consiglio Mario Draghi».

Paolo Sorrentino: “Nuovo film rappresenta l’Italia che vorrei”

La conversazione entra quindi nel merito del tema dell’eutanasia, centrale nella pellicola. «Penso che sia molto importante. La grande differenza che riscontro fra la mia generazione, ancora più fra quella precedente alla mia, e le generazioni giovani, è proprio questo cambiamento del rapporto con la fragilità. La mia generazione pensava che la fragilità dovesse essere sconfitta e diventare forza. Quante volte i nostri genitori ci hanno detto: “Sfuggi a questo momento in cui ti senti debole, fatti forte”. Le nuove generazioni hanno, con la fragilità, un rapporto di completa accettazione: la proteggono, chiedono che sia rispettata e non offesa. Questo cambio di sguardo è legato anche all’evoluzione sul tema dell’eutanasia: si inizia a capire, e si capirà sempre di più, che poterla esercitare è un diritto inevitabile. Di recente mi ha colpito una cosa molto bella che ha detto in un video Martina Oppelli, donna a cui era stata negata tre volte la richiesta di suicidio assistito: ci si focalizza sul fatto che queste persone chiedono di morire, ma lei rovescia il ragionamento: “Voi non avete idea di quanti tentativi abbiamo fatto per restare attaccati alla vita prima di arrivare a questo”».

Paolo Sorrentino: “A Gaza è genocidio ma non si risolve con divieto a 2 persone”

Infine, l’attenzione si concentra sulla posizione della Biennale di fronte alle richieste di oltre 1500 artisti di prendere una posizione netta su Gaza, arrivando anche a proporre il disinvito di Gal Gadot e Gerard Butler. «Penso che i fatti siano inequivocabili e ci sia poco da negoziare: a Gaza è in atto un genocidio. Dopodiché penso che non si debba chiedere a due persone di non venire alla Mostra del cinema, luogo che per sua vocazione naturale deve accogliere tutti, le posizioni che ci piacciono e quelle che non ci piacciono, quelle più irritanti e fastidiose. Altrimenti il cinema finirebbe per riflettere un pensiero unico, cosa letale per la sua essenza».

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