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Jo Squillo: “Sparita dalla tv? Bussai a tutte le porte poi feci la scelta che ho pagato cara. Sabrina Salerno una sorella”

Jo Squillo: “Sparita dalla tv? Bussai a tutte le porte poi feci la scelta che ho pagato cara. Sabrina Salerno una sorella”. Jo Squillo sparita dalla tv per una scelta che ha pagato cara. In una intervista a ‘Il Corriere della Sera’, la cantautrice e conduttrice milanese, 68 anni, ripercorre le tappe della sua carriera nello spettacolo che ad un certo punto ha subito uno stop. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Jo Squillo, ricordando l’esperienza delle Kandeggina Gang, racconta: «Le Kandeggina Gang… noi eravamo sbiancanti, nocive, pericolose. Oggi? Un po’ lo sono le Bambole di pezza (gruppo rock punk milanese con cui collabora, ndr), che sono giovanissime, toste, brave. Mi piacciono anche molto Elodie, Arisa, Gaia, Emma…». A colpirla in queste artiste è soprattutto la vocalità: «Sono vocalmente molto brave. Hanno imparato quello che mi diceva Mogol quando voleva che andassi a scuola da lui».

Il rimpianto di non aver seguito quell’invito rimane ancora oggi: «Lo rimpiango… è stato un peccato non aver imparato bene la vocalità anche perché credo di avere delle belle potenzialità. Però io non avevo tempo di fermarmi e studiare. Lavoravo tanto. Alla fine degli anni ’90 ho aperto anche un canale di moda». La moda, infatti, per lei è sempre stata un altro linguaggio espressivo: «È un’altra forma d’arte con cui ho sempre giocato. Negli anni ’80 ci chiamavamo look generation. Quando Versace ha creato Versus mi passava gli abiti, Oliviero Toscani mi aveva dedicato la copertina di “Moda” con il titolo “Io sono la moda”. La Sozzani mi voleva su Vogue. Mi chiamavano a presentare molti eventi del genere».

Jo Squillo: “Sparita dalla tv? Bussai a tutte le porte poi feci la scelta che ho pagato cara”

Forte di queste esperienze, decise di proporre un progetto televisivo: «Ho iniziato a bussare a tutte le porte: “Ho in mente un’idea, vorrei fare un programma…”». Le risposte, però, furono deludenti: «Tutte. E allora sai cosa ho fatto?». La sua determinazione la portò oltre confine: «Me ne sono andata a Parigi, dal capo di Eutelsat (una delle principali società europee che gestiscono satelliti per telecomunicazioni, ndr), era un mio fan. “Voglio aprire un canale di moda che supporti ogni genere di creatività e bellezza”. E mi diede le frequenze. Gratis. Aveva riconosciuto il mio valore. Per il resto, me lo sono sempre finanziato da sola».

Il progetto ebbe un grande impatto: «La trasmissione era diffusa in 50 Paesi, era molto più conosciuta di me. Alle sfilate mi apostrofavano: “Ma tu non fai la cantante? Cosa vuoi qui?”. Mi chiamavano in tutto il mondo mentre in Italia mi davano della “riciclata”. Le Pr mi snobbavano, i geni creativi mi amavano».

Jo Squillo: “Milano anni ’80? Ero pivera ma felice”

Guardando indietro alla Milano punk degli anni ’80, ammette con nostalgia: «Manca quell’atmosfera folle e veloce, che era quella degli intellettuali e dei creativi milanesi. Gente come Franco Bolelli, Gianni Sassi… io penso che fosse tutto fantastico anche perché eravamo tutti poveri». E precisa meglio quel ricordo: «Poveri, sì. Io dividevo letteralmente il piatto di pasta con il mio compagno. Demetrio Stratos, che è stato il mio maestro, anche lui era povero… Non ci è mai interessato niente dei soldi. Noi pensavamo alla creatività, all’evoluzione, alla follia, alla gioia».

Il suo percorso artistico ebbe radici nei centri sociali: «Sperimentavamo moltissimo, riscrivevamo la realtà con la creatività. Santa Marta era la casa occupata più attiva d’Italia, ci passava Mauro Pagani, c’era Alberto Camerini, c’erano dei grafici pazzeschi come Cardini… il mio primo produttore è stato Paolo Tofani degli Area».

Questa scelta le ha comportato difficoltà nello showbusiness: «Io sono una outsider. È una scelta e l’ho pagata molto cara». E spiega cosa significa: «Sono trent’anni che non mi fanno cantare in televisione. E di canzoni ne ho incise almeno 150. Il problema è che non passano in radio». Su questo punto ha un sassolino da togliersi: «Penso che sia una vergogna che nelle radio ci sia un tale conflitto di interessi. È tutto lo stesso sistema: etichette, radio, concerti. Per entrare nel circuito devi pagare. Neanche Siamo donne era passata in radio, per dire».

Jo Squillo: “Sabrina Salerno una sorella”

Non sono mancati brani di forte impatto, come Violentami: «Sempre negli anni ’80, una ragazzina in metro era stata violentata. Aveva la minigonna. Si diceva che se l’era cercata…». Proprio parlando di quel brano, chiarisce il suo rapporto con Sabrina Salerno: «Semmai il contrario. Io la volevo moltissimo su quella canzone proprio perché era il mio opposto. È il bello del femminismo: abbracciare ogni tipo di femminilità. Lei era sexy, prosperosa, meravigliosa».

Ricorda con affetto l’inizio di quella collaborazione: «Andai da lei e le dissi: “Sabri questa è la mia canzone e vorrei che con me la cantassi tu”. Era titubante, non aveva mai cantato in italiano. Le sono molto grata, lei era veramente una superstar in quel momento, era prima in classifica in Inghilterra. È stata coraggiosa ad accettare di cantare quel brano, aveva un messaggio molto forte». Oggi il loro legame resta forte: «Io la considero una sorella. Sono contenta perché l’avevo fatta smettere di fumare».

Infine, parlando della dimensione privata, rivela: «Con la maternità avevo chiuso. Avevo provato un’inseminazione artificiale ma non andò in porto. La ginecologa mi disse in modo molto brusco che non avrei mai potuto avere figli. Ho accettato il mio destino. Nell’adozione non mi sono cimentata perché c’è un’ingiustizia incredibile e una burocrazia senza senso».

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