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“Vesuvio erutta” a Pontida: i giovani leghisti smascherano Salvini e confermano la lega a trazione settentrionale

“Vesuvio erutta” a Pontida: i giovani leghisti smascherano Salvini e confermano la lega a trazione settentrionale. A Pontida, ancora una volta, la Lega ha mostrato il suo vero volto. Nonostante le vesti nuove da partito “nazionalista” e patriottico, dietro la facciata si cela sempre lo stesso rancore viscerale che per decenni ha alimentato la propaganda leghista: odio verso il Sud, disprezzo per chi è diverso, ostilità verso tutto ciò che non rientra nello stereotipo padano.

La prova lampante è arrivata dai giovani militanti del Carroccio che hanno intonato, senza pudore, il vergognoso coro “Vesuvio erutta” a Pontida, augurando la distruzione di Napoli e la morte dei napoletani. Non si tratta di una goliardata, ma di un atto gravissimo che smaschera la falsità di una strategia politica studiata a tavolino: presentarsi come partito nazionale per raccogliere voti anche al Sud, mentre nelle radici più profonde la Lega resta quella che ha sempre considerato i meridionali un peso da scaricare.

Il coro non è un episodio isolato, ma la spia di una mentalità diffusa e incoraggiata da una leadership che non ha mai davvero rinnegato quel linguaggio. Non è un caso se lo stesso Matteo Salvini, oggi vestito da “difensore degli italiani”, nel 2009, proprio a Pontida, si unì a cori contro i napoletani, insultando un intero popolo. Eppure una parte dei meridionali ha abboccato all’amo del presunto cambiamento, regalando consenso e voti a chi non ha mai esitato a ridicolizzarli e a considerarli cittadini di serie B.

La contraddizione evidente

È qui che emerge la contraddizione più amara: la Lega ha costruito il consenso degli ultimi anni fingendo di difendere “tutti gli italiani”, ma continua a produrre politiche che spaccano il Paese. L’autonomia differenziata, portata avanti con ostinazione, non è altro che la formalizzazione della divisione tra Nord e Sud, una legge che rischia di cristallizzare e ampliare ulteriormente il divario economico, sociale e infrastrutturale. Chi ha meno avrà ancora meno, chi ha di più continuerà ad accumulare privilegi.

E se oggi il Sud vive difficoltà strutturali, con scuole meno attrezzate, ospedali più fragili e servizi carenti, domani, con l’autonomia differenziata, rischia di essere abbandonato del tutto. Questa è la vera faccia della Lega: non l’unità, non la solidarietà, ma l’egoismo istituzionalizzato.

A Pontida non si è sentito solo l’eco del coro contro i napoletani. Sono risuonate parole e inni contro l’Islam, contro gli immigrati, contro chiunque non rientri nello schema ristretto di un’Italia bianca, cristiana e settentrionale. È stato un vero festival dell’odio, dell’intolleranza e dell’ignoranza, un raduno che, anziché proporre idee per migliorare il Paese, si è trasformato in una passerella di slogan e rancori. Una platea plaudente che rappresenta un pezzo d’Italia che non vuole crescere, non vuole confrontarsi, non vuole costruire, ma soltanto distruggere.

Vertici responsabili

La responsabilità non è solo della base leghista, ma soprattutto dei vertici. Matteo Salvini continua a strumentalizzare paure e pregiudizi, mentre Vannacci… su di lui non voglio spendere nemmeno una parola. Le loro scelte politiche e le loro presenze a raduni come quello di Pontida non sono dettagli secondari, ma tasselli di un progetto preciso: governare attraverso la contrapposizione, l’odio e la discriminazione.

Ma l’atto d’accusa non può risparmiare neppure quei meridionali che hanno deciso di affidarsi a questa Lega. Credere al finto patriottismo di Salvini, dimenticare i cori e le offese del passato, significa prestarsi a un inganno. È come dare fiducia a chi ti ha deriso, ti ha umiliato e poi ti promette, senza alcuna credibilità, di difenderti. È accettare di essere complici di una politica che non avrà mai a cuore gli interessi del Sud, ma che userà il Sud solo come serbatoio di voti per rafforzare il potere di un Nord che non ha mai voluto davvero condividere ricchezza e risorse.

Pontida 2025 resterà negli annali come l’ennesima conferma: la Lega non è cambiata, nonostante le maschere che indossa. Restano gli stessi cori, lo stesso disprezzo, la stessa voglia di dividere. È compito di chiunque creda in un’Italia solidale smascherare queste contraddizioni e opporsi a una politica che vive di odio e che si alimenta della peggior ignoranza. Perché non si tratta di folklore o di folcloristici cori da stadio, ma di un veleno che, se non fermato, continuerà a contaminare la vita politica e sociale del Paese (foto frame video alanews YouTube).

Carmine Gallucci
direttore@brevenews.com

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