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Mughini: “Ho una malattia rara e pochi soldi per curarmi. In Tv non mi chiamano più. Certa gente mi ha sorpreso”

Mughini: “Ho una malattia rara e pochi soldi per curarmi. In Tv non mi chiamano più. Certa gente mi ha sorpreso”. Giampiero Mughini sulla malattia, e non solo. lo scrittore e opinionista televisivo, 84 anni, parla del male che lo affligge e lo sta costringendo a vendere la sua collezione di libri per curarsi. Di seguito vi proponiamo alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’.

Da circa un anno, la sua salute non è delle migliori. Lo racconta con tono pacato, ma diretto: «Da un anno non sto molto bene, ho una strana malattia di cui non ricordo il nome, una malattia rarissima, che mi fa sentire costantemente molto stanco, e insomma certe cose posso farle, altre no». Questo stato di salute ha avuto ripercussioni anche sul lavoro, in particolare sulla sua presenza in televisione, che si è drasticamente ridotta. Eppure, lui stesso non si sente affatto escluso dalle possibilità: «Sapendo della mia malattia non mi chiama più nessuno ma io sarei assolutamente in grado di andare ad un talk show. Non potrei più fare programmi come Il Grande fratello ma un talk show lo farei di corsa se mi chiamassero. Prenderei un taxi e ci salterei su. Amo la televisione, mi è sempre piaciuto farla».

Mughini: “Ho una malattia rara e pochi soldi per curarmi”

Il silenzio dei suoi vecchi amici della televisione, però, pesa. Lo ammette senza rancore, ma con una punta di amarezza: «Beh, non fa piacere sapere di aver lavorato per tanti anni con certa gente e questi adesso non si fanno più sentire, neppure una telefonata. L’eleganza è sparita». E quando gli si chiede se si tratti proprio di mancanza di eleganza, risponde con discrezione: «Non dico di più perché non sarebbe elegante».

Nel frattempo, ha preso una decisione importante: vendere la sua preziosa biblioteca. Lo chiarisce subito, non si tratta di indigenza, ma di una scelta dettata da necessità pratiche: «Chiariamo, non è che non ho i soldi per mangiare, ma non ho risparmiato molto nella mia vita, ho speso sempre tutto quello che ho guadagnato perché ho comprato cose belle. Non ho soldi da parte e oggi i quattrini ci vogliono per continuare a condurre una vita tranquilla. Solo di luce arrivano bollette sui 1500 euro».

La sua casa, grande e piena di oggetti d’arte, quadri e libri, è costosa da mantenere. E proprio da qui nasce la decisione di mettere in vendita una parte della sua collezione: «Appunto. Ed ecco che torniamo ai libri: attraverso il libraio antiquario di Milano Pontremoli, ho deciso di vendere la mia collezione di prime edizioni del Novecento letterario italiano. Preziosa sì, vendo solo quella. Perché mi mancano 3 o 4 pezzi, per esempio la prima edizione del Pinocchio di Collodi che se pure riuscissi a trovarla oggi costerebbe tra i 40 e i 50 mila euro, e io non ce li ho quei soldi. Quindi non potrei finire la collezione».

Mughini: “In Tv non mi chiamano più. Certa gente mi ha sorpreso”

La scelta, seppur dolorosa, è stata ponderata. Non nasconde il dispiacere, ma ne riconosce la necessità: «Piacere non mi fa. Ma non potrei completarla, non ho i soldi per comprare quei 3 o 4 pezzi che mancano. Così vendo la mia, che è giunta alla sua fine naturale. La vendo per denaro ovviamente, perché è venuto a mancare il 60 per cento delle mie entrate, ma anche perché è un percorso, un’esperienza, e rappresenta per me l’occasione di scrivere il mio ultimo libro».

Quanto ai diritti d’autore, non bastano a colmare il vuoto economico: «Io prendevo cospicui anticipi, ho preso anche 100 milioni di lire una volta. I diritti sono poca roba». Eppure, la sua biblioteca resta immensa, un patrimonio di valore culturale e affettivo: «Ho tra i 20 e i 25 mila libri, una biblioteca da lavoro e una biblioteca da collezionista. Vendo solo la collezione, che contiene libri che costano dai 200 ai 40 mila euro. Ma non li vendo tutti, qualcuno raro uscirà da questa casa solo dopo di me. Non posso separarmi da Umberto Saba, per esempio, Trieste per me è una città particolare, ci ho scritto un libro».

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