Syusy Blady: “Con Roversi è finita per un motivo. Nuda su Max? La scusa era una. Vado a Napoli da Dracula”. Syusy Blady su Roversi, Dracula, gli esordi, e non solo. La conduttrice televisiva, cabarettista e scrittrice bolognese, 73 anni, ripercorre le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
Il nome Syusy, così pieno di ipsilon da sembrare uscito da un fumetto, le è rimasto attaccato dai tempi del Dams. «Nel 1977 ero alternativa e femminista. Vera, non come oggi. A Bologna andava il demenziale, c’erano gli Skiantos, tra noi ci davamo soprannomi assurdi, io mi sono trovata questo, suonava bene».
Il legame con il signore dai dentoni aguzzi, il celebre Dracula, affonda invece le radici nella storia. «In realtà racconto del vero Draculea, il figlio del Drago: Vlad III principe della Valacchia, vissuto intorno alla metà del 1400. E detto l’Impalatore, per la fine che riservava ai nemici». Un personaggio controverso, ma che lei difende con una certa empatia. «Eh ma poverino, doveva difendere la cristianità dall’impero ottomano, molto più forte. Ci ho girato anche un documentario, in cui c’è tutto il nostro viaggio che dalla Romania porta in Italia. Perché a quanto pare Vlad è sepolto a Napoli».
Syusy Blady: “Dracula è sepolto a Napoli”
Ripercorrendo i giorni gloriosi del circolo Arci «Cesare Pavese» di via del Pratello, riaffiorano ricordi vividi. «Giorni bellissimi, c’eravamo io, Patrizio, Davide Parenti, poi arrivarono i Gemelli Ruggeri, Vito, Paolo Hendel, Bergonzoni. Mettevamo in scena il Gran Pavese Varietà, mix di alto e basso, dal poeta all’uomo della strada, la risposta alla serietà barbosa di una certa politica». Una politica che spesso si concludeva con il classico «segue dibattito», ma loro preferivano l’ironia. «In sala avevamo appeso un cartello: “Qui rise Umberto Eco”. Un giorno lo portarono a vederci, si divertì».
Non mancavano provocazioni. «Proposi il corso di spogliarello con Dodo D’Hambourg, ballerina del Crazy Horse. Si iscrissero in venti, uomini e donne, un gioco». E anche il debutto in Rai fu all’insegna dell’audacia. «Ne ho ancora uno, corto, a rigoni blu e verdi, scollato».
Tra gli incontri memorabili, quello con Moana Pozzi. «A Matrjoska, Italia 1, era in studio tutta 1111, a parte le scarpe, i maschietti non sapevano dove guardare». La puntata zero non andò mai in onda, ma il ricordo resta vivido. «Era una creatura tranquilla, quasi ieratica. Le feci un’intervista, parlammo dell’Aldilà, Moana lo immaginava con alberi, fiori, animali. Scherzò: “Però non ho nessuna voglia di morire”».
Quanto al rapporto con Patrizio, non c’è mai stata gelosia. «Gelosa? Nooo. Era talmente fuori dagli schemi. Secondo me a Patrizio faceva pure paura, come a molti altri uomini che temono il confronto con una donna così. Si sa, vogliono essere rassicurati».
Syusy Blady: “Con Roversi è finita per un motivo”
Il primo incontro con Roversi avvenne alle lezioni di clown, e non fu amore a prima vista. «Lo trovai antipaticissimo. O meglio, un simpatico antipatico. Siamo così diversi. Lui era tutto perfettino, quello che prendeva dieci a scuola, il capoclasse. Io il contrario, ma gli opposti si attraggono». E così nacque l’amore. «È stato un incontro di due contrari, due Acquari con uno spirito simile però, che ritroviamo anche adesso. Per me essere diversa è una religione. Lui è un tipo più pratico, organizzatore, io più creativa. Se abbiamo fatto il giro del mondo in barca a vela, il mio sogno, è merito di Patrizio, della costanza con cui è stato dietro a tutto. Ha attraversato due oceani vomitando».
La loro unione è durata vent’anni di matrimonio, ma molti di più di convivenza. «Uhh, ma deve contarne almeno 40 di convivenza!». Poi è finita, ma il legame è rimasto. «Però restiamo come parenti. Fratelli. Il suo è l’unico numero di telefono che ricordo a memoria. A un certo punto il rapporto è diventato limitante. Sono sempre io quella più inquieta. Il legame tra noi non finirà mai, siamo tuttora complici».
Syusy Blady: “Nuda su Max? La scusa era una”
La separazione ha lasciato il segno. «Certo che è stato doloroso. Ma fa parte dei sentimenti. A volte prevale il senso di libertà. La voglia di avventura per me è stata più forte. Non siamo mai stati una coppia normale. Amici, compagni, insieme nel lavoro. Un giorno ho detto io: “Sposiamoci”, per fare contenti i miei. Siamo diventati genitori, poi separati, divorziati. Quello che è stato ed è per me Patrizio non si può definire, non mi piacciono le etichette». Oggi Patrizio sta con Mietta, regista lirica, e anche lei ha un nuovo compagno. «Sì, ma non posso definire nemmeno lui».
Nel 2002, a cinquant’anni, posò per il calendario di Max. «Lo facevano tutti, è stata una bellissima esperienza. La scusa era che serviva per appenderlo sulla barca di Velisti per caso, per evitare che ce ne mettessero un altro». Nessun imbarazzo. «Io? Le pare? Ho sempre giocato con il mio corpo. Lo so che è una frase fatta, ma erano foto artistiche. Certo, qualcosa devi far vedere, devi provocare. Mi piace giocare con corsetti e guepière».
E Patrizio? «Vorrei vedere che si potesse opporre, mica mi serviva il suo permesso. Protestò: “Qui ti metti così sexy e arrapante, un attimo dopo a casa sei in pigiama”. Aveva ragione, ma sono freddolosa». Quanto al ritorno in Rai, non sembra esserci spazio. «È un discorso chiuso. L’ultimo programma è stato In viaggio con la zia, andò bene. Era piaciuto così tanto che non me l’hanno più fatto fare, al mio posto ci hanno messo delle smandrappate».
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