Liberato dopo 40 anni di prigione da innocente: 64enne arrestato di nuovo appena uscito. Liberato dopo 40 anni di prigione, Subramanyam “Subu” Vedam, 64 anni, si trova ora al centro di una nuova battaglia legale. Dopo aver trascorso oltre quattro decenni in carcere per un omicidio che non ha commesso, l’uomo è stato scarcerato in Pennsylvania il 3 ottobre, quando la procura della contea di Centre ha ritirato le accuse che lo avevano condannato all’ergastolo nel 1983.
Tuttavia, appena un giorno dopo la sua liberazione, l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) lo ha arrestato per avviare la procedura di deportazione in India, il Paese in cui è nato ma che ha lasciato da neonato. La famiglia e l’avvocata Ava Benach hanno definito la situazione “profondamente ingiusta” e hanno presentato ricorso alla Commissione d’Appello per l’Immigrazione, chiedendo la sospensione dell’espulsione e il riconoscimento dello status di residente permanente.
Vedam, nato durante un viaggio di famiglia in India e cresciuto interamente negli Stati Uniti, ha vissuto in Pennsylvania sin dai primi mesi di vita. Sua nipote Zoë Miller-Vedam ha sottolineato che l’uomo non parla hindi, ha un marcato accento di Philadelphia e non ha più alcun legame con l’India, dove tutti i parenti sono ormai deceduti.
L’errore della giustizia
Il caso giudiziario che ha coinvolto Vedam, risale al 1980, quando Tom Kinser, suo ex compagno di classe, fu trovato morto con una ferita da arma da fuoco. Nonostante l’assenza di prove fisiche o testimonianze dirette, Vedam fu condannato all’ergastolo nel 1983. Nel 2021, nuove prove emerse hanno portato all’annullamento della condanna, segnando uno dei più lunghi casi di ingiusta detenzione nella storia della Pennsylvania. Durante la prigionia, Vedam si è dedicato all’istruzione e al sostegno dei detenuti, guadagnandosi riconoscimenti per il suo impegno umanitario.
Attualmente detenuto nel Moshannon Valley Processing Center, attende la decisione sull’espulsione. La famiglia spera che la sua assoluzione e la vita trascorsa negli Stati Uniti portino alla concessione del diritto di restare. “Subu ha sacrificato quarant’anni della sua vita per un crimine che non ha commesso,” ha dichiarato l’avvocata Benach, “ora merita finalmente di essere libero, nel Paese che chiama casa”.
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