Nicolas Vaporidis: “Addio al Cinema dopo un colpo di grazia. La mia vita ora è la ristorazione”. Nicolas Vaporidis sull’addio al Cinema, è non solo. L’attore romano, 43 anni, da qualche anno ha lasciato Roma e cambiato mestiere, oggi si occupa di ristorazione e ne parla in una intervista a ‘La Stampa’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
Oggi la sua vita ruota attorno alla ristorazione, un mondo che descrive come «un palcoscenico che si accende ogni sera, sempre diverso e stimolante. Dove applicare la dura disciplina del teatro». Nonostante questo nuovo impegno, non esclude un ritorno al cinema: «Questo non significa che la mia religione mi proibisca il cinema. Potrei pensarci, ma solo a patto che arrivi una proposta davvero stimolante».
A differenza di molti che avrebbero preferito restare dietro le quinte, lui si fa vedere spesso tra i tavoli del suo locale. «Un ristorante non puoi lasciarlo a sé stesso. Devi esserci. Con i clienti amo fermarmi a chiacchierare: soddisfare le loro curiosità sul cibo e sull’attore che ero, ma anche chiedere e capire cosa va e cosa meno. È il posto dove voglio essere: un palco che si illumina e dove vado in scena ogni sera».
Nel ristorante, il suo ruolo è ben definito. «Seguo gestione e comunicazione. Mi piace fare da mangiare, sono bravino, ma a casa, non certo professionalmente. La cucina è tutta in mano ad Alessandro Grappelli». Non si tratta di un piano B nato da una delusione cinematografica, come chiarisce lui stesso. «Non poteva esserlo, perché fare l’attore non è mai stato il mio piano A. La mia prima opzione, dopo il liceo, era l’Accademia Navale, diventare ufficiale di Marina. Poi con i test attitudinali ho capito che non era cosa per me, la mia era un’idea romantica e irreale».
Nicolas Vaporidis: “La mia vita ora è la ristorazione”
Dopo la maturità, partì per Londra, ma prima si iscrisse all’università, senza mai frequentarla né completarla. «Serviva a evitare la leva. Paradossale, no, considerando che avevo pensato alla carriera militare? A Londra mi mantenni facendo il cameriere, un classico. Doveva essere per poco, restai circa un anno. Tornai solo per dare l’esame che mi avrebbe evitato la naja».
L’idea di aprire un ristorante non nacque in quel periodo. «Direi proprio di no. Imparai a conoscere un mestiere che è fatica e che rispetto, ma che non contemplavo certo nel mio futuro. Quando nel 2021 tornai a Londra, ripartii da zero. Riconosco a quell’esperienza di avermi insegnato a vivere per conto mio e reso più responsabile. E di avermi fatto conoscere, diventandone molto amico, Alessandro, il mio attuale socio».
Una volta rientrato a Roma, sentiva il bisogno di esprimersi. «Mi sentivo inquieto, desideravo esprimermi. Ma non sapevo cantare né suonare, fare l’attore mi veniva facile. Non che fossi animato dal fuoco sacro: non ero nato con quel sogno. Però ho scoperto che mi divertivo e appagavo la mia irrequietezza. Poi nel 2006 è arrivato Notte prima degli esami e si è accesa la giostra. Non era solo l’attenzione esasperata su ogni cosa che facevo, ma anche la possibilità di più opzioni e libertà di scelta, potevo pensare di uscire dal percorso iniziato per fare solo ciò che mi stimolava».
Nicolas Vaporidis: “Addio al Cinema dopo un colpo di grazia”
Per anni è stato l’attore che tutti volevano, ma col tempo i titoli si sono diradati. «Il mercato del nostro cinema è ristretto e io forse troppo legato alla filmografia di commedie romantiche e adolescenziali. L’attenzione su di me si è un po’ spenta e di contro io sceglievo solo progetti che accendessero una scintilla. A dare il colpo definitivo è arrivato il Covid: in scena al Sistina con Full Monty, il musical dopo 3 settimane è stato prima sospeso, poi rinviato a data da destinarsi (e mai più ripreso). Ho deciso: sono partito per Londra per dedicarmi solo al ristorante che avevamo aperto nel 2019».
Nel suo percorso c’è anche la partecipazione – e la vittoria – a L’Isola dei Famosi, che non rappresentava però un tentativo di rilancio. «Corrispondeva alla varietà di esperienze che ho sempre cercato. L’Isola è stata un’opportunità troppo golosa per lasciarla andare. Ma già vivevo a Londra, dove sono tornato senza sfruttarne gli effetti».
Il rapporto con il cinema, oggi, è sereno e privo di nostalgia. «Del cinema non ho bisogno. Riconosco che mi ha dato tanto, ne ho un ricordo bellissimo e sono orgoglioso dei film che ho fatto. Non è un’esperienza chiusa: se si presenta il progetto giusto, why not? Recentemente ho preso parte, anche finanziandolo, a un piccolo film, Fino alla fine della musica, e ho avuto un cameo nell’horror Behave: opere di amici, ma soprattutto di persone che stimo».
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