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Cronaca

Suicida nel carcere di Regina Coeli, la straziante lettera scritta al fratello prima di morire: “Sto impazzendo…”

Una lettera diretta alla madre ma scritta per il fratello prima di togliersi la vita

Si chiamava Valerio G., 22 anni, detenuto nel carcere romano di Regina Coeli. Non ce l’ha fatta a resistere alla detenzione e ha deciso di farla finita. Valerio prima di dire addio al mondo ha scritto una straziante lettera di addio ai suoi familiari, con cui – come raccontato dal Corriere della Sera – raccontava le motivazioni del gesto estremo.

“Io qui sto impazzando, ma vabbè, me la sono cercata. Fratellone mio, ora ti lascio con la penna ma non con il cuore. Ci rincontreremo”.

Valerio si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo venerdì sera nella sua cella. Da qualche giorno era stato rinchiuso in un bagno con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane, affetto da problemi psichici, era evaso 3 volte dalla Rems di Ceccano, nel frusinate, una delle strutture di assistenza per detenuti problematici che hanno preso il posto delle case di detenzione psichiatriche.

La lettera d’addio, tuttavia, era stata scritta il 16 febbraio, quindi una decina di giorni prima del suicidio. A renderla nota è stata l‘Associazione Antigone. Si tratta di una pagina diretta alla madre, scritta a mano, con una calligrafia incerta e tremante, che è riuscita a passare il controllo di sicurezza della corrispondenza in uscita da Regina Coeli.

Oltre al disagio per la pena carceraria, tra le motivazioni del suicidio del ragazzo ci sarebbe anche la delusione per un amore finito male.

“Tu non puoi capire, tu hai la ragazza al tuo fianco. Io sono stato lasciato da una ragazza che amavo veramente. Ora sono stanco”.

Ma fa discutere anche la decisione del giudice di trattenerlo in carcere invece di inviarlo in una struttura di cura specializzata.

Per Patrizio Gonnella di Antigone e Stefano Cecconi della campagna Stop Opg, “non si cura mettendo le persone dietro le sbarre ma affidandole – e ancor più i ragazzi – al sostegno medico, sociale e psicologo dei servizi sul territorio. Se un giovane si allontana da una Rems non si deve parlare di un’evasione, e non si butta una vita in galera”.

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