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Attentato a San Pietroburgo, svelate le generalità del Kamikaze. Sale il bilancio delle vittime

La Repubblica

Sarebbe un kirghiso il Kamikaze che ha messo in atto l’attentato a San Pietroburgo

Sarebbe un kamikaze kirghiso il responsabile dell’attentato terroristico contro la metropolitana di San Pietroburgo, la seconda città della Russia, costato la vita ad almeno 14 persone, stando al bollettino aggiornato del ministero della Salute russo. Lo hanno indicato le autorità di Bishkek. Si tratterebbe di un ragazzo di 22 anni di nazionalità russa ma originario del paese dell’Asia centrale, Akbarjon Djalilov, nato a Osh nel 1995. Lo ha detto il portavoce dei servizi di sicurezza, Rakhat Saoulaimanov, che ha precisato di aver ricevuto le informazioni in merito al presunto coinvolgimento di Jalilov “dalla parte russa”.

Il comitato di Stato kirghiso per la sicurezza nazionale ha reso noto che sta cooperando nelle indagini con le autorità russe sottolineando di non sapere se Jalilov sia “coinvolto nell’attacco terroristico o no”, confermando al momento solo l’anno di nascita e le origini kirghise di Djalilov. Il presunto kamikaze viveva a San Pietroburgo da sei anni, aveva cambiato diversi passaporti e ne aveva uno valido per l’espatrio. Il suo nome era circolato già ieri, prima come ricercato (ed era stata segnalata la sua automobile, una Daewoo Nexia), poi come possibile kamikaze, versione che pare oggi avvalorata dagli inquirenti.

La metropolitana ha ripreso a lavorare nelle prime ore del mattino, ma la stazione ‘Sennaya Poloshad’, colpita ieri, è stata richiusa per un allarme bomba. La riapertura del metro era stata annunciata dallo stesso governatore di San Pietroburgo, Gheorgy Poltavchenko, citato dai media russi. “La metropolitana da questa mattina ha ripreso pienamente il suo lavoro: su tutte le linee e fermate”, ha detto il rappresentante dell’amministrazione cittadina.

Il quotidiano Kommersant, che cita “una fonte attendibile”, scrive che i servizi segreti di Mosca sapevano della preparazione di attentati terroristici a San Pietroburgo: erano stati avvertiti da un russo che collaborava con l’Isis e detenuto dopo il suo ritorno dalla Siria. L’uomo, però, era un militante di livello inferiore e le informazioni fornitegli non sarebbero state complete. “A giudicare dalle lesioni ha agito un kamikaze. – ha detto una fonte citata dalla Tass – . L’ordigno era attaccato al corpo: o si trovava nello zainetto o lo teneva addirittura in mano, ma a livello della pancia. Questo è dimostrato dal fatto che tutti coloro che si trovavano nelle vicinanze hanno lesioni proprio in quella zona”.

Secondo le ricostruzioni preliminari, il kamikaze si trovava non lontano dalle porte, più verso la parte centrale del vagone, dove – ha aggiunto la fonte – “è stata trovata la sua mano con dei fili, subito portati ad esaminare”. Sempre la stessa fonte ha confermato che l’ordigno, responsabile della strage, era simile a quello trovato inesploso nella stazione di ‘Ploshad Vostannaya’. La potenza era di 200-300 grammi di tritolo ed era pieno di elementi lesivi, come sfere d’acciaio e dadi da bullone. Gli esami in corso stabiliranno se, come scriveva la stampa russa già ieri, la bomba esplosa si trovasse in un estintore simile a quanto ritrovato a ‘Ploshad Vostannaya’. Un alto funzionario della metro, Vladimir Garyugin, ha riferito che il personale di guardia preposto alla sicurezza della metropolitana ha fatto detonare un secondo ordigno appena mezz’ora prima che esplodesse, evitando così un’altra strage.

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