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Psico Pillole – Il falso mito del ‘Non abbiamo una relazione’: gli uomini lo dicono di più ma è realtà o paradosso?

Frequentarsi e non avere una relazione. Realtà o paradosso? Per la rubrica Psico Pillole il falso mito del ‘Non abbiamo una relazione’

Nel mio lavoro di psicologa mi capita spesso di sentire (per lo più dalla popolazione maschile) la frase: “Ci frequentiamo ma non abbiamo una relazione” nell’approfondimento della dimensione interpersonale e affettiva di un paziente. Ed altrettanto spesso riformulo l’affermazione: “Probabilmente intende specificare che non ha una convivenza”, una probabilità che il più delle volte si trasforma in certezza.
È vero infatti che nel tentativo di ‘rifiutare’ a se stessi l’idea di una convivenza, per i più disparati motivi che non approfondiremo in questa sede, si confonda quest’ultima con la relazione che invece a ben guardare è impossibile negare. Comunicare – dal latino “com”, cioè “con” e “munire”, ovvero “legare” – indica principalmente il “mettere in comune”, condividere pensieri,  opinioni, esperienze, sensazioni ed esperienze con gli altri.
Nel 1967, Paul Watzlawich insieme ad altri studiosi si riunirono a Palo Alto all’interno della scuola fondata da Gregory Bateson per approfondire la comunicazione interpersonale, e l’esito del loro approfondimento diede vita ad un importante volume intitolato “Pragmatica della comunicazione umana” e contenente i 5 assiomi della comunicazione.
Mi preme qui sottolinearne il primo: non si può non comunicare, non si può non trasmettere un messaggio all’altro, poiché oltre ad esprimerci a parole, esiste un tipo di comunicazione definita “non verbale” perché si avvale di gesti, del corpo, di espressioni facciali che oltre ad inter-agire ad un livello consapevole con l’altro, trasmette significati e direttive congruenti e/o incongruenti anche ad un livello inconscio che l’altro recepisce ad ogni modo.
Sta di fatto che così come è impossibile non comunicare è altrettanto impossibile non entrare in relazione. E poiché come sosteneva Aristotele: l’Uomo è un Animale Sociale, il cui sviluppo avviene all’interno di un contesto relazionale e nel tessuto stesso di queste relazioni.
È a partire dagli anni trenta che grazie alla Teoria dei Sistemi elaborata da L. Von Bertalanffy, ogni orientamento teorico allo studio della persona sia esso centrato sul singolo soggetto (come la psicoanalisi) o sul contesto relazionale nel quale è inserito (come l’approccio sistemico-relazionale) considera la stessa un Sistema la cui interazione con altri può determinare un cambiamento, una trasformazione, una modifica, così come avviene per gli elementi di un sistema in connessione tra di loro. Pensiamo alla meccanica, alla fisica e alla cibernetica. Discipline alla base degli studi di Bertalanffy.
Freud stesso, ad esempio, nello studio sulla Melanconia definì la stessa una ‘patologia relazionale’, ovvero, una condizione di sofferenza la cui eziologia (la causa) è rintracciabile nella relazione con la principale figura di riferimento, la madre, nell’approfondimento delle conseguenze relative alla sottrazione del primo “oggetto d’amore” del neonato: il seno materno che lo nutre e lo tranquillizza allo stesso tempo.
Jung a sua volta ebbe a sostenere: “L’incontro tra due personalità è come il contatto di due sostanze chimiche: se c’è una reazione, entrambi si trasformano”. Lacan, più tardi, diede enfasi non solo alla presenza materna nello “stadio dello specchio” (il periodo tra i sei e i diciotto mesi nel quale il bambino avvia il suo processo di identificazione) ma anche allo sguardo e alla voce. Elementi questi ultimi posti in rilievo anche da altri psicoanalisti francesi come Piera Aulagnier e J. Laplanche e prima ancora da Sabine Spielrein, paziente e poi seguace di C.Jung e della teoria analitica, la quale scrisse una bellissima relazione nel 1920 intitolata “L’origine delle parole infantili Papà e Mamma” quale esito di uno studio personale basato sull’osservazione clinica di sua figlia a partire dai primi vocalizzi soffermandosi sul tono e sull’intensità della voce nell’interazione quotidiana.
Studi tutti che sottolineano la necessità di ‘attraversare l’Altro’ per conoscere sè stessi. Studi che lasciano emergere la corrispondenza della relazione che altro non è che il suo sinonimo: relazione dal latino relatio –onis  Referre, Riferire (ad un corrispondente).
Amici miei, prima di affermare che ‘non siete in relazione’ o ‘non avete una relazione’ con qualcuno dunque… verificate cosa intendete negare, e preparatevi a delle scoperte sorprendenti!
Dr.ssa Maria Pirozzi.
Per approfondire:
Watzlawick P., 1967, Pragmatica della Comunicazione, Astrolabio.
Spielrein S., 1920, L’Origine Delle Parole Infantili PAPA e MAMMA. www.lacan-con-freud.it.
Lacan J., 1967, Scritti, Einaudi, Torino.
Se avete un quesito da sottoporre alla rubrica “Psico Pillolerubrica di InFormazione psicologica”  a cura della dott.ssa Maria Pirozzi,  potete inviare una mail all’indirizzo redazione@brevenews.com specificando nell’oggetto SEZIONE PSICOLOGIA. Le mails pervenute saranno pubblicate in forma anonima o con la firma dell’interessato qualora essa venga apposta in calce al documento.
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Dr.ssa Maria Pirozzi

Psicoterapeuta, psicodrammista laureata presso l'Università degli Studi della Campania L. Vanvitelli, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Campania. Specialista in psicologia clinica. Membro del gruppo di ricerca IL PROBLEMA DEL TRANSFERT presso Dipartimento di Psicologia Università degli Studi Luigi Vanvitelli di Caserta (ex S.U.N.).

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