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Cronaca

Caso mascherine, Pivetti: “Regole rispettate. Io colpita per un motivo preciso…”

Caso mascherine, Pivetti parla del maxi sequestro ai suoi danni a CorSera

Caso mascherine, Pivetti: “Regole rispettate. Io colpita per un motivo preciso…”. A seguito di un’indagine partita dal sovrapprezzo delle mascherine in alcune farmacie, gli uomini della Guardia di Finanza sono arrivati ad un hangar commerciale del terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa, dove sono custodite migliaia di mascherine Fpp2, sequestrate su disposizione della procura di Savona, che contesta l’assenza del marchio di certificazione.

Come riporta l’edizione online de ‘Il Corriere della Sera’, la Finanza scopre un particolare non da poco: le mascherine sono state importate dalla Cina dalla Only logistics Italia srl, società di cui è amministratrice unica Irene Pivetti, che nel 1994 (a 31 anni) con la casacca della Lega Nord diventò la più giovane presidente della Camera.

Archiviata la carriera politica, Pivetti ha poi iniziato a fare l’imprenditrice, stabilendo tra l’altro una solida di rete di relazioni con l’estremo oriente. Nei giorni più tragici del Covid-19, con un’ondata di morti che sembra inarrestabile, le mascherine di protezione sono pressoché introvabili. La Protezione civile, per ragioni di estrema urgenza, firma con la società di Pivetti un contratto per la fornitura di 15 milioni di mascherine, al prezzo di 30 milioni di euro. E una buona parte di queste vengono appunto sequestrate a Malpensa.

A spiegare il motivo è la stessa Pivetti ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’: «La mia società ha iniziato a importare questa partita sulla base della legislazione prevista dal decreto legge del 2 marzo, che poi è stata recepita in senso assai restrittivo nel Cura Italia. Noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza di certificare i dispositivi di protezione», certificazioni che poi non sono state ritenute consone».

Caso mascherine, Pivetti: “Mi fossi chiamata “Rossi” non sarebbe successo nulla”

Pivetti è molto amareggiata mentre ripercorre la vicenda: «Abusivamente si pensa che una persona che venti anni fa ha fatto politica non possa fare l’imprenditrice: sono stata colpita per il mio cognome, mi fossi chiamata “Rossi” non sarebbe successo nulla. Ma nel mio lavoro ho profuso anni di impegno e sacrifici».

La società dell’ex presidente di Montecitorio nel 2018 ha fatturato 72 mila euro, con un utile di appena 2.300 euro. Poi un affare da 30 milioni, come è possibile un salto del genere? «Sono 10 anni che lavoro con la Cina: abbiamo grandi uffici e ampi spazi commerciali, un business poi strozzato dal Coronavirus. E grazie a queste relazioni ho pensato che avrei potuto dare una mano al mio Paese: che deficiente sono stata, ma lo rifarei», risponde Pivetti a CorSera.

La struttura commissariale del governo per l’emegenza, guidata da Domenico Arcuri, ha previsto norme rigide per limitare i rischi di truffe: le forniture di mascherine oggi vengono pagate alla consegna. Mentre il contratto della società di Pivetti prevedeva il 60% di pagamento anticipato e il 40% alla consegna.

La Pivetti spiega il perché. «Il contratto con la mia società era stato firmato con la Protezione civile: le regole erano quelle, poi sono cambiate. Io ho rispettato tutto, e quell’operazione era pure in leggera perdita per me», conclude.

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