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Paola Ferrari: “Ero interista poi un episodio e ora sono milanista. Mi hanno ricoverata dopo Istanbul”

Paola Ferrari: “Ero interista poi un episodio e ora sono milanista. Mi hanno ricoverata dopo Istanbul”. La giornalista sportiva parla degli Europei e della sua passione per il Calcio in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Sono un po’ vanitosi (gli arbitri ndr)?
«Danno sempre più importanza alla loro immagine, hanno capito che anche quello conta».

Fanno concorrenza ai calciatori?
«Mi dicono che sono dei gran rubacuori pure loro, ma non ho conferme di questo (ride). È vero però che quando vengono ospiti in studio si presentano sempre molto curati ed eleganti. E poi hanno dei fisici ben allenati. D’altronde sono molto più protagonisti di una volta, oggi con il Var è cambiato tanto…».

[…] Ci sono sempre più donne appassionate di calcio.
«La svolta è avvenuta nell’82 quando abbiamo vinto i Mondiali e si scoprì che davanti ai televisori c’erano tante donne. E poi il calcio ora è diventato femminile sia per le tante colleghe che lo raccontano, sia per la fortissima Nazionale di calcio di Milena Bertolini».

Lei quando ha scoperto la sua passione per il calcio?
«Da quando avevo 6 anni mio padre, tifoso nerazzurro che oggi ha 91 anni, mi portava allo stadio: mi è sempre piaciuto. Crescendo, andavo a vedere le partite in curva con i miei amici e ho ricordi bellissimi: si partiva ore prima per prendere i posti che allora non erano numerati, si stava stretti stretti, spesso sotto la pioggia».

Si può chiedere a un giornalista sportivo per quale squadra tifa?
«Alcuni preferiscono non dirlo, ma io sono milanista dichiarata».

Ma suo padre non la portava a vedere l’Inter?
«Sì, ero dell’Inter. Poi a 8 anni a un derby vidi Gianni Rivera e rimasi folgorata. Cambiai squadra, ma fino ai 10 anni di età è consentito farlo. Dopo no (ride)».

Paola Ferrari: “Ero interista ora sono milanista”

Lei che tifosa è?
«Attenta, severa. Quando la mia squadra sbaglia la critico, ma sono una tifosa fedele e innamorata».

L’esito di una partita del Milan le cambia l’umore?
«Dipende dalla partita. Nel 2005 ero a Istanbul alla storica finale di Champions in cui il Milan perse contro il Liverpool. Beh, ho avuto una colica renale e mi hanno ricoverata (ride)».

Mi spiega perché il calcio è uno sport bellissimo?
«Perché è imprevedibile: anche Davide può vincere contro Golia. Perché scatena le passioni più belle, c’è l’amore per la propria squadra, l’accettazione della sconfitta, il cadere e il sapersi rialzare, il rispetto dell’avversario, l’emozione del gol. Ed è il maggior veicolo di integrazione di cultura, di civiltà, di razza».

Lei sa giocare a calcio?
«No».

Ci ha mai provato?
«Una volta con la mia amica Maria Teresa Ruta, che invece è fortissima, e che mi disse: “Guarda è meglio che lasci stare…”. Io mi dedico al nuoto».

Il giocatore più bravo della storia del calcio?
«Ho un debole per Marco Van Basten, un attaccante dotato di classe, talento, eleganza. Ed è pure bello…».

Il calciatore più figo degli Europei?
«Io lavoro con Luca Toni e Claudio Marchisio, che commentano le partite: ce li ho io i più belli! Però possiamo aggiungere che gli occhi di Marco Verratti sono speciali».

[…] Posso chiederle un pronostico?
«Il pronostico non si fa. Ci sono tante squadre forti ma vedo un trio speciale: Francia, Inghilterra e Italia. C’è però sempre una sorpresa e quello che mi incuriosisce è scoprire quale sarà quella di Euro 2020».

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