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Enrica Bonaccorti: “Carlo di Borbone? Per lui lasciai la tv. Il mio compagno morto, parlo ancora con lui”

Enrica Bonaccorti: “Carlo di Borbone? Per lui lasciai la tv. Il mio compagno morto, parlo ancora con lui”. Enrica Bonaccorti su Carlo di Borbone e non solo, la conduttrice racconta i suoi grandi amori e rivela alcuni retroscena sulla sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Enrica Bonaccorti, come dove quando e perché scrisse per Domenico Modugno «la lontananza sai, è come il vento. Che fa dimenticare chi non s’ama»?
«Avevo 19 anni, partii da una frase scritta a 14 sul mio diario. Eravamo in tournée a Cuneo e, dopo lo spettacolo, Mimmo m’insegnava a scrivere canzoni. Mi fece sentire una musica e mi ricordai delle frasi appuntate quando ero stata costretta a lasciare il mio primo amore: papà era poliziotto e, dalla Sardegna, era stato trasferito a Roma. Mimmo impazzì, saltava, diceva: sarà un successo, continua, scrivi quello che ti ricordi. Totò ha fatto il militare a Cuneo, io a Cuneo ho fatto La Lontananza».

Che ne è stato di quel primo fidanzatino?
«Lo annovero fra i miei quattro grandi amori, tutti colpi di fulmine. Gli altri tendo a dimenticarli, più che a perdonarli. La nostra vita è come quella degli alberi: migliora potando. L’amore più grande è stato l’ultimo, Giacomo Paladino, mancato a settembre, dopo 24 anni insieme. Gli ho dedicato il nuovo romanzo: la sua leggerezza, ironia, eleganza mi hanno accompagnata in ogni pagina, anche se alla fine ci è arrivato prima lui. Leggeva tutto, via via che scrivevo».

Enrica Bonaccorti: “Modugno mi insegnò a scrivere canzoni”

Come sta sopportando la perdita?
«Facendo finta che ci sia: gli parlo di continuo; faccio le cose che mi ha insegnato, sono puntuale, ordinata. Era un signore gentile».

Gli altri due amori nel mezzo?
«Un jazzista con cui ho vissuto dai 27 ai 32 anni e un francese con cui ho vissuto per tre anni».

Carlo di Borbone delle Due Sicilie. Per stare con lui, lasciò la televisione.
«Io l’ho sempre chiamato Charles. Ma lasciai la tv soprattutto perché, da dieci anni, ero sempre in diretta e trovavo strano il mio excursus, da un programma giornalistico come Italia sera a uno leggero come Non è la Rai. Da due anni dicevo a Maurizio Costanzo: voglio staccare. E lui: sei pazza, poi rientrare è difficile. Mamma mia, come aveva ragione».

Enrica Bonaccorti: “Carlo di Borbone? Tra i miei grandi amori”

Rientrò, ma da ospite.
«Commisi un errore di superficialità, ma in quei tre anni stavo su un altro pianeta, era un film dai colori pastello. Era intesa totale. Però mi rendo sempre conto delle cose dopo, capisco il successo dopo che l’ho avuto, capisco dopo che era un principe vero, ho capito dopo i 60 quanto ero carina da giovane. Arrivo sempre in ritardo».

Perché finì col principe?
«Era iniziata col foglio di via in mano. Mi disse subito che non poteva sposarmi. Gli feci una risata in faccia, dissi: vabbè, che sarà mai. La famiglia non era così felice di me: ero un’artista, lui aveva 29 anni, io 42, ero divorziata. L’avevo sempre saputo, ma, dopo, è stato come guardare un vetro che va in frantumi. Mia madre ha sempre detto: il problema è che non sei ambiziosa. In effetti non ho mai lottato per le cose: quello che arrivava mi sembrava già troppo».

[…] Anche la tv arriva per caso?
«Avevo superato tre provini per essere la protagonista dell’Amadeus di Peter Shaffer al teatro Argentina. Purtroppo, dovevo aprire la camicetta e mostrare il seno. Disperata, mi feci operare per ridurmelo. Dopo sei ore d’intervento, mi sveglio col braccio come morto e la lingua penzoloni. Dovetti rinunciare all’Argentina. Stavo a casa e, come diceva Eduardo De Filippo, chi ti dice che è una disgrazia? Chiama la Rai: sappiamo che non fa la stagione, vorremmo incontrarla. Era per Italia sera, il nome lo inventai io. Con Mino Damato e Piero Badaloni, serviva una donna, decorativa. Ma prima d’iniziare Badaloni rinuncia e il mio ruolo decorativo si espande».

Quanto temeva l’insuccesso quando prese il posto di Raffaella Carrà a «Pronto chi gioca»?
«Arrivo e Gianni Boncompagni mi dice: non ti preoccupare, tanto andrà tutto malissimo. Mi lasciò senza indicazioni di regia. Abitavo in un seminterrato, sulla mia testa passava l’autobus, la sera prima mi chiedevo come infortunarmi per non andare in onda. Vado, invece, e non c’era un copione. Iniziai a presentare i ballerini uno per uno, lessi i biglietti dei fiori arrivati in studio. Alla fine, battemmo Pronto Raffaella?».

Enrica Bonaccorti: “Carlo di Borbone? Per lui lasciai la tv”

[…] In Fininvest, alla fine, era andata per uscire dal seminterrato?
«Passai direttamente dal seminterrato alla villa. Mi diedero una cifra stratosferica, mi corteggiavano da anni. Ma fu perché il caso volle che in Rai mi avevano dato, e tolto prima di iniziare, Domenica In 1987».

Questo perché osò annunciare in diretta che era incinta?
«I dirigenti sapevano che l’avrei detto. I giornali parlarono di uso privato di servizio pubblico. Mentre, oggi, in tv, si mostrano pure le ecografie… La cosa peggiore è che in camerino mi sentii male, poi persi il bambino».

«Non è la Rai» fu accompagnato da polemiche furibonde.
«Parlavano di Lolite, ma la vera storia è che i primi tre mesi potevo fare interviste e interagivo con quelle giovinette».

Da qui, la nostalgia del giornalismo.
«Me ne andai dopo lo scandalo del Cruciverbone: una concorrente diede la risposta prima che io facessi la domanda. Dissi: datemi una mitragliatrice, è una truffa. Non so come mi venne. I dirigenti mi rimproverarono la reazione».

Fra gli amori, non ha messo Renato Zero, che di lei ha detto: «Mi ricordo ancora i brividi».
«Resta un amico. Era Renato Fiacchini che diventava Zero, io fingevo di essere la sua agente, mettevo un abito serio e andavo a vendere le sue serate nei bar. A volte mettevo una tutina nera con le frange e mi esibivo con lui, inventando finte pubblicità. Avevamo vent’anni, ci accomunava un sogno di futuro che di certo avremmo conquistato, senza pensare al come, al cosa».

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