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Spettacolo

Antonella Boralevi: “Pavarotti mi confessò una cosa su sua moglie. Ho anticipato la crisi del maschio moderno”

Antonella Boralevi: “Pavarotti mi confessò una cosa su sua moglie. Ho anticipato la crisi del maschio moderno”. Antonella Boralevi su Pavarotti e non solo la scrittrice fiorentina, 68 anni, si racconta ripercorrendo le tappe più significative della sua carriera in una intervista rilasciata all’edizione fiorentina de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

«Non posso dire di aver proprio “inventato” io la crisi del maschio moderno. Però posso dire di averla anticipata, almeno come tema di dibattito».

Nei suoi libri ci sono sempre donne molto forti e determinate, Antonella Boralevi. Ma da qui ad aver «ucciso» la virilità, ce ne passa di acqua sotto i ponti…
«Non mi riferivo tanto ai romanzi, quanto al lavoro in televisione. Anche se ho voluto portare sullo schermo la mia natura di scrittrice. Pensavo a quando, nel 1994, ho inventato un talk show di approfondimento dedicato ai temi “dell’anima” che all’epoca non esisteva. Si chiamava Uomini, su Rai2. E trenta anni fa gli uomini non parlavano quasi mai dei propri sentimenti più intimi. Era considerata una cosa troppo femminile».

Con lei gli uomini si aprivano?
«In una puntata Luciano Pavarotti mi raccontò che non voleva più stare con sua moglie (Adua Veroni, la prima moglie), in un’altra Maurizio Costanzo mi disse che avrebbe voluto un figlio da Maria De Filippi… e lo disse prima a me che a lei. Se faccio la scrittrice è perché credo negli altri, nei sentimenti degli altri. È quello che voglio raccontare».

Antonella Boralevi: Pavarotti mi confessò una cosa su sua moglie”

[…] Il tema di fondo è: credete in voi stessi. E lo è in tutti i suoi libri.
«Il saper tirare fuori la Magnifica creatura che hai dentro. Per questo ho scelto questo titolo».

Quand’è che Antonella Boralevi ha iniziato a credere in se stessa?
«Ricordo bene quel giorno. Avevo dieci anni, stavo giocando una partita di tennis alle Cascine. E stavo perdendo 5-0 il primo set. Durante il cambio campo passo davanti alla panchina dove sedevano mio padre e il padre della mia avversaria. Sento quest’ultimo dire a sua figlia una frase tipo “ormai te la sei mangiata” e ho incrociato lo sguardo con il mio di genitore. Mi guarda fisso ed è come se gli leggessi nella mente queste parole: “Ma davvero tu glie la vuoi dare vinta”? Lì ho capito. Ci ho creduto. E non solo ho rimontato quel set fino a vincere per 7-5, ma ho anche vinto gli altri due set per 6-0 e 6-0. Perché ho sentito che lui credeva in me e quindi anch’io potevo credere in me».

[…] E quando ha capito che sarebbe diventata una scrittrice?
«Ho sempre pensavo e immaginato di voler scrivere. Quando ero in quinta elementare, e passai dalla scuola privata a quella pubblica, fu un anno terribile, sembravo destinata alla bocciatura. Poi un giorno la maestra dette un tema sui ricordi dell’estate, e quello che scrissi mi catapultò di colpo da essere la reietta della classe all’alunna il cui tema veniva letto in tutte le sezioni. Una specie di modello per tutti gli altri. Raccontai la mia estate al Forte dei Marmi concludendo con la frase “e il mare continuò a bagnare i ciottoli sulla sabbia”. Fu allora che capii che scrivere era la mia natura. Ma i miei figli, che ho avuto molto giovane, ancora oggi mi chiedono di sintetizzare i concetti».

[…] Qual è stato il momento in cui, guardandosi indietro, ha detto: non sono mai stata così tanto coraggiosa?
«Quando ho aspettato per tre giorni di essere ricevuta da Giovanni Minoli in un corridoio della Rai, per avere la possibilità di fare Uomini. Aspettai tutta una mattina, un intero pomeriggio, poi un’altra mattina, un altro pomeriggio… Finché a un certo punto mi ha aperto la porta. Disse di aver pensato “questa deve avere davvero qualcosa da dirmi, sennò non sarebbe così caparbia”».

Antonella Boralevi: “Ho anticipato la crisi del maschio moderno”

E il momento in cui guardandosi indietro ha pensato: non sono mai stata così tanto codarda?
«Non è mai successo. Mai avuto un momento di debolezza. Mi sono sempre presa tutti i rischi».

E il momento in cui ha pensato di essersi illusa?
«Gli uomini non mi hanno mai illusa. Ma alcune donne sì: sembravano amiche ma erano in grado di farmi davvero male, nella carriera. E lo hanno fatto. Ricordo una redattrice che di punto in bianco smise di pubblicare le mie interviste, e alla quarta volta andai a protestare dal direttore. Per dimostrargli che questa persona mi stava boicottando, che voleva distruggere la mia reputazione».

[…] Scelga un anno, nel corso della sua vita, che per qualche motivo considera uno spartiacque.
«Quando sono venuta a vivere a Milano, lasciando Rai 2 per andare a Rete 4, che allora era solo il canale delle telenovelas e volevano farla diventare una rete di approfondimento con il programma Linee d’ombra, un talk show sui temi del perdono, della malattia, della solitudine, dell’amore e del tradimento, in cui si parlava di padri e di figli, di adozioni, dove sono venuti la mamma di Marta Russo e l’uomo che portava il suo cuore nel petto. Siamo alla fine degli anni Novanta e scoprii che la vita milanese era molto diversa da quella fiorentina. Perché quando lavoravo in Rai a Roma rimanevo comunque a vivere a Firenze. Poi, non fu più possibile».

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