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Platinette: “Avevo una fidanzata e l’ho messa incinta. Meloni? Mi ha invitato in modo furbo a un convegno”

Platinette: “Avevo una fidanzata e l’ho messa incinta. Meloni? Mi ha invitato in modo furbo a un convegno”. Platinette sulla fidanzata che ha messi incinta e non solo, l’opinionista televisivo si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Buongiorno, dobbiamo chiamarla Platinette o Mauro?
«Dipende dalle persone, in nessun caso mi offendo. Quando è più utile arrivare al dunque, al femminile, altre volte come sono all’anagrafe, Mauro Coruzzi. Grazia Di Michele, con cui cantai al Festival di Sanremo, mi chiama Pla».

[…] Cominciamo dai suoi primi anni.
«Sono di Parma, ma sono cresciuto in piccole frazioni tra Langhirano, il paese di mia madre, e Felino, dov’era nato mio padre. Langhirano è la capitale del prosciutto, Felino del salame. Si sono incontrati a metà strada. A unirli era la passione per il ballo, la balera».

È vero che il suo padre biologico era un altro?
«Può essere un delirio il mio, mi sono fatto uno strano trip perché mamma col tempo aveva un fidanzato bello, un atleta che poi divenne un industriale. Mio padre dopo la guerra era tornato da un campo di lavoro, era stato internato dai tedeschi. Rientrò in Italia a piedi dalla Germania, ci impiegò quasi due mesi».

Dunque?
«Dunque era un po’ fuori di testa, gli venne un esaurimento forte, fu curato in una clinica che praticava elettroshock e mamma, donna di una vitalità incontrollabile, sensuale, sempre allegra, riallacciò una relazione con quell’uomo atletico. Non ne ho la certezza. Ma a conferma di ciò io da bambino ricevevo costantemente delle telefonate da un uomo che simulava di avere sbagliato numero. A rendere credibile questa storia, dopo che mamma morì, ogni sabato sulla tomba le venivano cambiati i fiori da una donna. La donna ha rivelato di essere la sorella di una persona che corrisponde appieno all’amante di mia madre».

Lei a chi somiglia?
«Ah, certamente non a mio padre, non ho alcuna similitudine con lui nei tratti. Io, truccata e vestita, somiglio a mamma che neanche Psycho. Siamo quasi uguali».

Platinette: “Meloni? Mi ha invitato in modo furbo a un convegno”

Disse in famiglia di essere omosessuale?
«Sono del 1955, cresciuto in piena epoca Dc, la Democrazia Cristiana, e non mi è mai venuto in mente di dire: mamma sono gay. Una volta trovò dei collant nella mia camera, li lavò e li mise nel cassetto insieme ai calzini. Mio padre invece era uno zombie, nel senso buono. Nell’ultima fase della sua vita si mise a parlare in italiano, disse che mi avrebbe voluto dottore. I miei genitori dopo il boom economico degli Anni 60 si trasferirono in città a Parma, lui divenne muratore e lei operaia nelle conserve di pomodori».

Com’è stata la sua gioventù?
«Andavo a battere sui marciapiedi, battevo per strada lungo i viali, come si dice nelle canzoni. A scuola passavo per essere uno dei due più bravi della classe, e insieme davamo i compiti ma col cavolo gratis, in cambio di prestazioni».

Ha vissuto il bullismo a scuola?
«Nessuna aggressione fisica. L’ho vissuta dopo. Aggressioni verbali a cui ho risposto con non so quale coraggio. A vent’anni ho cominciato a fare spettacoli di cabaret. Andavo a vedere un gruppo di trasformisti. Erano brutti, orrendi. Ma nella loro bruttezza erano geniali. Avevano parrucche sporche e vestiti improbabili, tutto era così esagerato che mi sono illuminato. Lo spettacolo si intitolava “La difficoltà di essere omosessuali in Siberia”. Il giorno dopo averli visti, sono entrato nel gruppo».

[…] A Sanremo diede il bis.
«La prima volta fu in gara con Grazia Di Michele e meno male che eravamo in due, da sola mi avrebbero massacrata, non è il mio mestiere. La seconda ebbi un diverbio con Gianni Morandi. I soliti idioti facevano una gag su una coppia gay. Morandi non sapeva come uscirne, disse che anche lui aveva amici gay. Io, finito il pezzo con i Matia Bazar, esclamai: anch’io ho amici etero. Fu un atto di coraggio e di stupidità».

Che Italia sarà quella di Giorgia Meloni?
«L’ho conosciuta, abbiamo chiacchierato a lungo, mi ha invitato in modo furbo a un convegno di Fratelli d’Italia. È una donna senza pregiudizi, se li ha li camuffa bene, ma non credo che abbia, come dice Morandi, molti amici gay. Avendo avuto la percezione di un suo pensiero diverso, volevo sapere come la pensasse su certi temi. Mi verrebbe voglia di chiederle un ruolo, rappresentando certe idee rispetto all’omosessualità. C’erano la Santanché, La Russa, centinaia di simpatizzanti di destra. Non credo siano tutti patrioti etero. A sinistra non mi hanno mai invitato. Il Pd si è impossessato di certi temi perché nessuno ne parla».

Platinette: “Avevo una fidanzata e l’ho messa incinta”

Come vive, oggi, il politically correct?
«È tutto un bacchettonismo ipocrita, una rottura di scatole. Ogni tanto faccio delle osservazioni ma è come se un musulmano criticasse Maometto. Ho contestato l’utero in affitto e apriti cielo. Ma ciascuno potrà dire la sua, potrò decidere cosa pensare, da “finocchia” come mi sento?».

[…] È vero che lei a 18 anni ha avuto una storia a tre, con un lui e una lei?
«Mi innamorai del vicino di casa mentre avevo una fidanzatina. Somigliava a Tadzio di Morte a Venezia, biondo, alto, slavato, una bellezza lontana dal mio genere. Abbiamo una sola notte d’amore, mi lascia un biglietto: non sarò mai come te. Nel mezzo la mia ragazza rimane incinta, io padre? E poi eravamo due bambini, l’unica soluzione era l’aborto, che all’epoca era illegale».

[…] Quando è ingrassata così?
«Ho preso 50 chili per un uomo, per conquistarlo, mi voleva così e sono esplosa come una mina. Poi c’è stato un chirurgo di Parma, anche a lui piacciono grassi; gli chiedevo, come ti possono piacere mostri come me? Aveva una doppia vita, io sognavo di andare al cinema con lui, normalmente. Temeva lo scandalo e finì».

[…] L’ultima volta che si è innamorata?
«Una settimana fa, di un uomo non attraente fisicamente, è una cosa di sguardi. Ho il timore di esserci finita dentro fino al collo».

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