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Claudio Cecchetto: “Max Pezzali autore indimenticabile, come persona invece…E sulla mia nuova Radio”

Claudio Cecchetto: “Max Pezzali autore indimenticabile, come persona invece…E sulla mia nuova Radio”. Claudio Cecchetto su Max Pezzali, la nuova Radio e non solo, il conduttore lancia il nuovo progetto nel giorno del suo 71esimo compleanno in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Claudio Cecchetto, compie 71 anni e lancia la sua radio. Non è la prima volta che lo fa. Che piani ha con radiocecchetto.it?
«Bella scommessa, mi viene quasi da ridere: in questo modo ogni anno festeggerò il mio compleanno e il compleanno della radio. L’anno prossimo saranno 72 per me e appena uno per la radio. A parte gli scherzi, sono tornato da dove ero partito. Mi portò fortuna fondare Radio Deejay negli anni ottanta, vedremo come va questa nuova avventura. L’1% dei disc jockey del passato continuano a fare questo lavoro anche adesso, il 99% ha dovuto smettere. In tanti hanno voluto condividere con me i loro ricordi. Mi sono inventato il format delle audio mail per dar loro spazio e li stiamo trasmettendo. Nel pomeriggio partiamo con un format che già qualcuno ha ribattezzato la ‘cecchettata’. Mi fa sorridere, io credo solo sia il pezzo forte.

In cosa consiste la “cecchettata”?
«Ho invitato alcuni amici e ho chiesto loro di fare una prova microfono. Li trasmetteremo e gli ascoltatori dovranno inventare chi sono: ci saranno Jovanotti, Fiorello, Elena Sofia Ricci, Edoardo Leo, Max Biagi e tanti altri. Poi pian piano svelerò chi sono. Intanto sono contento di aver fondato una radio che spero possa essere trasmessa in forma “mobile” a portata di smartphone come le dirette su Instagram. Ma, lo sottolineo, non manca una sede fisica. Siamo qui in un ufficio a Milano, c’è una regia, ci sono i tecnici. La serietà non manca. Ma l’obiettivo dichiarato è sfruttare tutte le tecnologie che l’uomo ha invitato per rinvigorire la radio per farla tornare un grande media. E la strada maestra da percorrere è il web».

[…] Si ricorda di cantanti o band difficili ed ostici da assecondare come produttore?
«Fare il mio lavoro per fortuna è sempre stata una gioia. Non ci sono artisti difficili o ostici. O meglio ci sono stati contatti con artisti che avevano questi attributi: guarda caso non hanno funzionato, non sono diventati famosi e quindi non lo sa nessuno».

Claudio Cecchetto: “Max Pezzali autore indimenticabile, come persona invece…”

Da Sandy Marton agli 883 c’è stato un interregno di un decennio. Cosa furono per lei gli anni ottanta? Cosa furono gli anni ’90?
«Gli anni ottanta furono un decennio fondamentale, importante, imprescindibile per la musica. Lo dobbiamo all’Inghilterra che già da tempo dettava – musicalmente – legge. Uscivamo dagli anni settanta dove in Italia avevano dominato i cantautori, poi qualcosa cambiò con questa british invasion fatta di funk, elettronica e new wave. Gli anni novanta furono decisamente più dance. Io mi divertii molto producendo Jovanotti e gli 883. Devo ringraziare gli anni ottanta perché quel dinamismo di cui parlavo mi permisero di lanciare e creare la “mia” Radio Deejay. Gli anni novanta furono gli anni d’oro della produzione musicale. Va però detto che gli anni ottanta furono talmente creativi e dirompenti a livello musicale che nei decenni successivi dobbiamo ammettere che è stato veramente difficile essere pionieri, se parliamo di originalità».

[…] Parliamo del mito degli 883. Talvolta nelle canzoni è indicato come autore. Scriveva anche i pezzi?
«Assolutamente no. A firmare i pezzi dei primi album erano soprattutto Max Pezzali e Mauro Repetto. Mi consegnavano i pezzi, poi la produzione e l’arrangiamento passavano a me, Pier Paolo Peroni e Marco Guarniero. Questi ultimi due in particolare erano i Quincy Jones degli 883».

Quale fu il singolo più entusiasmante degli 883?
«Hanno Ucciso l’Uomo ragno cambiò la visione della musica popolare. Sei un mito fu letteralmente una bomba atomica calata sulla musica popolare. Come mitico è il fraseggio musicale iniziale inventato da Pier Paolo Peroni. E le parole. Gli 883 mi piacevano perché parlavano di amore in maniera nuova all’epoca. Il sottofondo non era l’inflazionato ‘per conquistare lei’. Le canzoni degli 883 parlavano di vita e spiattellavano debolezze. Errato chiamarle ‘sfighe’, sono debolezze».

Ha fatto pace con Max Pezzali?
«In questo momento non penso più a Max Pezzali. Un autore indimenticabile, come persona diciamo che lo è un po’ meno».

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