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Edwige Fenech: “Portogallo? Vivo qui perché delusa da un aspetto. Single da una decina d’anni perché così ho voluto”

Edwige Fenech: “Portogallo? Vivo qui perché delusa da un aspetto. Single da una decina d’anni perché così ho voluto”. Edwige Fenech, il Portogallo, gli spasimanti e la sua versione di #MeToo, l’attrice francese naturalizzata italiana, 74 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Se le chiedo l’inizio di tutto?
«Quando a 14 o 15 anni, alta già come adesso, vengo fermata per strada, a Nizza, per dire una battuta in un film. EraToutes folles de lui di Norbert Carbonnaux. Dovevo dire una parola che non conoscevo e non capivo e mi fecero rifare il ciak 32 volte: una figuraccia tremenda. La parola era “mantenuta”: “vuoi fare di me la tua mantenuta?”. Mamma era con me, ma anche lei non sapeva che cosa significasse. Pensai che non avrei mai rimesso piede su un set».

Edwige Fenech: “Portogallo? Vivo qui perché delusa da un aspetto”

[…] Perché dal 2015 vive in Portogallo?
«Ho sentito il bisogno di cambiare aria. Ero un po’ delusa da come andava la carriera: non mi vedevo in Italia ad aspettare che arrivasse un ruolo giusto per me. La scelta è caduta sul Portogallo perché avevo visto un documentario, sono andata a visitarlo e mi è piaciuto. Ci ho portato la mamma e la gatta. E mio figlio Edwin con la moglie e i bambini l’hanno amato tanto e, quando hanno lasciato Shanghai, sono anche loro venuti a vivere qui. Sono uscita di scena al momento giusto e volevo tornare nel modo giusto. In questi anni, ho rifiutato tante proposte. Ma era importante tornare solo se potevo esprimere qualcosa di forte. Quando mi ha chiamato Pupi Avati per La quattordicesima domenica del tempo ordinario, non potevo crederci».

[…] la gelosia l’ha subita?
«Col mio primo marito: io 17 anni, lui 26. Matrimonio durato 14 mesi. Credo, appunto, che avessi voglia di libertà, indipendenza, ma non fu così per niente: lui si rivelò gelosissimo. E quando scoprii che aveva anche un’amante me ne tornai a casa da mamma e papà».

[…] Lei quando ha capito che piaceva e che piacere era una risorsa?
«Ci ho messo molto tempo, purtroppo. Mamma mi ripeteva: perché sei piena di complessi, perché? E io: perché le altre sono tutte più belle di me. Quando mi stabilii in Italia, avevo 19 anni, ma la testa di una bambina».

Girava anche sette, otto film l’anno, era solo per soldi?
«Avevo bisogno di lavorare e non ero schizzinosa, anche perché in Algeria non esisteva la distinzione tra film di serie A e di serie B».

Quante docce ha fatto nei film?
«Preferivo le docce alle scene d’amore. Dopo ho avuto la fortuna di cambiare carriera, ma non rinnego niente: alcuni film cosiddetti erotici erano carini, ben fatti, con attori bravissimi».

Edwige Fenech: “Single da una decina d’anni perché così ho voluto”

[…] È per essere padrona del suo destino che nel 1999 diventa produttrice?
«Esattamente, ma ho recitato solo nei primi due film. Dopo, ho preferito imporre altre donne, perché, per me, impormi era stato difficile. La carriera da produttrice mi è piaciuta, anche se per le preoccupazioni non dormivo la notte. Non ho avuto le porte che si aprivano da sole, ma ho dovuto spalancarle a testate».

[…] Un rimpianto?
«Non aver fatto la Gradisca di Federico Fellini in Amarcord. Mi portava a pranzo dalla sua cuoca, Ubalda, per cui lui mi chiamava Ubaldina, e mi diceva: Ubaldina, devi ingrassare per il film. Alla fine, prese Magali Noël, più matura e formosa di me. Ma io non riuscivo a ingrassare: ero giovane, bruciavo tutto quello che mangiavo».

[…] Lei che cosa pensò quando scoppiò il MeToo?
«Che finalmente qualcuno denunciava. Ai miei tempi, la parola di una ragazza non aveva valore. A me è successo più volte di essere molestata da chi aveva il potere di farmi lavorare e non ho denunciato: chi mi avrebbe creduto? Però, anche in situazioni pesanti in cui ho corso il rischio di essere violentata, sono riuscita a uscirne indenne: ho un riflesso col ginocchio che è una roba micidiale. Alle attrici di oggi consiglio di mirare col ginocchio dove sappiamo».

E quanto erano vere invece le leggende sui corteggiatori che le regalavano Maserati o mandavano elicotteri che lei rifiutava?
«Sono cose di una vita fa… Un armatore greco aspettò a lungo il mio arrivo in porto, che non ci fu mai. E ho avuto casa riempita di rose antiche, non ci si camminava e il profumo stordiva».

[…] Oggi, è single?
«Lo sono da una decina d’anni, perché così ho voluto, ma non metto limiti alla provvidenza».

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