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Spettacolo

Walter Chiari, il figlio: “Cocaina? Iniziò con una soubrette. Non sopportava un aspetto della sinistra”

Walter Chiari, il figlio: “Cocaina? Iniziò con una soubrette. Non sopportava un aspetto della sinistra”. Walter Chiari, il figlio Simone Annicchiarico, 52 anni, musicista e presentatore in tv, parla del celebre attore e comico scomparso nel 1991, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Eravate diversi di carattere?
«No, simili. Due nomadi. Non mi ha dato regole se non nell’alimentazione sana e nel mettere la maglietta se ero sudato. Era un eterno Peter Pan, semplice e complicato, mi ha insegnato a essere libero, lontano dai partiti. Infatti non voto da una vita».

Però lei da giovane era di sinistra e lui si arrabbiò.
«Stiamo parlando di fine Anni ’80, impossibile non schierarsi. C’erano i cortei…».

E suo padre invece era molto di destra.
«Era nato nel 1924, prima dell’entrata in guerra diceva che si viveva bene, era il rimpianto di una giovinezza felice e avventurosa. Sua madre, cioè mia nonna, era fascista. Walter è un nome tedesco che vuol dire condottiero del popolo, il fratello di papà si chiamava Benito».

E alla fine degli spettacoli, suo padre…
«Papà diceva al pubblico, un saluto alla prima fila e alla decima. Lui nella Decima Mas durante il fascismo aveva militato davvero. Dopo, non sopportò l’egemonia culturale della sinistra. Ma lo ricordo quando mi diceva, Simone, non hai capito che io sono più a sinistra di tutti, era solidale, siamo tutti uguali, diceva».

L’egemonia culturale della sinistra la pagò?
«Non in carriera, Ugo Gregoretti e alcuni Teatri Stabili di sinistra si innamorarono di mio padre. Ma di fatto l’intellighenzia aveva un complesso d’inferiorità e godeva nel vedere certi idoli cadere. Papà i libri li divorava, si era fabbricato da solo una cultura. In un certo senso l’egemonia comunista la pagò con la galera».

Walter Chiari, il figlio: “Cocaina? Iniziò con una soubrette”

Non furono proprio loro a incarcerarlo. Quando lei nacque, suo padre era a Regina Coeli per droga.
«Io ‘sta cosa l’ho scoperta a casa della zia materna, Marilena, a dieci anni, sono stati bravissimi in famiglia a tenermela nascosta. Leggevo giornali tipo Novella 2000 e lessi un titolone sul suo passato in carcere. Mia zia sbiancò».

E lei cosa pensò?
«Mi sono detto, figurati se uno così non finiva in galera. Ne parlai con papà, ma non lo riteneva rilevante. Io sapevo dei suoi vizi».

Uso e spaccio erano la stessa cosa.
«Fu Marisa Maresca, la soubrette, che lo prese come capocomico per portarselo a letto, a introdurlo alla cocaina. A fine spettacolo papà si allontanava con la ballerina di turno, la cocaina era legata al sesso, era timido e lo sbloccava, era il suo viagra».

Mise nei guai Lelio Luttazzi, finì in manette, un galantuomo che non sparò mai a zero su suo padre.
«Però poi non si videro più. Erano stati come fratelli. Se potessi tornare indietro, darei la mia vita al posto di quella di Lelio, che finì in carcere da innocente».

Walter Chiari era un grande seduttore.
«No, era bello, atletico. E pudico. Erano le donne che gli andavano dietro. Ho la lettera che gli scrisse Ava Gardner, “Sono a letto sola pensandoti e desiderando di essere a letto con te”; ho una foto molto bella di lui che esce da un locale di via Veneto con Anita Ekberg, e poi Delia Scala che era bellissima, con Anna Magnani fu una storia breve e privata, Elsa Martinelli. Mi diceva, non sai quali volgarità possano uscire fuori da certe donne che sembrano principesse. E Mina, che in una lettera si finse bambina, faceva apposta errori di ortografia, scriveva di aver perso un palloncino. Per me, mamma e papà che cambiavano partner era normale».

[…] L’ultima volta che lo sentì?
«Il giorno prima di morire. Mi disse, sono andato dal cardiologo e mi ha detto che posso giocare a tennis per altri dieci anni».

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