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Cortina d’Ampezzo, diritti negati alle donne per “evitare che gli Esposito sostituiscano i Ghedina”: interviene la Corte d’appello

Cortina d’Ampezzo, diritti negati alle donne per “evitare che gli Esposito sostituiscano i Ghedina”: interviene la Corte d’appello. Niente di nuovo dalle valli padane, uno dei luoghi più razzisti d’Italia si conferma probabilmente sul podio da questo punto di vista con l’ultima novità: a Cortina d’Ampezzo diritti negati alle donne per “evitare che gli Esposito sostituiscano i Ghedina’. Ma andiamo per gradi.

La Corte d’appello di Venezia è dovuta intervenire con una sentenza per dare alle donne del luogo la libertà di sposarsi con chi cavolo vogliono. “Dovete tener conto dell’evoluzione dei modelli familiari e sociali e rispettare il principio costituzionale di uguaglianza di genere femminile e maschile”, recita la sentenza riportata da ‘Il Corriere della Sera’.

La sentenza di fatto condanna il maschilismo mischiato al razzismo perdurante in certe montagne venete. La decisione dei giudici riguarda in particolare la Regola di Casamazzagno, nel Comelico, ma stabilisce un principio generale che coinvolge l’intero territorio, compresa l’area più famosa e tradizionalista di Cortina d’Ampezzo che si è sempre opposta a ogni tentativo di emancipazione.

Le parole del segretario generale delle Regole ampezzane

“È il momento di cambiare. Da noi è dura perché c’è uno zoccolo duro di intransigenti. Questi regolieri temono che attraverso la donna arrivi il forestiero perché se si sposa con un uomo che non è del luogo, i figli potrebbero portare un cognome non originario. Insomma, qui vogliono evitare il rischio che gli Esposito sostituiscano i Ghedina.

Naturalmente è un timore infondato e anacronistico nella società attuale che riconosce oltretutto il doppio cognome. Però questa cosa da noi è ancora un tabù, mi auguro che i nostri si diano una svegliata”, le parole di Stefano Lorenzi, segretario generale delle Regole ampezzane, che da anni vorrebbe adeguare lo statuto all’evoluzione sociale, riportate da CorSera.

Ovviamente si parla di regole (assurde e medievali) territoriali che riguardano le unioni delle donne. La parola razzismo la aggiungiamo noi perché ancora una volta si parla, con disprezzo, dei napoletani, visto che Esposito è il cognome più diffuso a Napoli, non Brambilla o Rossi. Di una cosa però possono stare tranquilli gli amici di certe montagne venete: i napoletani con il bellissimo territorio che hanno in casa, difficilmente piazzeranno tende nei luoghi freddi e razzisti…

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