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Porta lo smartphone al banco dei pegni ma non cancella le foto: arrestato dopo una scoperta shock

Porta lo smartphone al banco dei pegni ma non cancella le foto: arrestato dopo una scoperta shock. Un uomo porta lo smartphone al banco dei pegni ma non cancella le foto al suo interno e viene arrestato. Il motivo? In quel dispositivo aveva salvato 632 immagini di abusi su minori, alcune delle quali ritraevano stupri su bambini. È successo la settimana scorsa ad Adelaide, in Australia.

L’uomo, 48 anni e padre di 5 figli, ha comunque subito una condanna lieve, ricevendo solo una pena sospesa di un anno e otto mesi, con il primo anno da scontare agli arresti domiciliari. La scoperta inquietante sul telefono cellulare è avvenuta dopo che il presunto pedofilo ha impegnato il dispositivo presso Cash Converters, innescando anche un’indagine sul sesso minorile.

Il 48enne è stato risparmiato dal carcere dal tribunale distrettuale dell’Australia meridionale, nonostante la polizia abbia scoperto 632 immagini di abusi su minori sul suo vecchio telefono, di cui circa la metà nella categoria più grave possibile. Si è dichiarato colpevole del reato di possesso aggravato di materiale di sfruttamento minorile, ma non di aver perpretrato abusi direttamente.

La sentenza

Nella sentenza, il giudice Joana Fuller ha rivelato che era “l’autore della sua stessa morte” quando è stato catturato dopo aver impegnato il suo telefono Samsung a un Cash Converters il 10 maggio 2022. Un impiegato del negozio ha scoperto le immagini terrificanti e ha allertato la polizia che ha fatto irruzione nella casa di Hart e lo ha arrestato. La corte ha sentito che aveva detto alla polizia di essersi imbattuto per la prima volta nelle immagini su Snapchat.

Alla corte ha detto che le immagini erano solo per uso personale e che non aveva intenzione di inviarle a nessun altro. Mentre a uno psicologo ha rivelato che era “curioso” riguardo alle immagini ma ha negato di avere un interesse sessuale nei confronti dei bambini. La compagna, con la quale ha una figlia di due anni, aveva scritto una lettera a suo sostegno, scrivendo che l’uomo è un padre premuroso e attento e che la figlia lo adora.

Dalle indagini è emerso che è anche un fumatore abituale di marijuana. Il 48enne lavora come autista per un’azienda di gestione del traffico. Deve ancora dire al suo datore di lavoro del suo reato. La corte ha ordinato di frequentare programmi di riabilitazione. “È stato detto più e più volte che il materiale di sfruttamento minorile è un grave male sociale”, le parole del giudice riportate dall’edizione australiana del Daily Mail.

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