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Spettacolo

Maurizio Seymandi: “Superclassifica Show? La svolta con Berlusconi. Quando arrestarono Vasco Rossi feci una gaffe incredibile”

Maurizio Seymandi: “Superclassifica Show? La svolta con Berlusconi. Quando arrestarono Vasco Rossi feci una gaffe incredibile”. Maurizio Seymandi su Superclassifica Show, l’arresto di Vasco Rossi, e non solo, il conduttore 86enne si racconta rivelando molti retroscena sulla sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Se dovesse racchiudere la sua infanzia in una parola?
«”Senofonte”, che poi è stato il mio primo nome d’arte. Sono nato a Bengasi, nel 1937, all’epoca colonia italiana. Ma dopo dieci mesi i miei si trasferirono a Milano, in via Senofonte, appunto».

E poi la guerra.
«Sfollammo nel Comasco, come tanti. Papà morì in guerra a soli 36 anni, era azionista. Tornammo a Milano, la ricordo ancora in macerie. Ero gracilino, così le donne di casa mi mandarono a Nervi, in collegio. Il consiglio venne da Virginio Ferrari, medico e futuro sindaco di Milano».

Com’era la Milano del secondo dopoguerra?
«Vivace, piena di vita. Andavo con gli amici a giocare nel prato accanto alla via Gluck, quella cantata da Celentano. E trovavo sempre una scusa per infilarmi negli studi Rai. Vianello e Tognazzi erano i miei punti di riferimento».

Maurizio Seymandi: “Superclassifica Show? La svolta con Berlusconi”

Poi la Rai le fece un vero contratto.
«Sì, ma a Roma e con mansioni di autore. Che tempi. Conobbi Renato Rascel e Walter Chiari. Lo sa che la famosa battuta “Walter Ego” è mia?».

Anche Mike.
«Gli devo moltissimo. Mi invitava sulla sua barca e faceva certe battute che però qui non si possono riportare».

[…] Tanta radio, tante trasmissioni. Si lavorava parecchio in Rai all’epoca?
«Ma c’era anche un bellissimo incrocio di personaggi. Per esempio, io curavo una trasmissione legata al gusto e un giorno intervistai Eugenio Montale e gli chiesi che cosa mangiano i poeti. Lui rispose: “Spero che mangino”».

[…] E poi arrivò «Sorrisi». La grande intuizione dell’allora direttore Gigi Vesigna: con le classifiche musicali si può costruire uno show.
«Televisivo. Eravamo alla fine degli Anni 70, le prime televisioni private prendevano forma e così mi misi a girare l’Italia per comprendere questo mondo che nasceva».

E che cosa vide?
«Di tutto. Un’anarchia totale, perché c’era una corsa sfrenata ad accaparrarsi le frequenze ma spesso chi se le aggiudicava non aveva i mezzi per fare televisione».

Un esempio?
«Nel Bolognese una tv aveva per sede una stalla, senza nemmeno la corrente elettrica. In altre zone della provincia magari c’erano una stanza e un telefono. In una tv parrocchiale in Veneto, di notte andavano in onda gli spogliarelli delle casalinghe. Non c’era nessuna organizzazione, era un Far West. Però sia Gigi che io intuimmo che stava per accadere una rivoluzione».

Maurizio Seymandi: “Quando arrestarono Vasco Rossi feci una gaffe incredibile”

Che cosa glielo faceva pensare?
«La mia esperienza in Rai. Non era possibile che restasse quel monopolio in un’Italia che cresceva, con imprenditori e industriali pronti a investire. Così nacque la Superclassifica di Sorrisi, da questo fermento che vedevo intorno a me. Al giornale ricevevamo tante lettere di piccole emittenti che volevano farsi conoscere, ma le cose molto lette erano le classifiche musicali. La disco music viveva il suo periodo d’oro, perché non portarla in televisione?».

La prima puntata?
«La girammo in pellicola, una cosa assurda, costosissima, ma non avevamo la telecamera. Poi, mesi dopo, Telealtomilanese, dove andavamo in onda, venne comprata da un certo Silvio Berlusconi».

La svolta.
«Assoluta. Il simbolo, però, il Discolaccio, quel pupazzone ideato da Giorgio Ferrari con la voce di Franco Rosi, c’era già. Non c’ero però io in video, pensi che usai degli spezzoni di film, opportunamente montati, per annunciare i brani musicali».

La cosa che però ricordano tutti, anche chi all’epoca era bambino, è la sigla.
«SuperTelegattone… Maooo».

Nel 1980 il passaggio a Canale 5, giusto?
«L’avventura divenne straordinaria perché in studio avevamo ospiti di tutti i tipi. Ricordo, per esempio, Francesco Cossiga: alla fine dell’intervista mi chiese di trovargli un lavoro in tv perché era convinto che lo avrebbero fatto fuori dalla politica».

Musica e politica erano intrecciate.
«Una cosa assurda accadde quando arrestarono Vasco Rossi per possesso di cocaina. Nella registrazione io ospitai una band che lavorava con lui e, quando mi dissero che lui era sempre troppo impegnato per venire in trasmissione, io mi misi a gridare “Liberate Vasco”, intendendo dire lasciatelo più libero da impegni, non sapendo che in quelle ore lo avevano fermato davvero. La puntata andò in onda così, fummo sommersi da lettere e telefonate dei fan di Rossi».

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