Prete organizza un’orgia in una casa parrocchiale e droga una prostituta: arrestato. Un prete organizza un’orgia in una casa parrocchiale è stato accusato dalla procura di reati che equivalgono a otto anni di carcere. Inoltre, il sacerdote non avrebbe soccorso la prostituta che aveva assunto quando si è sentita male dopo aver assunto droghe.
Ora dovrà affrontare un processo per “crimini contro la libertà sessuale e la decenza”, “omissione di soccorso” e per “cessione di stupefacenti” a una persona le cui prestazioni sessuali erano state contrattate per organizzare un’orgia. I reati sono stati commessi nella casa parrocchiale di Dbrowa Górnicza, in Polonia, nell’agosto dello scorso anno.
Il sacerdote, che poco dopo i fatti ha deciso di stabilirsi in Turchia per qualche settimana per sottrarsi all’attenzione dell’opinione pubblica, dovrà rimanere agli arresti almeno per i prossimi due mesi, in attesa dell’inizio del processo. I fatti risalgono alla fine di agosto, quando il padre, parroco di un santuario, ha organizzato un’orgia presso la residenza parrocchiale alla quale hanno partecipato diversi sacerdoti e una prostituta.
L’intervento della polizia
Secondo fonti della polizia, gli assistenti hanno assunto droghe di vario tipo e la prostituta ha perso conoscenza. Sul posto sono intervenuti i sanitari con un’ambulanza, ma una volta lì, i sacerdoti hanno impedito l’ingresso al personale medico e hanno chiesto di portare loro la paziente fuori. Alla fine è arrivata anche la polizia e l’incidente ha ricevuto un’ampia copertura mediatica, che alla fine ha costretto il vescovo della diocesi di Sosnowiec (sud), Grzegorz Kaszak ad intervenire.
L’indagine portata avanti dalla Procura sta ancora cercando di chiarire se la prostituta che ha perso conoscenza a causa dell’ingestione di stupefacenti, e che nel processo è considerata una vittima, fosse o meno una prostituta e fosse pagata per frequentare la festa. O l’ha fatto gratuitamente. Nelle dichiarazioni successive ai fatti, il prete ha inviato una lettera ai media in cui dichiarava che “se qualcosa di simile fosse accaduto a una persona che esercitasse un’altra professione, non ci sarebbe stato nessun problema”.
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