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Ossessivo compulsivo tenta il suicidio sparandosi in testa: il proiettile lo cura anziché ucciderlo

Ossessivo compulsivo tenta il suicidio sparandosi in testa: proiettile lo cura e si salva. Un uomo affetto da disturbo ossessivo compulsivo tenta il suicidio sparandosi in testa. Invece di ucciderlo, il proiettile ha colpito la parte del suo cervello responsabile del suo disturbo, e cinque anni dopo è diventato uno studente universitario di successo.

A raccontare la vicenda, che risale al 1983, è il Times, in un articolo digitalizzato dal sito bros.global. il giovane ha subito una lesione cerebrale provocata dal proiettile che, a quanto pare, ha eliminato la sua fobia dei germi e la sua ossessione di lavarsi le mani, dicono i medici.

Il proiettile calibro 22 ha distrutto la sezione del cervello responsabile del suo comportamento ossessivo-compulsivo disabilitante senza causare altri danni cerebrali, ha detto il suo medico in un articolo pubblicato sul Physician’s Weekly, un giornale britannico di psichiatria. Le vittime del disturbo in genere hanno un’inspiegabile compulsione a ripetere le attività più e più volte.

La rinascita dopo il gesto estremo

Dopo il fallito suicidio, l’uomo è diventato uno studente universitario di successo, ha tentato il suicidio quando aveva 19 anni, ha detto la dottoressa Leslie Solyom, psichiatra dello Shaughnessy Hospital di Vancouver, British Columbia. L’uomo, identificato solo come George, si lavava le mani centinaia di volte al giorno e faceva docce frequenti, ha detto il dottor Solyom. Il comportamento lo aveva costretto ad abbandonare la scuola e a lasciare il lavoro.

Il dottor Solyom lo ha curato per più di un anno prima che tentasse il suicidio. “Anche George era molto depresso e disse a sua madre che la sua vita era così miserabile che avrebbe preferito morire. Lei disse: ‘Allora guarda George, se la tua vita è così miserabile, vai e sparati”, raccontò il dottor Solyom. A quel punto George andò nel seminterrato, si infilò in bocca un fucile calibro 22 e premette il grilletto”, ma quel gesto anziché ucciderlo, gli ha restituito la vita.

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