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Sindrome del terzo uomo, cos’è lo spaventoso fenomeno che fa sentire una presenza in caso di pericolo

Sindrome del terzo uomo, cos’è lo spaventoso fenomeno che fa sentire una presenza in caso di pericolo. Un recente episodio di ‘Law & Order SVU’ ha suscitato molto interesse sui social media con una trama che ruota attorno alla sindrome del terzo uomo, un fenomeno che si verifica in momenti di estrema angoscia e crisi, come le esperienze pre-morte.

Persone da tutto il mondo hanno riferito di come uno sconosciuto sia apparso e abbia fornito conforto, sostegno o li abbia guidati verso la salvezza durante esperienze traumatiche, per poi scoprire che non c’era nessun altro presente.

Il termine, talvolta noto anche come “The Third Man Factor”, è tornato alla ribalta sui social media dopo essere stato citato in un episodio di *Law & Order SVU* il mese scorso. L’episodio descriveva un’aggressione brutale per strada contro un uomo di nome Javier, il quale affermava che durante l’attacco c’era qualcun altro con lui.

Tuttavia, quando la polizia non è riuscita a trovare l’altra persona, Olivia Benson, interpretata da Mariska Hargitay, ha detto: “Beh, potrebbe non esistere, perché la donna che ha visto l’intero attacco ha detto che Javier era solo.”

Il detective Terry Bruno, interpretato da Kevin Kane, ha aggiunto: “Potrebbe trattarsi di un caso di sindrome del terzo uomo, è uno strano fenomeno nel cervello umano quando cerca di consolarsi in situazioni di pericolo e sopravvivenza, non troppo diverso da quello di un angelo custode.”

Rivolgendosi a X, precedentemente noto come Twitter, per esprimere il proprio pensiero sulla teoria, molti hanno affermato di non averne mai sentito parlare. La sindrome del terzo uomo è stata vissuta da alpinisti, esploratori polari, subacquei, prigionieri di guerra, marinai solitari, astronauti e persino sopravvissuti all’11 settembre.

Gli eventi

Tutti sono sfuggiti a eventi traumatici solo per raccontare storie simili di aver sperimentato la presenza di un compagno e di un aiutante. La presenza offriva un senso di protezione, sollievo, guida e speranza, lasciando la persona convinta di non essere sola.

L’incontro più famoso – e successivamente immortalato in versi da T.S. Eliot nel suo poema “The Waste Land” (“Chi è il terzo che cammina sempre accanto a te?”) – è quello dell’esploratore irlandese Sir Ernest Shackleton. Nei decenni successivi alle esperienze mistiche di Shackleton nella Georgia del Sud, ci fu una raffica di resoconti del Terzo Uomo.

Si sono verificati in tutto il mondo in condizioni estreme, ma anche molto diverse. Alcuni, come quello di Shackleton, sembravano essere confermati da più di un testimone. Allora perché l’improvvisa proliferazione delle storie del Terzo Uomo? Una teoria è che la natura dell’esplorazione stessa sia cambiata in questo periodo.

Questo meccanismo è stato chiamato “un interruttore”. Sebbene le persone nella vita di tutti i giorni non siano stimolate elettricamente, gli scienziati ritengono che coloro che sono sottoposti a stress fisico estremo, ai limiti della loro resistenza, abbiano accesso a questo interruttore. All’improvviso hanno la consapevolezza di essere in presenza di un bene ineffabile.

Il celebre alpinista Reinhold Messner ha detto: “Penso che sia del tutto naturale. Penso che tutti gli esseri umani proverebbero sentimenti simili se si esponessero a situazioni così precarie.” Ma che il Terzo Uomo sia una presenza generata dalla mente umana in momenti di grande stress, o una guida celeste inviata dall’alto, è certamente reale per chi lo sperimenta.

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