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Dario Fo e Franca Rame, il figlio: “Mai una punizione, volevano trasmettermi solo una cosa. Papà parlava ancora con mamma morta”

Dario Fo e Franca Rame, il figlio: “Mai una punizione, volevano trasmettermi solo una cosa. Papà parlava ancora con mamma morta”. Dario Fo e Franca Rame, il figlio Jacopo, attore e regista, 69 anni, racconta episodi e retroscena legati ai noti genitori scomparsi nel 2013 e nel 2016, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Dario Fo e Franca Rame, una coppia nella vita e nell’arte. Cosa significa essere figlio di due personaggi di questo calibro? Che genitori sono stati?
«Se commettevo qualche pasticcio, mi spiegavano il motivo per cui avevo sbagliato — racconta Jacopo Fo —. Non ho mai subito punizioni, volevano trasmettermi solo la passione. Mi ripetevano: fai quel che vuoi e campi di più, che non significa restare sdraiati sul divano a guardare il soffitto. Mi hanno insegnato una cosa fondamentale: il senso del dovere, loro recitavano anche con la febbre alta».

Dario Fo e Franca Rame, il figlio: “Da bambino  giocavao di più con mamma”

Quando era bambino, giocavate insieme? Chi dei due era più disponibile?
«Mamma raccontava storie bellissime, era il suo modo di giocare con me. Non ricordo una partita a pallone con papà, piuttosto lunghi giri in bicicletta; però, quando era nel suo studio a lavorare, a scrivere nuovi testi, in casa c’era la consegna del silenzio assoluto. Io ero autorizzato a strisciare sotto la sua scrivania con i miei fogli di carta dove disegnavo quello che mi passava per la testa…».

[…] Un papà impositivo?
«No, era molto autocritico. In un’altra occasione avevo fatto un disegno che non mi piaceva e lo strappai. Lui mi disse che se una cosa non mi piaceva non dovevo distruggerla, semmai trovare un’altra soluzione. Un principio che gli vidi applicare qualche giorno dopo. Stava disegnando un ritratto di donna su un asse di legno, non gli piaceva e lo infilò nella vasca da bagno sotto la doccia. Nel legno infradiciato, l’immagine cominciò a disfarsi e io cominciai a piangere, perché lo stava distruggendo e invece… ecco che da quell’apparente distruzione venne fuori un dipinto ancora più bello del precedente!».

Due protagonisti della scena nazionale e internazionale: come trascorrevate il tempo libero?
«Non ricordo molto tempo libero trascorso insieme: erano due girovaghi, in tournée buona parte dell’anno, li seguivo spesso nei vari teatri, dove assistevo alle prove dietro le quinte. Altrimenti restavo a casa con le due nonne a turno, ma anche da solo, e sapevo organizzarmi: potevo liberamente decidere se andare a scuola oppure no, mi firmavo le giustificazioni».

Dario Fo e Franca Rame, il figlio: “Mai una punizione, volevano trasmettermi solo una cosa”

[…] Dario era un ragazzone alto e allampanato, non si può dire che fosse bellissimo. Franca era uno splendore di ragazza: come ha fatto a innamorarsi di lui?
«Mia madre era una donna intelligente. Bellissima, aveva molti corteggiatori, magari anche gente ricca, importante, ma ha scelto un uomo sensibile, spiritoso, che la faceva ridere».

Era geloso della bella moglie?
«Credo di sì, ma non lo dava a vedere e poi non ce n’era motivo. Invece fu proprio lei ad arrabbiarsi per i tradimenti di lui e annunciò di voler divorziare in tv, ospite della Carrà a Domenica in: Raffaella rimase di stucco, non si aspettava una dichiarazione così intima».

Poi lo perdonò…
«Lui le mandò un fax lungo 7 metri pieno di disegni e parole d’amore. Era un tipo creativo e non dimentichiamo che mio padre ha preso il Nobel».

[…] Ironica e determinata nel prendere l’iniziativa: fu lei per prima a baciare Dario. Un gesto impensabile da parte di una donna, a quei tempi…
«Erano gli anni ’50. Lavoravano insieme in uno spettacolo di rivista: lui l’aveva adocchiata, ma non osava corteggiarla; lei se n’era accorta e una sera si incrociano dietro le quinte. Lei lo blocca e lo bacia».

Dario Fo e Franca Rame, il figlio: “Mamma cresciuta in una famiglia di artisti”

Decisamente disinvolta…
«Franca è cresciuta in una famiglia di artisti. All’epoca, le donne che facevano le attrici erano considerate delle prostitute e siccome mia nonna materna era una cattolica di ferro aveva aperto una pasticceria per poter dire alla gente che le figlie facevano le pasticcere. La pasticceria fallì e allora convinse mia madre a fare un corso da infermiera: lei obbedì, ma era una fatica, perché la sera recitava. Inoltre, a scuola, è stata bullizzata, avendo uno strabismo divergente… da ragazzina non era bellissima. Dopo varie operazioni, riuscirono a correggere il difetto, e alla fine le rimase solo una lieve divergenza».

Dario era figlio di un ferroviere…
«Mio nonno è stato un militante del partito socialista. Durante il fascismo, nascondeva i documenti riguardanti i partigiani dentro i pannolini di mio padre. Ha aiutato molti ebrei a fuggire in Svizzera: li nascondeva dentro le casse dei treni, da lui condotti, che contenevano sabbia… toglieva la sabbia e infilava dentro i poveretti. Mia nonna paterna, una contadina. Mi raccontò che quando aveva 17 anni, stava raccogliendo insalata in un campo e venne accecata da un forte luce: cadde svenuta, si sentì toccata da Dio. Un mago le predisse: partorirai un figlio che diventerà famoso in tutto il mondo. Quando diventò madre, educò i suoi tre figli alla passione, non alla disciplina, anche se si arrabbiava molto quando ne combinavano di ogni genere…».

[…] Sono scomparsi a tre anni di distanza: prima lei nel 2013, poi lui nel 2016.
«Dario ha sofferto moltissimo per la mancanza di Franca. Ha continuato a parlare con lei dopo morta, dimostrando che il nostro ateismo di famiglia era, in realtà, solo di facciata».

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