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Fabio Mancini: “La bellezza ha aiutato ma non è stato abbastanza. Non ho parlato con i miei genitori per 20 anni”

Fabio Mancini: “La bellezza ha aiutato ma non è stato abbastanza. Non ho parlato con i miei genitori per 20 anni”. Fabio Mancini sulla bellezza, il rapporto recuperato con i genitori dopo 20 anni, e non solo, il modello pugliese, 37 anni, si racconta in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Lei per vent’anni non ha più voluto parlare con sua madre e suo padre. Il successo è stata una compensazione?
“Tutto è stato una risposta alla sofferenza e alla rabbia. La bellezza mi ha aiutato e salvato, ma non è bastata. Dopo il viaggio in India, ho capito che era arrivato il tempo del perdono. Per questo ho titolato il libro così: 108 sono i grani di un mala buddhista (il rosario, ndr ).Il perdono ha anche il significato opposto di perdita”.

Su Instagram scrive “nella solitudine delle apparenze sono cresciuto, ma con la consapevolezza dello spirito sono rinato”. Ha incontrato il leader buddhista, il XIV Dalai Lama. Le ha dato una guida preziosa?
“Mi ha invitato a diventare un “guerriero della pace”. Ci ho messo del tempo a decifrare il suo pensiero, poi ho capito perfettamente la mia missione: ispirare i giovani con valori positivi”.

Dirige la Fabio Mancini European School Project, è stato nominato da Friends of Europe tra i leader under 40. Ora è ambassador per la salute mentale dei giovani per il ministero della Salute.
“Sono stato in oltre 120 scuole. Ripeto ai ragazzi che lo scopo della vita non è fare il modello o l’influencer, ma la ricerca della felicità. Chiedo sempre se hanno mai scritto una lettera a qualcuno. La sala resta muta. I ragazzi fanno click sul tablet, ma non sanno esprimere emozioni”.

Fabio Mancini: “La bellezza ha aiutato ma non è stato abbastanza”

Un passo indietro. La sua prima sfilata.
“Arrivo al casting e vedo tutti questi modelli famosi legati a grandi brand. Voglio scappare,cosa ci faccio lì? Nel backstage, prima della sfilata, appare lui, il signor Armani, mi guarda e mi tranquilizza con i suoi occhi azzurri. Indimenticabile”.

Racconta nel libro che, nelle difficoltà, lo stilista l’ha spesso sostenuta.
“È stato come un secondo padre. Mi ha trasmesso la dignità del lavoro. Se non ho mai perso tempo dietro feste, alcol e droga, è stato solo grazie alla sua etica rigorosa. E alla disciplina. In effetti rivela di party con soli vassoi di cocaina e niente cibo. Lo dico sempre ai modelli di non lasciarsi abbacinare dai lustrini e di stare attenti alle agenzie che chiedono soldi. Non si fa carriera così. Ci si perde. Purtroppo l’ego è un grosso problema anche nel mondo della moda. Se non c’è stato ancora un #MeToo del fashion è solo perché non conviene a nessuno. E c’è paura”.

A proposito di perdizione, a un certo punto confessa pure che il sesso era diventato un modo per misurare il suo fascino. Ogni sera una nuova donna.
“Con il tempo, mi è apparso chiaro che cercavo in ogni corpo quello che mi mancava, una carezza o un’attenzione. È stata una continua scoperta. Ma ogni donna è stata importante. Le ho amate tutte”.

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