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Copyright, l’Intelligenza artificiale spezza le catene del ‘racket’ digitale mascherato da tutela del diritto d’autore

Copyright, l’Intelligenza artificiale spezza le catene del ‘racket’ digitale mascherato da tutela del diritto d’autore. Così come tantissimi settori, anche il copyright con l’Intelligenza artificiale sta subendo una rivoluzione. Con l’avvento dell’IA generativa, in particolare nella creazione di immagini, si chiude un’epoca buia fatta di intimidazioni, richieste di risarcimento e minacce legali (o pseudo tali). Le società di “monitoraggio” del copyright, quelle che per anni hanno perseguitato i gestori di siti web con metodi al limite dell’estorsione, stanno finalmente crollando sotto il peso della loro stessa arroganza.

La più odiata tra queste società (non serve fare il nome: chi ha ricevuto le sue email la riconosce subito), quella che ha fatto tremare migliaia di webmaster italiani con il suo stile aggressivo e intimidatorio, ha i giorni contati. Per anni ha operato con metodi che ricordavano più la criminalità organizzata che la difesa dei diritti: email dai toni minacciosi che paventano scadenze immediate, importi assurdi richiesti per presunti utilizzi di immagini che spesso non erano nemmeno protette.

Il suo modus operandi era semplice e spietato: inviare richieste di pagamento per immagini spesso prive di reale protezione, sfruttando automatismi e cavilli legali, minacciando cause da migliaia di euro e rovinando la vita a piccoli imprenditori, blogger e creativi. Una sorte di racket digitale mascherato da tutela del diritto d’autore. Molti hanno ceduto per paura di cause legali infinite e costose, altri hanno denunciato pubblicamente il ricatto, ma la sensazione generale era sempre la stessa: un sopruso legalizzato.

Il modus operandi

Ma ora, grazie all’intelligenza artificiale, il gioco è finito. I creatori di contenuti possono generare immagini originali, personalizzate, e completamente libere da vincoli di copyright. Non c’è più bisogno di cercare tra banche dati opache o di temere che una foto innocua possa trasformarsi in una trappola legale. La libertà creativa è tornata nelle mani di chi produce, non di chi specula.

Il giochino era semplice e remunerativo (oltre che spietato): rintracciavano immagini presenti online, spesso di dubbia provenienza o persino prive di reale tutela, e inviavano comunicazioni intimidatorie a chiunque le avesse pubblicate. Non facevano distinzione tra grandi aziende e piccoli webmaster, tra professionisti e privati cittadini: tutti diventavano bersagli di richieste di denaro presentate come “risarcimenti” obbligatori. Ma in realtà si trattava solo di un gioco psicologico, costruito per spaventare e spingere a cedere. Era una strategia che colpiva soprattutto i più deboli, i piccoli siti, i blog indipendenti e le realtà familiari, incapaci di sostenere i costi di una battaglia legale.

Che sia chiaro: se ci sono vere violazioni del copyright, è giusto che ci sia un giusto compenso, soprattutto quando si monetizza con il lavoro altrui. Ma non certo richieste esorbitanti come spesso accade. Ebbene, è ormai giunta la fine del terrore legale, dell’abuso sistematico, della monetizzazione della paura. Le società che hanno vissuto di estorsione digitale stanno perdendo terreno, e non c’è algoritmo che possa salvarle. Il loro modello è obsoleto, la loro credibilità distrutta.

La beffa delle immagini gratis

L’esplosione delle immagini generate dall’intelligenza artificiale sta segnando un punto di svolta epocale. Oggi milioni di persone possono creare foto, illustrazioni e contenuti visivi senza attingere a nessun archivio protetto da copyright. Basta un comando e nasce un’immagine unica, libera, non soggetta ad alcuna rivendicazione.

Ogni nuova immagine generata rappresenta un chiodo in più sulla bara di queste società. Si apre di fatto uno scenario che sta letteralmente prosciugando le fondamenta su cui si reggevano le fortune delle società di tracking: senza più possibilità di individuare “infrazioni” e spedire richieste di denaro, il loro potere si sgretola giorno dopo giorno.

Oggi, i creatori digitali non hanno più bisogno di piegarsi a quel sistema. Le intelligenze artificiali stanno regalando libertà, aprendo orizzonti creativi illimitati e soprattutto spezzando il monopolio dell’intimidazione. Addio quindi a queste società che per anni hanno prosperato come avvoltoi, insinuandosi in ogni angolo della rete, cercando di trasformare in reato ogni forma di condivisione di contenuti, perfino quando non vi era alcun danno reale per gli autori.

Carmine Gallucci
direttore@brevenews.com

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