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Facebook e la censura ingiustificata: quando “Negri” non è razzismo

La censura indiscriminata di Facebook, quando “Negri” non è razzismo

E’ proprio il caso di dire che gli algoritmi di Facebook sbagliano alla grande. Tre casi negli ultimi giorni, errori clamorosi che hanno portato il colosso di Zuckerberg a perdere un minimo credibilità.

La signora Gabriella Nobile aveva voluto raccontare al leader leghista Matteo Salvini, dei suoi due figli adottivi, additati a scuola come “negri” e atterriti all’idea di essere rispediti in Africa.
Elisa Corridoni, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista ed esponente di Potere al popolo, scriveva della Ferrara indignata per l’arrivo di Toni Negri, un ex “cattivo maestro” del terrorismo rosso chiedendosi amaramente perché la stessa repulsione non investa l’attualissima presenza neofascista nelle stesse strade.
Il pavese Mauro Vanetti aveva semplicemente scritto che lo stralcio di poesia che qualcuno aveva riportato sul suo profilo recava la firma di Ada Negri.

 

Il social network, come riporta Paolo Gallori per Repubblica, legge solo la parola “negri” e reagisce bloccando il profilo dell’incauto utente o censurando il post.
«Il contenuto – si legge nell’avviso recapitato da Facebook – potrebbe non rispettare i nostri standard della community. Rimuoviamo i post che attaccano le persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione di appartenenza, orientamento sessuale, genere o disabilità».

Il colmo è che Corridoni è una storica attivista di Rifondazione Comunista, quanto di più distante possibile da qualsivoglia idea xenofoba o discriminatoria.
Anche nel caso della signora Nobili, il cui post è palesemente un contributo alla causa della tolleranza.

L’attenzione si sposta naturalmente sulla “qualità” del controllo che Facebook svolge sui post che quotidianamente sommerge il social network.

In estrema sintesi, Facebook chiede agli utenti di segnalare i contenuti controversi, discutibili, offensivi, pericolosi. Le segnalazioni vengono prese in carico da un team internazionale di circa 14mila “esperti”, a cui spetta decidere, il senso delle parole e delle immagini.

Laura Bononcini, responsabile per le Relazioni Istituzionali di Facebook Italia, ha ammesso l’errore umano. “In alcuni casi, purtroppo – scrive in una dichiarazione -, commettiamo degli errori. Il nostro team che rivede i contenuti riceve, infatti, milioni di segnalazioni alla settimana e, occasionalmente, alcuni contenuti possono venire rimossi per errore. Quando veniamo a conoscenza di errori, investighiamo immediatamente, ci scusiamo con l’utente e ripristiniamo il contenuto dove giustificato”.

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