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Privacy e smartphone: “Il microfono è sempre acceso e ascolta tutto: come difendersi”

Privacy e smartphone: come difendersi

Sono croce e delizia dei nostri tempi ma spesso possono creare problemi di privacy. Parliamo degli smartphone che ormai ci accompagnano ovunque. Ma attenzione, perché i nostri piccoli dispositivi super tecnologici ascoltano tutto, tengono traccia di ogni dettaglio e in particolare di quello che gli abbiamo chiesto, con la gran mole di informazioni che finiscono in data center lontani e impenetrabili.

Come riporta leggo.it “Stefano Fratepietro, fondatore di Tesla Consulting ed esperto di cybersicurezza, che in un servizio del programma Le Iene dimostrò come uno smartphone può trasformarsi in un telefono-spia controllato da remoto «I cellulari restano attivi ma le informazioni non vengono passate a terze parti, almeno questo dichiarano i produttori. Tuttavia sappiamo che i microfoni sono sempre accesi e che ci sono algoritmi capaci di elaborare le nostre parole, il modo in cui le pronunciamo, il timbro di voce e gli orari per migliorare il servizio. Una via per difendersi è disabilitare il microfono e riabilitarlo solo per alcune funzioni, anche se poi bisognerebbe farlo ogni volta che si usa l’app».

MISTERIOSI LIKE
Con i molti mezzi oggi a disposizione impossessarsi di un cellulare o di un account social è un’azione semplice per chi vuole penetrare nella vita social altrui. E per andare a dama basta un’esca. «Nei giorni scorsi molti utenti Twitter mi hanno chiesto aiuto in seguito a una serie di propri like sotto contenuti che non condividevano e ciò è avvenuto per un preciso motivo: avevano dato l’autorizzazione ad alcune applicazioni senza leggere le condizioni d’uso, ritrovandosi così il proprio profilo gestito da un intruso, che ha messo like a piacimento. E questo schema vale per tutte le applicazioni», racconta David Puente, debunker che conosce bene le dinamiche dietro ai social media e che invita gli utenti ad avere un po’ di paranoia al fine di alzare la soglia di attenzione prima di utilizzare qualsiasi app. «In particolare è bene leggere cosa è richiesto ed evitare app che invitano a scoprire chi ha visitato il tuo profilo o che propongono quiz, così come link che prevedono l’apertura di un video, poiché sono specchietti per le allodole che mirano a ottenere dati personali, la moneta di scambio dei servizi gratuiti».

CONSENSO FACILE
Per Salvatore Aranzulla, il divulgatore informatico più seguito sul web, i rischi si riducono al minimo riflettendo prima di affidarsi a qualunque servizio digitale: «A parte quelle utilizzate dai governi contro gli attivisti, le applicazioni non fanno niente senza la nostra autorizzazione, però davanti alle richieste di accesso ai nostri dati si deve ragionare: se mi occorre un’app per fare dei calcoli non posso accettare che mi sia chiesto di attingere alle mie fotografie o chiedere di conoscere la mia posizione. E in caso di superficialità nel rilasciare autorizzazioni? Si può intervenire per bloccare il passaggio dei dati ritirando il consenso in qualsiasi momento»”.

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