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Politica

Tony Sperandeo si racconta: “Quei loschi individui e la frase su Badalamenti. Stufo di fare il cattivo”

Tony Sperandeo si racconta nel suo intervento a ‘I Lunatici del week end’ il format in onda sulle frequenze di Rai Radio 2

Tony Sperandeo si racconta: “Quei loschi individui e la frase su Badalamenti. Stufo di fare il cattivo”. L’attore siciliano è intervenuto a ‘I Lunatici del week end’, il format in onda sulle frequenze di Rai Radio 2.

Sulla sua carriera.
“Alla fine si finisce anche per prendersi in giro da soli per i ruoli seri che si sono fatti. Ma è possibile che la gente si ricorda di me soltanto per il cattivo? Io per la Rai, ne “La Squadra”, ho lavorato 7 anni facendo il sovraintendente Salvatore Sciacca, un poliziotto. Ecco quello non se lo ricorda nessuno. Ne “La Scorta” ero il carabiniere e non se lo ricorda nessuno”.

Il cattivo per eccellenza.
“Da quando ho vinto il David di Donatello facendo Gaetano Badalamenti de “I cento passi” quello è diventato il cattivo per eccellenza. Questo mi dispiace, perché mi piacerebbe rappresentare cose diverse, però quello che ho rappresentato dalla parte della legalità è molto bello. Poi parliamoci chiaro, io faccio l’attore quello che mi chiedono di interpretare, io interpreto”.

Sul cinema.
“Se devo essere sincero il cinema non è più quello di una volta, adesso è facile diventare sceneggiatori, registi. Io ho fatto più di 100 film, oltre che 250 puntate de “La Squadra”. Ma li ho lasciati scrivere agli altri, perché il cinema una volta era cinema. Adesso chiunque arriva come comparsa e al secondo film fa il regista, quindi non è più credibile come prima. Se io devo fare qualcosa di serio, poi devo essere sicuro di avere un’ottima sceneggiatura e una buona distribuzione. Allora si che faccio tutto, altrimenti cado nel ridicolo come tutte le altre cose”.

Sulla tradizione del Cinema italiano.
“Una volta noi superavamo l’industria americana, loro ci hanno copiati. A differenza nostra, sono rimasti una grande industria, mentre noi no ed è un peccato, perché il grande cinema lo abbiamo avuto noi. Questo perché è mancato il cambio generazionale: non ci sono più i mattatori di una volta. Però ad esempio ci sono quelli come il mio conterraneo Giuseppe Tornatore, lui è cresciuto dietro la macchina da presa, ha fatto di tutto e di più, quindi conosce bene il cinema. Roberto Benigni è un grande ma ne fa uno ogni tanto. E poi ci sono degli ottimi talenti”.

La famiglia batte i social.
“I social non li ho mai curati, c’è qualcuno che me li cura perché non so manco come si fa Instagram. Con la mia compagna, Barbara, a causa del lavoro ci vediamo e non ci vediamo, i miei figli sono a Milano. Fortunatamente ho mia madre di 94 anni ancora in vita, ma lei vive a Palermo e io vivo a Roma. Le cose per me più importanti sono mia mamma, il mio lavoro, la cagnolina e poi tutto il resto”.

Sul film ‘I cento passi’.
“A proposito di Badalamenti e di mamma, quando stavo preparando il personaggio sono andato a trovare la madre di Peppino Impastato, che mi conosceva per il cabaret, allora facevo diverse serate. Quando Giovanni Impastato disse a sua madre che avrei interpretato Tano Badalamenti,  ci mancava poco che mi buttava fuori di casa. La mamma è sempre la mamma e aveva perfettamente ragione”.

Il retroscena su ‘Zio Tano’.
“Quando ce ne siamo usciti, siamo stati fermati da dei loschi individui che mi hanno abbracciato dicendomi “Sperandeo facciamolo benedire lo zio Tano, perché lo zio Tano è una persona che merita. E io me la sono fatta sotto”.

Falcone e Borsellino nel cuore.
“L’importante è quello che sei nella vita, io sono orgoglioso di aver scritto un monologo sui due magistrati Falcone e Borsellino che porto nel cuore, perché sia loro che la Morvillo che i ragazzi della scorta, in tutti e due gli attentati, hanno dato la vita”.

Su Antonio Albanese.
““I Topi” di Antonio Albanese è una nuova serie che abbiamo fatto l’anno scorso e che ripropongono quest’anno. Sono felice di lavorare con Antonio Albanese che è un pazzo scatenato, un genio. Ho lavorato con tanti attori nazionali e internazionali ma lui è Antonio Albanese, è un genio. Mi ha chiamato due anni fa invitandomi a casa sua a Milano e mi propose questa sitcom che sembrava molto carina, quindi ho accettato anche perché lavorare con Albanese è una pacchia”.

La sitcom con Albanese.
“Il mio ruolo è comico, è un film sulla mafia si ma è una presa per il culo alla mafia. Io e lui siamo due che scappano sempre, che vivono nei tombini, nei cunicoli, da una vita. Per chi non l’avesse vista, l’anno scorso la polizia riesce a entrare in questi cunicoli, sbaglia e si ritrova in Austria. Noi invece a Novi Ligure. Questo lavoro con Albanese è molto carino, perché è una presa in giro a tutti questi mafiosi, quindi ci scassiamo dalle risate, lavoriamo e ci divertiamo. Non c’è alcun messaggio, ridi dall’inizio alla fine. È il non plus ultra dell’idiozia, come Cetto La Qualunque”.

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