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Fabrizio Corona: “Morirò ammazzato, l’ho scampata già 2 volte. Mio padre fatto fuori dal sistema”

Fabrizio Corona dice che morira ammazzato in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Fabrizio Corona: “Morirò ammazzato, l’ho scampata già 2 volte. Mio padre fatto fuori dal sistema”. L’ex paparazzo racconta alcuni episodi in cui ha rischiato la vita in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Fabrizio Corona, com’è la storia dell’omicidio commissionato ai suoi danni?
«Quale dei due?». Spazio per raccontare tutta l’autobiografia «Come ho invento l’Italia», appena uscita in libreria con la Nave di Teseo, non ne abbiamo. Le spiego della volta con gli albanesi. C’era un mio cliente, nipote di un potente molto celebre nella storia d’Italia […] Nel libro, c’è. Insomma, mi fa causa: secondo lui, gli dovevo dei soldi. Ma la regola della malavita è che, se fai causa, non puoi mandare il recupero crediti».

Perché no?
«Se hai messo le carte in mano alla madama – alla polizia, alla legge… – non puoi mandare il balordo a pestare il debitore: se no, la madama fa due più due. Non puoi stare col male e col bene. Chiaro?».

A spanne. Quindi?
«Arrivano in ufficio due albanesi. Uno dice: Corona, hai un problema con xx, vedi di dargli i soldi immediatamente. E io: ah sì? Usciamo e vediamo. Scendo, il mio autista mi segue e scatta la rissa. Accorrono baristi, tabaccai, gli albanesi scappano. Dopo un po’, un tale mi dice che c’è uno pesante di una famiglia balorda che mi vuole parlare. Era grossissimo e sul cucuzzolo della testa rasata aveva tatuata la sigla Acab: all cops are bastards, tutti i poliziotti sono bastardi. Mi dice: sono venuti due albanesi per comprare una pistola e noi, prima di vendere una pistola, vogliamo sapere a che servirà».

E a che serviva?
«A spararmi. Immagino a gambizzarmi. Il soggetto con Acab sulla testa, poi condannato a 21 anni per associazione per delinquere con aggravante mafiosa, dice che lui e suoi si sono messi di mezzo perché mi rispettano. Insomma, combiniamo un appuntamento, lui, io, gli albanesi, il creditore. Che ha capito il messaggio e non s’è più visto. Però, in questi casi, devi stare attento che non ti capiti un cavallo di ritorno».

[…] La sua incolumità è ancora a rischio?
«Io penso che morirò ammazzato».

Fabrizio Corona: “Morirò ammazzato”

Quali le ipotesi di questo sviluppo criminale?
«Ho fatto sei anni di carcere, anche in quelli di criminali efferati, gente di cui ho dovuto essere amico per salvare la pelle e che, quando escono, sanno dove trovarmi. Ora, magari arrivano e dicono: prestami diecimila euro. E io: ‘sto cavolo. Poi, dai domiciliari, esco per andare allo Smi, un centro di recupero di esecuzione penale, e lì ci sono altri criminali, che pure vogliono favori. Prima, davo retta, ora, fingo di non sentire, li mando a quel paese. E questa è gente che se la prende. Tanti mi vorrebbero morto».

[…] Perché suo padre Vittorio Corona era da vendicare?
«Era un grande giornalista, un signore, ed è stato fatto fuori dal sistema. Nel ’92, mise i politici in copertina su King e titolò “La Cupola”. Andò in conflitto con la Rai, il suo editore. Quindi, andò a dirigere Studio Aperto, ma quando Silvio Berlusconi scende in campo, rifiuta di schierarsi, va alla Voce con Indro Montanelli, a cui Berlusconi fa la guerra. La Voce chiude e papà non ha più potuto lavorare. È morto a 59 anni».

Non è che lei, più che «inventare l’Italia», l’ha peggiorata?
«Anche. Gran parte del “popolo di Corona” vede solo il mio lato nero. Dicono: amo Corona perché manda a quel paese i magistrati, perché sta con le donne più belle, perché ha i soldi. Il mio è un mito negativo. Da non seguire».

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