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Federica Panicucci: “Io vittima di body shaming, non mettevo gonne. Credo nella legge dell’attrazione…”

Federica Panicucci vittima di body shaming, l’intervista a ‘Vanity Fair”

Federica Panicucci: “Io vittima di body shaming, non mettevo gonne. Credo nella legge dell’attrazione…”. La conduttrice racconta alcuni retroscena sugli episodi in una intervista rilasciata a ‘Vanity Fair”. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Qual è il primo punto del Panicucci pensiero?
«Credo fermamente nella legge dell’attrazione, ossia se desideri una cosa fortemente quella accade. A un certo punto ho analizzato gli eventi della mia vita in maniera matura e ho capito che quello che mi è accaduto l’ho desiderato talmente tanto e ho lavorato tantissimo perché accadesse. Il presupposto più sbagliato è dire “non faccio una cosa perché tanto non ci riuscirò”. Come quando non prendi la macchina perché sei convinta che non troverai parcheggio. Io, invece, la macchina la prendo e il parcheggio alla fine lo trovo».

E il piano B?
«È solo un alibi. È importante avere un’attitudine positiva. Non bisogna vivere la vita in modo passivo. Per arrivare a questa consapevolezza ho fatto un lungo percorso, mi sono chiesta “Sono veramente felice?” e ancora “Questa è la vita che volevo?”.

E se la risposta è no?
«Bisogna avere il coraggio di cambiare, il coraggio di essere felici. Fa bene a te, ma anche a quelli che ti stanno vicino. A me è successo, ho capito che qualcosa era finita, ne ho preso coscienza e ho deciso di percorrere una nuova strada. Ho smesso di assecondare e di compiacere gli altri. Ho scoperto la vera Federica».

Che cosa la fa felice oggi?
«Oggi non mi serve molto, mi basta la mia quotidianità. Faccio il lavoro che amo, ho i figli vicini che stano bene, un compagno che amo e che mi ama».

[…] rivela anche di avere sofferto di body shaming.
«Fare pace col proprio corpo è un percorso difficile e impegnativo, non è automatico. Io ci ho messo tanto, non ho indossato una gonna fino ai 35-36 anni. Oggi che sono grande so che le imperfezioni ci rendono unici. E vorrei dirlo anche a chi soffre come ho sofferto io: la bellezza è nei nostri occhi, nessuno può dirci cos’è giusto e cosa sbagliato».

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