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Mughini: “Italia rovinata da Tangentopoli. Io criticato per invidia. Figli? Non sarei stato un buon padre”

Giampiero Mughini e l’Italia rovinata da Tangentopoli, l’intervista a ‘La Repubblica’

Mughini: “Italia rovinata da Tangentopoli. Io criticato per invidia. Figli? Non sarei stato un buon padre”. Lo scrittore si racconta dall’infanzia agli 80 anni di oggi in una intervista rilasciata a ‘La Repubblica’

Giampiero Mughini, i suoi si lasciarono quando lei aveva sette anni. Come visse la separazione nella Catania del 1948?
«Come un marchio. A scuola ero l’ unico figlio di separati. Andai a vivere con la mamma dai nonni».

Perché si divisero?
«Mio padre era di una durezza spaventosa, tra lui e mamma c’erano vent’ anni di differenza. Ma più di così non saprei entrare nel dettaglio. Si sono separati male».

Che ricordo le è rimasto?
«Mia madre dopo un po’ cominciò a frequentare un altro uomo, “lo zio Aurelio”. Anche lui era separato dalla moglie. Un giorno eravamo al cinema, io, la mamma e la nonna. Non appena si spensero le luci, si avvicinò a noi una donna, che nel buio della sala cominciò a insultare mia madre: era la moglie dello zio Aurelio. “Usciamo”, disse mamma, senza ribattere alla signora. Sgattaiolammo in silenzio, persi il film. Questa era l’ Italia di allora».

Che rapporto aveva con suo padre?
«Lo vedevo ogni quindici giorni, in tutta la vita non mi ha rivolto più di trenta parole: ma sono state quelle decisive. Insieme a Clint Eastwood ha rappresentato il modello di uomo per me».

Mughini si racconta: “Italia rovinata da Tangentopoli. Figli? Non sarei stato un buon padre”.

Che famiglia era la sua?
«Borghesia impoverita, che è peggio di essere proletari. I soldi per i quaderni me li dava mio padre, il ragionier Mughini: a Catania lo conoscevano tutti, perché era il commercialista più bravo della città. Quando morì, nel 1973, sul quotidiano La Sicilia venne salutato con un’intera pagina di necrologi».

Suo padre che idee politiche aveva?
«Era stato fascista, mentre io ero un ragazzo che faceva la contestazione. Una volta scrissi un pezzo in cui mi scagliai contro le squadracce fasciste. “Lo sai che ne facevo parte?” disse. Non era vero. Non aggiunse mai altro sul mio essere di sinistra».

[…] Molti a sinistra non le hanno mai perdonato il Bar sport in tv, da ultrà della Juventus.
«Non mi hanno mai perdonato i miei guadagni in tv, è diverso».

Non l’accusavano di fare il guitto?
«Invece ero me stesso. Facevo Mughini. Ho avuto successo. Mentre loro perdevano tempo a criticarmi, io scrivevo un libro all’anno. Ne ho pubblicati 33. La verità è che il mondo degli intellettuali e dei giornalisti è pieno di invidie, i cannibali al confronto sono dei vegani».

È diventato ricco con la tv?
«Non mi lamento. Nell’ultimo anno, a Controcampo mi davano sei milioni di lire a puntata, anche se metà se ne andavano in tasse. Mi sono sempre fatto trattare bene. Aldo Biscardi al Processo del lunedì mi offriva 500mila lire per sedere accanto a Gianni Brera, quando mi chiamò Maurizio Mosca chiesi il quadruplo. Indro Montanelli mi propose 250 mila lire a pezzo per la rubrica L’invitato sul Giornale . “Facciamo 300mila lire”, replicai. Ovviamente li ebbi».

Mughini: “Italia rovinata da Tangentopoli”

Oggi per chi vota?
«Pd. Vorrei votare per Renzi, che è l’unico fuoriclasse sulla scena del centrosinistra, il suo partito però è inesistente».

[…] Come valuta i primi passi di Draghi?
«È uno che può dire che Erdogan è un dittatore senza prendere pernacchie. Ho sempre reputato Conte un avvocaticchio che se la cava, ma la cui autorità è zero».

Conte non ha il merito del Recovery?
«Quei soldi li avrebbero dati anche a me e a lei».

Che Paese è oggi l’Italia?
«Rovinato dalla frattura provocata da Tangentopoli. Ha distrutto le storie politiche che avevano innervato i partiti a cui dobbiamo la ricostruzione del Paese, la Dc, il Pci, il Psi: un periodo strepitoso».

[…] A 80 anni cosa ha capito degli italiani?
«Siamo il popolo che osannava Mussolini e che il 26 luglio si scoprì antifascista».

[…] Come mai non sta su Twitter?
«Perché io mi faccio retribuire per le mie opinioni espresse in pubblico».

Scrive spesso del suo rapporto con le donne.
«È stato complicato. Ho avuto un paio di volte dei no che sembravano dei ni, e alla fine ho capito che il ni è un no più sofisticato e diabolico».

Cosa ne ha dedotto?
«Che la donna lo fa per vanità, per un briciolo di indecisione, e perché non vuole precludersi ogni possibilità. Giusto così. È parte del fascino femminile».

Ha sofferto molto per amore?
«La mia parte l’ho fatta. Sennò che uomo sei?».

Come mai si è sposato soltanto a 79 anni?
«Con Michela stiamo insieme da trent’ anni, “metti che schiatto” le ho detto un giorno».

Le dispiace di non avere avuto figli?
«No, perché sono sempre stato troppo preso da me. Non sarei stato un buon padre».

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