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Claudio Santamaria: “Francesca Barra? Con lei ho capito un aspetto importante. Ho due sogni”

Claudio Santamaria: “Francesca Barra? Con lei ho capito un aspetto importante. Ho due sogni”. Claudio Santamaria su Francesca Barra e non solo, l’attore è doppiatore romano, 47 anni, si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi

[…] Come arrivò la recitazione?
«Mamma aveva la passione del doppiaggio. Amava la voce di Claudio Capone, il Ridge di Beautiful. Un giorno mi disse: i tuoi due fratelli non hanno mai voluto fare la scuola di doppiaggio. Risposi: vabbé, la faccio io».

Dove siamo? Quando e in che famiglia?
«Siamo intorno ai miei 15 anni, studiavo all’Artistico e sognavo di fare l’architetto. Vivevo al quartiere Prati di Roma. Oggi è una zona elegante, ma noi stavamo lì perché c’erano le case a equo canone. Papà era pittore edile. Quando incontrai Ermanno Olmi, ci scambiammo i diversi odori di casa: suo padre era ferroviere, sapeva di olio, di binari; io ricordo vernici, acqua ragia.

Ero il più piccolo di tre maschi, stavamo sempre per strada, con masnade di ragazzini. C’era poco traffico, si giocava a pallone, a nascondino. Si viveva di fantasia e correvo sempre: corse intorno al palazzo, corse per qualsiasi cosa».

[…] Qual era la sua rabbia? (Sospira, ci pensa)
«Glielo direi se questa fosse una seduta di psicoterapia. Ognuno ha la sua nevrosi, il suo buco nero, tutto avviene e nasce nella famiglia, tutti abbiamo avuto il momento in cui siamo stati traditi, abbandonati, umiliati. Questo mestiere mi ha consentito di fare i conti con ogni momento della mia vita e usarlo. Poi, piano piano, la rabbia se ne va».

Lei si porta il personaggio a casa e fatica a uscirne o ci entra e ne esce a piacimento?
«Dipende. Per un dieci per cento, non lo lascio mai. Quando ho fatto Lo chiamavano Jeeg Robot ci stavo 24 ore, telefonavo, dicevo: ” che voi? Oh, cia’…” . E mettevo giù. Un esercizio che t’ insegnano a scuola di recitazione è giocare col personaggio nel quotidiano, dal macellaio, dal barbiere. Ora è più difficile: mi riconoscono».

Claudio Santamaria: “Francesca Barra? Matrimonio a Las Vegas per un motivo”

[…] Lei quando ha esplorato la sua oscurità?
«Nell’Ultimo bacio di Muccino, mi confrontai con l’angoscia e l’irrequietezza di chi si è sempre adattato al mondo intorno a lui. Lì affrontai un personaggio, Paolo, che voleva che le cose fossero come le desiderava, forzava il padre, la ex. Grazie a lui, ho fatto i conti con la mia rabbia».

Ha girato uno 007, «Casino Royal». Com’ è andata con Daniele Craig?
«Alla prima capocciata, ha dato una botta a un bullone sul muro. Mi fa: “welcome in my world, sei mesi così, ho le capsule al posto dei denti, sono distrutto”. Gridava come un gorilla: “voglio tornare sul lago di Como”. Un’alba, dopo una notte di set, ci siamo ritrovati come due ragazzini nel camper trucco. A terra, c’era una falena gigantesca. Ci siamo inginocchiati, dico “oddio che bella”, e lui: “non toccare le ali, se no, non può più volare”. Quindi, mi fa: “io e te ci siamo presi a pugni finora e stiamo qua a coccolare una farfallona”».

[…] Canta anche. L’ha fatto nella miniserie Rai su Rino Gaetano.
«Io, a volte, ho delle percezioni. Dissi alla mia agente: vorrei tanto interpretare un cantante, sarebbe stupendo Rino Gaetano. Be’… C’era una serie in preparazione… Al regista Marco Turco cantai Sfiorivano le viole, mi disse: “ma devi cantare tu”. E io: “non hai capito, se non canto, non lo faccio”. Oggi, se ho un sogno, è incidere un disco. E andare a Sanremo da concorrente».

Claudio Santamaria: “Francesca Barra? Con lei ho capito un aspetto importante”

[…] Lei è cambiato tanto.
«Sono d’accordo. Ho incontrato la mia persona, Francesca, che è anche quella a cui ho confessato i miei drammi familiari. Con lei ho capito cosa significa prendersi cura dell’altro, cos’ è l’anima che incontra l’anima e com’ è condividere un’intimità vera. È cambiato il mio modo di stare al mondo e di lavorare. Questo cambiamento mi ha permesso di giocare a guardie e ladri su Amazon, di uscire di più come persona che come attore».

Era arrivato a 44 anni senza essersi mai sposato, anche se ha una figlia di 14, e si è ritrovato in una grande famiglia allargata.
«Io, da piccolo, vivevo in cinque in una stanza. Poi, uscito di casa, volevo provare tutti i giorni la bellezza di quando tutti sono via e tu sei finalmente solo. Ora, sono passato dalla solitudine estrema a una casa in cui può transitare anche un treno, ma senti solo gioia, amore e felicità. Ero molto chiuso e ora sono molto aperto».

[…] Perché, prima che in Italia, lei e Francesca vi siete sposati a Las Vegas?
«Perché è stato bello decidere di comprare le fedi e un attimo dopo dirsi sì. Quando lei aveva 12 anni e io 16, in Basilicata, ballò con me il suo primo lento. Ogni tanto, la rivedevo a Roma e le dicevo: vediamoci, ma non avevo il coraggio di chiederle il numero. Io che non mi sono mai visto bello, la vedevo troppo bella per me. L’ho ritrovata poi dopo tanto tempo e ho aperto gli occhi su qualcosa di profondamente familiare, nonché di astonishingly beautiful ».

Su Instagram, ha letto una poesia di Wislawa Szymborska. Giro a lei la domanda che pongono quei versi: «Un amore felice è necessario?».
«Assolutamente sì, lo è. Non avere un amore felice ti porta a sbeffeggiare l’amore romantico. Ma quando ce l’hai, capisci che quel cinismo verso l’amore era solo paura».

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