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Bianca Atzei: “Veronica? Mio vero nome che non accettavo, poi la svolta. Un aspetto di me non piaceva”

Bianca Atzei: “Veronica? Mio vero nome che non accettavo, poi la svolta. Un aspetto di me non piaceva”. Bianca Atzei su Veronica e non solo, la cantante milanese, 35 anni, parla del suo ultimo lavoro discografico legato alle sue origini in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Da dove nasce l’agitazione per il nuovo album?
«Dalla consapevolezza di avere gli occhi puntati e dal voler dimostrare qualcosa di nuovo, di diverso, l’incredibile lavoro che c’è dietro questo progetto».

Da dove è partito questo progetto?
«Dal mio nome, Veronica, che all’inizio non accettavo e non mi piaceva. Durante il lockdown ho lavorato su me stessa e ho capito che Veronica ha sempre portato avanti Bianca e che, se Bianca sta bene sul palco, allora anche Veronica sarà a suo agio. Ho iniziato a studiarmi, a scrivere canzoni nuove e a capire che era il caso di tornare alle origini, a quella che sono. La vera forza è Veronica».

Come ha iniziato a studiarsi?
«Capendo che non volevo più stare male con me stessa. Non mi piaceva l’idea che gli altri mi vedessero triste o malinconica: lo dovevo a me».

Cosa non le piaceva di come la vedevano gli altri?
«Il mio aspetto introverso, non avere voglia di stare a contatto con le persone, di parlare. Ero molto chiusa in me stessa, non riuscivo ad aprirmi».

Lo era anche da bambina?
«Sono sempre stata poco espansiva. Certe volte riuscivo solo a parlare con mia madre che è il mio opposto e che si accorgeva immediatamente quando non stavo bene».

La musica, in questo senso, sembra essere stata una terapia d’urto.
«È sempre stata la mia cura e la mia medicina più forte. Adesso ancora di più. Questo album è stato una liberazione, la consapevolezza di dirmi che posso scegliere, decidere, creare, ascoltarmi. Ora mi sento forte».

Bianca Atzei: “Veronica? Mio vero nome che non accettavo”

Perché non riusciva ad ascoltarsi prima?
«Mi ero persa e lasciata andare, non avevo stimoli. Se non sto bene non riesco a fare niente, neanche a scrivere».

Insomma, in questo, il lockdown è servito, non crede?
«Quando mi sono fermata mi sono guardata all’interno delle mie quattro mura e ho capito cosa non andava: dovevo cambiare un po’ tutto».

Ora ha fatto pace col suo nome di battesimo?
«Sì. Poi magari tra un anno cambierà tutto di nuovo. È un nome che mi è sempre piaciuto ma che non mi sono mai sentita addosso».

Bianca, invece, le andava meglio?
«È un nome scelto all’inizio della carriera insieme al mio produttore. Ci piaceva l’idea del mio colore preferito, della purezza, dei bambini che mi sono sempre piaciuti. Un insieme di cose».

[…] Cosa avrebbe voluto fare da grande quella bambina?
«A 3 anni cantavo la sigla di Sentieri nel cortile di mia nonna con la spazzola, tipo Beyoncé. Non volevo fare altro: sempre e solo la cantante».

Intanto il fil rouge di quest’album è l’amore. Si sente romantica?
«L’amore è la cosa che muove il mondo, fa parte di noi: ha sempre fatto parte di me e così sarà anche in futuro. Purtroppo o per fortuna».

Perché purtroppo?
«Non è sempre tutto rose e fiori. Forse solo mia mamma ha avuto l’unica storia d’amore felice e senza intoppi. A tutti succede che l’amore che sognavi abbia un inconveniente. In quei casi, è giusto affrontarlo e parlarne».

Gli imprevisti, però, sono necessari, non crede?
«Sì, ma magari non ti meriti proprio tutto (ride, ndr). Poi, certo, ti fanno crescere, anche se il rischio è diventare cinici. Quando ti rendi conto che l’amore è una cosa molto bella e che sarebbe un peccato precluderselo è fatta».

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