Home » Robbie Williams: “La malattia mentale mi ha fatto sentire perso. Il mio miglior ricordo legato ai Take That”
Spettacolo

Robbie Williams: “La malattia mentale mi ha fatto sentire perso. Il mio miglior ricordo legato ai Take That”

Robbie Williams: “La malattia mentale mi ha fatto sentire perso. Il mio miglior ricordo legato ai Take That”. Robbie Williams sulla malattia mentale e non solo, il cantautore e showman britannico, 48 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Giunto a questo traguardo può farsi i complimenti?
«Direi di sì, più di quanto abbia mai fatto. È bello essere in un momento della mia vita in cui posso prendermi del tempo per respirare e dirmi “beh, che cavolo: ben fatto”».

Il tour europeo del 25ennale partirà dall’Italia, con una data a Bologna il 20 gennaio 2023: che concerto vedremo?
«Sarà come sono stati tutti i miei show in passato, ma mi piace pensare di essere molto più bravo di quando ho iniziato, quindi mi vedrete al mio meglio».

[…] Si è mai sentito perso in questi 25 anni?
«Mi sono sentito perso per la maggior parte del tempo e i miei pensieri sono stati perlopiù “tutto questo è troppo opprimente. Perché mi sento così? Come faccio a smettere? Dove mi trovo? Madre aiutami”. Direi che mi sono sentito così per 20 di questi 25 anni».

E come se ne viene fuori?
«Non c’è un modo, quindi ho imparato a conviverci. Il problema principale è stato ritrovarsi ad avere una malattia mentale all’interno di un’industria come quella musicale che a sua volta ti provoca problemi mentali (ride). Se avessi fatto il falegname, avrei comunque avuto problemi mentali, ma probabilmente quel settore non è così intenso come passare la vita sotto i riflettori».

Robbie Williams: “La malattia mentale mi ha fatto sentire perso”

Prima che solista, è stato nei Take That, da quando aveva 16 anni. È più dura stare in un gruppo o da soli?
«È più dura far parte di un gruppo perché bisogna tenere in considerazione i sentimenti e i pensieri degli altri. La cosa bella, però, è che si condivide il successo e ciò fa sì che tu non ti senta solo: vai sul palco e sai che la persona accanto a te sa esattamente come ti senti. Essere un artista solista, invece, può portare parecchia solitudine. Però mi piacciono entrambe le possibilità».

Ha un ricordo indelebile degli inizi?
«Il miglior ricordo è il momento in cui ho scoperto che avrei fatto parte dei Take That e mi sono detto “oddio diventerò famoso”. Non c’è mai più stato un momento in cui mi sia sentito meglio. Poi sono diventato famoso ed è stato una grande m… perché il pensiero di essere famosi è molto più liberatorio, affascinante e inebriante dell’esserlo in sé».

[…] Qual è stato il miglior momento fin qui?
«Non so dove ero o quando è stato che mi sono sentito alle stelle, ma so che è successo, so che molte persone hanno scelto di dirmi che ho fatto un buon lavoro e ancora scelgono di dirmelo, amandomi quando sono sul palco, e ciò fa sentire molto potenti, è bellissimo. Molte persone hanno scelto invece di dirmi che mi odiano e disprezzano tutto ciò che rappresento, il che non fa sentire particolarmente bene. Ma mi piace pensare che il primo aspetto possa prevalere sull’altro, se io lo voglio».

Seguici anche su Facebook. Clicca qui

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com