Home » Frank Matano: “Senza YouTube avrei fatto un’altra cosa. Satira politica? Adesso sono loro che fanno ridere”
Spettacolo Televisione

Frank Matano: “Senza YouTube avrei fatto un’altra cosa. Satira politica? Adesso sono loro che fanno ridere”

Frank Matano: “Senza YouTube avrei fatto un’altra cosa. Satira politica? Adesso sono loro che fanno ridere”. Frank Matano su YouTube e non solo, il comico e youtuber campano, 33 anni, si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Improvvisare è lo zenit della comicità e fa paura?
«Bisogna essere molto pronti, anche se sembra un po’ un controsenso. Serve esperienza e non basta, serve un’ottima memoria così da pescare rapidamente nei ricordi e nell’arsenale di strumenti che ti costruisci come performer, e serve incoscienza. Il pubblico riconosce la battuta estemporanea, perché le rimane attaccata un’energia speciale, una magia, una certa onestà».

Lol ne ha dato una dimostrazione. Virginia Raffaele, a Vanity Fair, l’ha definito «un atto di masochismo». Qual è la sua di definizione?
«Un gioco gerarchico che nasconde gli stessi meccanismi e lo stesso senso di inadeguatezza di quando uno va a una festa».

Spieghi. 
«Entri, non sai chi sono gli altri “invitati”, se ti va bene ne conosci tre o quattro però devi interagire con tutti e trovare immediatamente il tuo posto: il che crea ansia e disagio a chiunque, anche ai più forti della piramide». 

Frank Matano: “Senza YouTube avrei fatto un’altra cosa”

[…] Per lei è stato così e ha funzionato però. 
«E non sarebbe potuto essere altrimenti. Ero molto timido, troppo: non avrei mai avuto il coraggio di affrontare un provino oppure un palco come quello di Zelig. YouTube mi ha permesso di provarci dalla mia camera a Carinola. Ho sempre fatto scherzi telefonici, il primo a 13 anni quando le compagnie telefoniche regalavano mille minuti gratis. Poi sono andato in America, sono tornato e ho scoperto YouTube, dove ho caricato quegli scherzi». 

Matano e se YouTube non ci fosse stato? 
«Penso che avrei fatto il professore d’inglese».

Lo diceva ai suoi genitori che voleva fare il comico?
«No, lo tenevo per me».

Non avrebbero capito? 
«Macchè, mamma – casalinga – e papà – carabiniere – mi hanno sempre supportato a prescindere. Non lo verbalizzavo fondamentalmente perché pensavo fosse una cosa impossibile. E poi, è strano dire: “Voglio fare il comico”. Da dove si comincia? Nessuno te lo insegna. Serve anche una certa dose di incoscienza: chi è che si lascia giudicare dagli altri di continuo con piacere?».

Frank Matano: “Satira politica? Adesso sono loro che fanno ridere”

Momenti di sconforto?
«All’inizio, quando devi ancora trovare la tua identità, ti tocca attraversare corridoi che non ti piacciono: “Io non ci azzecco niente. Sono di Carinola, sto a un altro livello”, mi dicevo. Ci ho messo tanto a realizzare che questo è il mio mestiere. A essere sincero fino in fondo, sono tre o quattro anni, non di più, che mi presento come comico, è finalmente il mio job title, e mi sento tranquillo. Mi capita, però, di invidiare i musicisti: cantano la stessa canzone e le persone sono felici. Se noi invece ripetiamo la stessa battuta è come con la magia: scoperto il trucco diventa noioso».

L’amore è una fonte di ispirazione?
«La vita di coppia ti permette di affrontare la comicità con meno ansia. Di base, se stai bene con la tua persona, fai meglio tutto. La mia poi è una regista estremamente in gamba, che mi dà sempre riscontri, pareri e punti di vista interessanti e concreti».

Si chiama Ylenia Azzuretti e con lei condivide parecchi post su Instagram.  
«Rendere pubblica la nostra storia è stato naturale. Non c’è alcun ragionamento dietro».

Matrimonio: sì, no o forse?
«Sono favorevole».

E Ylenia?
«Anche».

Figli: ne vuole?
«Sì, e so anche come si fanno».

Coltiva altri talenti?
«Cucinare la carbonare e la cacio e pepe, giocare ai giochi da tavolo tipo Nome in codice, Decrypto, Dixit, Carcassone e a carte, però non ho ancora imparato Scala 40. Vorrei suonare il pianoforte, ma non è il mio».

[…] Chi vorrebbe in un’ipotetica terza edizione di Lol?
«Il più grande di tutti. No, non il Papa… Totò. E spero che non sia interpretato in modo offensivo. Me lo immagino che cerca di non ridere e intanto sfodera i suoi prop. Suggerisco di guardare il suo primo provino, si trova su YouTube: giovanissimo sale sul palco di un teatro e si capisce che non ce n’è per nessuno».

Frank Matano: “Youtube mi ha aiutato. Al successo non ci si abitua ma è gestibilissimo”

Lol l’ha sovraesposta parecchio. 
«È da quando ho 19 anni che sono abituato all’idea che la gente possa fermarmi per strada e chiedermi una foto. Da Lol in poi va che la maggior parte delle persone che mi incontrano mi conoscono. Non ricordo chi l’ha detto, forse Barack Obama: “L’anonimato è una cosa a cui non pensi fino a quando non lo perdi”. Non ci si abitua alla sovraesposizione, è gestibilissima ma è un impegno quotidiano».   

La comicità continua a essere un campo prevalentemente maschile. Perché?
«Più che altro per una questione di retaggio culturale: ci ricordiamo che da sempre appartiene più agli uomini. Del resto, quando le donne non potevano votare, non veniva loro di far ridere. Oggi, per fortuna, è un momento fertile: ci sta Virginia Raffaele, che è una trasformista alla Jim Carrey e prescinde dal fatto di essere femmina o maschio, ci stanno molte sue colleghe che come lei portano avanti una comicità universale, che ha non sesso, e chi invece una di genere».   

Anche TikTok sta dando un bel contributo al suo ambito.
«È uno dei mezzi dove si concentra più creatività e innovazione: sono affascinato dai trucchi registici e dai modi incredibili di inquadrare uno sketch che i giovanissimi si inventano di continuo. Quello che non mi piace di TikTok è l’ipocrisia di fondo per cui l’aspetto non è importante, eppure chi macina clic è tendenzialmente un bel ragazzo o una bella ragazza».

Che cosa consiglierebbe a quei «giovanissimi» che volessero seguire le sue orme?
«Di coltivare la passione. La crisi più grande che vedo nelle nuove generazioni di questa nazione, ma anche nella mia, è l’assenza della passione. Certo, lo Stato non ci sta aiutando a credere in noi stessi e ad avere delle ambizioni».

Parliamo del rapporto politica e comicità?
«Direi che si è definitivamente passati dal fare satira sui politici al fare satira sugli elettori, perché è difficile fare satira sui politici quando sono più esilaranti di me. Silvio Berlusconi racconta barzellette su TikTok: è assurdo. Di solito il comico ama prendere in giro quelli incravattati, rigidi e posati: ora sono tutti scravattati e imprevedibili, e stanno ovunque: anche questo è un problema».

Chi la fa più ridere?
«Da Massimo Troisi a Ben Stiller».

Qual è il suo sogno più grande ora che è arrivato fino a qui?
«Realizzare un cartone animato. Da i titoli della Disney a I Simpson, dai Looney Tunes a South Park: sono stati una costante della mia vita e mi hanno insegnato che la comicità deve essere “sbagliata”, non nel senso di offensiva, ma che le ruote di una macchina possono essere quadrate».

Seguici anche su Facebook. Clicca qui

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com