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Nino Frassica: “Lol? Mi sono fatto dare i soldi della benzina. La mia comicità diversa per un aspetto”

Nino Frassica: Lol? Mi sono fatto dare i soldi della benzina. La mia comicità diversa per un aspetto”. Nino Frassica su Lol e non solo, l’attore e comico siciliano, 72 anni, parla della sua ultima esperienza al format e rivela alcuni retroscena in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Il format di «Lol» è contro natura per lei…
«Ci vuole una forza bestiale, ridere è umano, non farlo è disumano. Adesso a Lol ho capito mille cose».

Cosa ha capito?
«Pensavo fosse un modo di dire che se ridi vieni eliminato. Se me lo dicevano ero ancora là».

A volte sembrava annoiato…
«È difficile farmi ridere per sei ore, mi distraevo».

Pagano bene però.
«Mi sono fatto dare solo i soldi della benzina».

La logica prevede una direzione, ma lei ne sceglie un’altra: come fa?
«È un gioco che mi viene spontaneo da sempre: scherzare e rovinare la logica è una forma di protesta contro i luoghi comuni. Io non ci sto: quando tutti vanno in una direzione io vado nell’altra. Il successo più facile all’inizio è arrivato con le storpiature: si dice in un modo e io lo dico in un altro, ma non mi sono limitato solo a quello. Ho iniziato a demolire tutto».

È allergico ai luoghi comuni.
«Tanti parlano per stereotipi, per frasi fatte. Io anche per snobismo — per non essere come gli altri, per non dire una cosa scontata — cambio, limo, ribalto, ci scherzo sopra».

Nino Frassica: “Lol? Mi sono fatto dare i soldi della benzina”

Lei è ovunque, come evita l’effetto saturazione negli spettatori?
«Bisogna essere originali e non cadere in battute scontate. Non mi piace appartenere alla comicità che fanno tutti, quella prevedibile; io cerco roba nuova, cerco di spiazzare. Sono stato mille volte ospite di Carlo Conti e non ho mai fatto una battuta sulla sua abbronzatura. Con Bisio tanti scherzano sul fatto che è calvo. Io non dico quello che immagino altri potranno dire».

La scuola del surreale come l’ha trovata?
«È stato naturale, mi sono sempre piaciuti Ionesco, Campanile, Marenco; ho seguito quella strada».

La scuola vera le piaceva poco, è stato bocciato perché andava al cinema…
«Nelle città piccole il miglior sistema per non farsi beccare dal padre, da uno zio, da un parente, era chiudersi in un cinema. Per nasconderci andavamo a vedere due film di seguito al cinema, mi piaceva così tanto che lo preferivo alla scuola, non perché non ero preparato, ma perché volevo vedere film in continuazione. All’epoca non era come oggi, tra tv e piattaforme ci sono film a tutte le ore: se fossi uno studente oggi probabilmente andrei a scuola».

Lei parla poco della sua vita privata, non ha avuto figli, è stata una scelta o un caso?
«Sono cose che succedono, c’è chi ne ha 14, chi 0».

Pensa mai alla pensione?
«Io sono già in pensione».

Sì, però lavora più oggi che in passato…
«Mi annoio a non lavorare, ho tante proposte, mi spiace dire di no a cose che mi piacciono».

Lei spiazza sempre tutti, chi l’ha spiazzata?
«La prima volta che ho visto Sordi alla consegna dei David sono rimasto senza parole. L’ho incrociato nel corridoio e ho pensato: vado là e gli dico quanto mi piace, gli faccio i complimenti. Mi sono avvicinato, gli ho sorriso, lui mi ha dato un buffetto in faccia e io non gli ho detto niente. Ricordo un’emozione rara, un sentimento che di solito non provo. Mi sono intimidito».

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