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Elettra Lamborghini: “Afrojack? Un amore come tra padre e figlia. La mia dote principale è soprattutto una”

Elettra Lamborghini: “Afrojack? Un amore come tra padre e figlia. La mia dote principale è soprattutto una”. Elettra Lamborghini su Afrojack e non solo, la cantante e conduttrice si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Di secondo nome si chiama Miura, come la celebre Lamborghini coupé del 1966.
«Prima lo usavo, ora l’ho tolto, fa confusione. In famiglia abbiamo tutti il secondo nome di una macchina, sono nata così, non gli do peso, per me è come chiamarmi Francesca».

Elettra da bambina.
«Un’esplosione di simpatia e allegria, così mi descrivevano tutti. Sono stata pestifera, per un periodo. Crescendo sono diventata più buona, gli insegnamenti dei genitori mi sono serviti».

Nonno Ferruccio non l’ha conosciuto. «Però ho ereditato il suo genio».
«Ed è così. Di persone che portano un cognome importante ce ne sono tantissime, non tutte riescono a fare quello che ho fatto io. Se il nonno fosse vivo — impossibile, avrebbe un sacco di anni — credo che sarebbe fiero di me».

In garage c’è almeno una Lambo?
«Sì, ma guido raramente ormai. E comunque non lo trovo rilevante. In passato ho avuto automobili rosa, adesso che sono un po’ troppo famosa, molto meglio il nero che non si nota».

Elettra Lamborghini: “La mia dote principale è soprattutto una”

È apparsa nel 2016 in «Super Shore», poi il docu-reality «Riccanza» su Mtv, subito regina dei social, primo singolo «Pem Pem» (2018) doppio disco di platino, video da 160 milioni di visualizzazioni: partenza bruciante, come il leggendario motore V12 della Miura.
«Purtroppo questo non mi ha aiutato, quando le cose vanno troppo velocemente finisce che non ti godi niente. Avrei avuto occasioni anche prima, però non avevo il pezzo giusto ed ho aspettato. Sono testarda, finché non ottengo quello che voglio ci sbatto la testa pure mille volte. E non sono mai contenta. Appena conquisto un obiettivo, me ne pongo subito un altro. Se mi guardo indietro, però, vedo che ho fatto una bella strada. Avrei dovuto fermarmi, qualche volta, e darmi più pacche sulle spalle».

Adesso è uno dei quattro giudici a «Italia’s Got Talent» su Disney +. Il suo talento qual è?
«Non voglio elogiarmi da sola, ma credo che la mia dote principale sia arrivare dritta alle persone. Il carattere è la fonte del mio successo».

[…] L’ereditiera più amata dagli italiani.
«Non penso che la gente mi veda più così, non sono qui solo per il mio cognome pesante, voglio avere una mia identità. Non mi sento né ricca né famosa, per me tutte le persone sono uguali su questa terra. Quando mi fermano per strada o mi guardano sbalorditi, non lo capisco. Vorrei dirgli: “Ehi, sono proprio come voi eh”. Mi metterei seduta a parlare con tutti».

[…] Perché le piace tanto il twerking?
«Mah, ho vissuto in Messico e in America Latina, lì è un ballo normale, non c’è niente di volgare. Dipende se uno shakera bene le chiappe. Io porto una calza a rete, così il fondoschiena non si muove molto. I bambini — a cui piaccio tanto — non ci vedono niente di strano».

[…] Cosa la fa arrabbiare?
«I social mi vanno sempre meno a genio. Siamo diventati una massa di pecoroni. Mi preoccupa la negatività, la cattiveria, non la capisco».

Elettra Lamborghini: “Afrojack? Un amore come tra padre e figlia”

[…] Il 26 settembre fa 3 anni di matrimonio con il dj Nick van de Wall, ovvero Afrojack.
«Incredibile, il tempo passa veloce, sembra ieri. Festeggiamo in Svizzera, in un centro detox, sì fa ridere. Niente telefonini. Si mangia poco e niente. Le coppie che riescono a non litigare significa che sono davvero molto affiatate».

Come vi siete conosciuti?
«A un Festival, suonavo prima di lui, ci hanno presentato. Ero concentrata sulla carriera, a sposarmi a 26 anni non ci pensavo proprio, magari a 36. Non avevo mai avuto storie serie. Il primo ragazzino al liceo, è durata un anno, poi basta, non mi sono più interessata all’amore».

E invece?
«Con Nick l’ho capito subito, è vero, succede così, ho deciso che volevo stare con lui».

«Buoni come lui non ne fanno», ha detto.
«Ed è vero. È buonissimo, paziente, ci siamo incastonati perfettamente. Tranquillo. Non mi piace uscire la sera, sono stanca, molto zen, non festaiola,vado a letto presto. Con lui posso essere me stessa, il nostro è un amore come tra padre e figlia, non platonico, ma incondizionato, gli voglio bene a prescindere».

Un difetto lo avrà pure lui.
«Ma no, ognuno ha il suo carattere. Disordinato, ritardatario, ma lo sono tutti gli uomini, allora anche io faccio la doccia che dura tre anni, se guardi queste cose non vai da nessuna parte».

[…] Ha realizzato i sogni o gliene restano ancora?
«Una marea, sorella, però non le posso dire quali, sennò non si avverano. Senza sogni non ci sarebbe la motivazione per vivere. Come non potrei mai stare senza lavorare. Un giorno, quando avrò meno pensieri e sarò più vecchietta, vorrei aprire una scuola per i bambini. O aiutare cani e gatti randagi».

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