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Televisione

Marco Liorni: “L’eredità? Vi spiego come stanno veramente le cose. Con Reazione a catena anche a Natale”

Marco Liorni: “L’eredità? Vi spiego come stanno veramente le cose. Con Reazione a catena anche a Natale”. Marco Liorni su L’eredità, Reazione a catena e non solo, il conduttore romano, 58 anni, parla delle sue trasmissioni presenti e future, in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Marco, cominciamo con una voce che gira sempre più insistente e che ormai aspetta solo di diventare ufficiale: lei dovrebbe condurre “L’eredità”. Cosa ci può dire?
«“L’eredità” è un game-show storico e speciale, perché i “preserali” entrano nella giornata delle persone, nella loro routine. Diventano più di un semplice programma: sono un’abitudine di vita. In questi giorni sto parlando con la Rai e ci sono tante cose e idee in circolo. Io sono qui da cinque anni e devo confessare che mi sento davvero legatissimo a “Reazione a catena”. Ma se ci sarà bisogno di me altrove… io ci sono. Perché nei giochi del preserale esce fuori un’Italia poco vista ma molto bella».

Parliamo allora di “Reazione a catena” e del suo successo inarrestabile: quest’anno durerà fino a Capodanno.
«Se pensiamo che è nato come un gioco estivo, è una bella promozione! Mi fa effetto pensare che anche il giorno di Natale ci sarà “Reazione a catena”: porteremo i colori estivi dentro l’inverno».

Il suo è un gioco difficile?
«Abbastanza. Certo, a volte capitano parole più facili o più difficili. A questo proposito, non sopporto quando dicono: “Ecco, hanno cambiato la parola per farli vincere”. O perdere. Vorrei sfatare questa leggenda. Prima che inizi il programma tutte le catene di parole vengono consegnate al notaio, che le controlla. Non si possono cambiare in corsa!».

Marco Liorni: “L’eredità? Vi spiego come stanno veramente le cose”

Ci sono campioni che l’hanno colpita di più? E perché?
«I “Tre Forcellini”. Avevano sia cultura, sia la capacità di “bucare il video”».

L’imprevisto più curioso che le sia mai capitato?
«Una squadra molto, molto forte ha dovuto lasciare il programma perché i componenti avevano usato tutte le ferie e dovevano ritornare al lavoro! Le “Tre e un quarto”, invece, lo hanno fatto per tornare a studiare. E poi tante cose divertenti succedono a telecamere spente».

[…] Ci racconta una sua giornata tipo?
«Registriamo le puntate a Napoli, quindi da lunedì a venerdì vivo in albergo. Mi sveglio alle 7, ma a volte anche prima, perché sono un po’ insonne: in quei casi non accendo mai la televisione, ma passo un’ora o due a giocare a scacchi via Internet. Poi chiamo gli autori di “ItaliaSì!” (l’altro programma condotto da Liorni, che lo ha anche ideato e scritto, ndr) e passa un’altra ora e mezzo. Alle 11, il mio piccolo rito: salgo sulla terrazza dell’albergo per ammirare il mare e Napoli: la vista è stupenda, è come se la città ti abbracciasse. Poi vado negli studi Rai di Fuorigrotta».

E lì?
«Caffè con la troupe, e dopo comincio a studiarmi le schede delle squadre. Voglio sapere chi sono, così posso legare le parole del gioco alle loro esperienze. A mezzogiorno, “trucco e parrucco”; poi, verso le 14, incontriamo le squadre in carne e ossa. E finalmente si registra il programma. La sera torno in hotel e di solito mangio in camera, perché a Napoli ci sono troppe tentazioni culinarie».

Marco Liorni e la teoria del babà

È molto goloso?
«Ho una teoria: se hai un babà di fronte e lo desideri, devi mangiarlo! Se no la rinuncia ti farà più male delle calorie di troppo».

[…] È anche un grande tifoso della squadra giallorossa.
«Eccome, ho fatto parte del “Commando Ultrà Curva Sud”. Allora non dormivo per la tensione di una partita. Oggi non succede più, c’è più distacco. Per fortuna ho due figlie di 13 e 19 anni, Viola ed Emma, appassionate di calcio. Sono loro che mi dicono “guarda che oggi c’è la partita!”».

Rapporto con i figli?
«Col più grande, Niccolò, che ha 28 anni, c’è un rapporto tra adulti. Con Emma avevo messo tante regole, soprattutto per le uscite la sera, perché sono molto protettivo. “Ogni ora che passa la gente è più stanca e pericolosa” le dicevo. Ma adesso non serve più. Vedo che ha le idee chiare: si rispetta e vuole essere rispettata. Con Viola, che è più piccola, ci sono tanti abbracci e tanto gioco. È meraviglioso vederla scoprire il mondo. Ricordo quando sono andato a prenderla alle elementari e lei era un po’ nervosa, alla fine mi ha detto perché: il compagno di banco le aveva chiesto di “fidanzarsi”. “Sono molto emozionata, è la mia prima relazione”».

[…] Parliamo un po’ anche di “ItaliaSì!”, che ogni sabato precede “Reazione a catena”. Come è nato?
«Ero a Londra e ho visto le persone parlare al famoso “Speakers’ Corner” di Hyde Park. Vedevo che appena salivano su un trespolo si sentivano più autorevoli e i passanti ascoltavano volentieri. Mi sono detto: facciamolo in tv. Lì raccontiamo le “microstorie” che spesso non vengono raccontate: persone che vengono dalla provincia, da posti che non fanno notizia».

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