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Spettacolo

Chiamamifaro: “Con Default voglio ridare importanza a un aspetto. Londra mi ha aiutata a ridimensionarmi”

Chiamamifaro: “Con Default voglio ridare importanza a un aspetto. Londra mi ha aiutata a ridimensionarmi”. Chiamamifaro su Default, e non solo, la musicista bergamasca, 21 anni, parla del suo nuovo EP e ripercorre le tappe che l’hanno portata alla realizzazione del progetto, in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Com’è nato e cosa significa “Default”?
«Ho avuto ben chiaro il tema di questo EP dal momento in cui ho iniziato a lavorarci, sapevo di cosa avrebbe parlato ancora prima di avere tutti i pezzi; eppure trovare una parola che racchiudesse in sé tutto ciò che volevo dire è stata la parte più difficile. Dopo averle provate tutte ho individuato quella giusta in “Default”, nel suo significato letterale di mancanza. Fare una cosa in default vuol dire farla in mancanza di un comando, quasi in automatico. Eppure “andare in default” viene inteso come denotazione di un fallimento.

Volevo provare a giocare con la linea sottile che separa i due significati di questa parola, perché quello che facciamo di default col tempo va in default e perde qualsiasi valore. È una sorta di modalità di pilota automatico secondo la quale ogni tanto mi ritrovo a vivere. Ora parlo per me, ma penso che sia anche un carattere generazionale. In questo mare di notizie, trend e tweet in cui siamo bombardati di informazioni tendiamo a vivere quasi in automatico senza valorizzare le cose di tutti i giorni. Con questo EP voglio cercare di ridare importanza alla realtà quotidiana, alla normalità».

Chiamamifaro: “Con Default voglio ridare importanza a un aspetto”

In questo EP esplori tanti generi, dalle sonorità quasi funk di “Labbra blu” al pop rock di “MA MA MA”. C’è un genere in cui ti ritrovi particolarmente?
«Io credo che il bello dell’indie-pop sia il fatto che la riconoscibilità delle canzoni non sta tanto nella produzione o nel sound quanto più nella penna. È importante come si canta, come si compone la melodia ma soprattutto come si scrivono i testi, perché quella è la propria firma. Di conseguenza tutto quello che ci si mette attorno può variare molto, permettendo di esplorare sound diversi. Per questo penso che “Default” da questo punto di vista sia un EP più coraggioso; ho voluto sperimentare e provare nuove strade, dal pop rock al pop-punk, fino anche al funk. Fortunatamente ho la possibilità di spaziare molto e per questo ho deciso di non “infilarmi” in un solo genere».

[…] In “Se parlo di te” affronti la tematica della violenza sulle donne, purtroppo più attuale che mai. Com’è stato scrivere di un argomento così impegnativo e quanto è importante farlo?
«È sicuramente una tematica più complessa rispetto a quelle che ho trattato finora, ma credo che le canzoni leggere possano affrontare anche gli argomenti più pesanti. “Se parlo di te” è una canzone che ho sempre voluto realizzare, ma ho sempre pensato di non esserne in grado e forse tempo fa era così. Servono maestria nell’uso delle parole, sensibilità, freddezza. Non è stato facile scriverla, per un brano del genere è importante ragionare su ogni parola perché è necessario capire come ogni concetto possa essere percepito dall’esterno per non essere fraintesi.

Credo che parlarne sia fondamentale, soprattutto per gli artisti. Dobbiamo riconoscere la responsabilità che abbiamo di sensibilizzare su queste tematiche. È una questione di comunicazione e consapevolezza prima di tutto. Scrivere canzoni a riguardo è soggettivo, perché bisogna sentirle e non forzarle. Io l’ho sentita forte dentro di me e avevo bisogno di tirarla fuori. Tutto sommato sono contenta del risultato finale, penso di aver scritto una bella canzone che ora è una delle mie preferite del momento. Mi sono detta “ce l’hai fatta!”. È stato un grande passo nella mia crescita artistica e personale».

Chiamamifaro: “Londra mi ha aiutata a ridimensionarmi”

Di questa crescita artistica quali sono le tappe più significative?
«Sicuramente l’uscita di “Post nostalgia”, il mio primo disco, è stata un bel passo di maturità musicale. Durante la realizzazione dell’album ho vissuto effettivamente la musica come un lavoro. Prima di quel momento avevo lavorato in pandemia, ero una ragazzina non completamente consapevole di ciò che stava facendo, ma da quel momento ho raggiunto tanti obiettivi e grandi palchi. Mi ricorderò sempre le aperture ai Pinguini Tattici Nucleari in giro per i palazzetti d’Italia e l’Arena di Verona. È sempre stato il mio sogno nel cassetto e per quanto io non sia una persona ansiosa prima dei live devo ammettere che in quell’occasione mi tremavano le gambe!».

[…] A marzo partirai con il tuo primo tour nei club. Cosa possiamo aspettarci?
«Spero una bella esperienza per tutti e sotto ogni punto di vista. Voglio che siano live vari e interattivi, che il pubblico sia sempre coinvolto. Voglio farvi ballare, ridere e piangere insieme».

[…] In “Default” l’hai condivisa anche con altri artisti. Cosa ti hanno lasciato queste collaborazioni?
«Questi featuring sono nati anche per affinità personali. YTAM per esempio è un artista che conosco da tempo e che credo meriti tanto; ha grande potenziale e spero che questo brano contribuisca a portargli la visibilità che merita. Con Asteria invece è stato un esperimento a livello artistico, perché solitamente facciamo generi molto diversi. Abbiamo tutti in comune il fatto di essere ragazzi giovani provenienti da piccole realtà cittadine in cui emergere è più difficile e per questo ritengo che sia importante supportasti a vicenda, fare squadra fa vincere tutti».

Tu per un periodo ti sei allontanata da questa realtà, trasferendoti in Inghilterra. Questo ha influenzato in qualche modo il tuo modo di fare musica?
«Sicuramente Londra mi ha aiutata a ridimensionarmi. Vivere in una dimensione ristretta quale per me era Bergamo, ti permette di interfacciarti con poche persone. Spostandomi a Londra, la patria dei musicisti in Europa, mi sono ritrovata circondata da così tanti artisti validi da far vacillare le mie sicurezze. Ma ho amato questo aspetto perché per me è stato estremamente stimolante. Ho suonato con tantissime persone che mi hanno aperto nuovi mondi e mi hanno dato la motivazione per cercare di migliorarmi sempre».

 

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